IL GIORNO DOPO ( della giornata della memoria )

Per Hitler, come spiega all’ VIII congresso del partito nazista del

936, è impossibile che un individuo si affermi come creatore, se non è

 anzitutto profondamente legato al suo popolo.

Ma, prima ancora di constatare questo fatto evidente, egli ritiene 

necessario affermare in linea di principio che esistono popoli

biologicamente creatori ed altri che non lo sono affatto.

In tal modo egli distingue di nuovo gli ebrei, che secondo lui non 

hanno mai prodotto nulla nel corso della loro storia, essendo

piuttosto dei negatori, dai greci, che hanno trasmesso la propria

civiltà all’umanità intera.

Partendo da tali premesse, Hitler (e come lui tutti i razzisti ed 

antisemiti ) osserva che questa superiorità non è dovuta

esclusivamente alla razza, e nemmeno alla potenza economica.

Essa deriverebbe piuttosto dal fatto che la razza manifesta la propria

energia creatrice nell’ambito della cultura. La conclusione a cui si 

arriverà è che, nella storia dell’umanità, ciò che conta realmente sono

le realizzazioni culturali, le quali sole permettono ad una civiltà di

divenire eterna.

E’ perciò necessario favorire in ogni modo la cultura, attraverso la

ricostruzione di una comunità nazionale e la repressione di ogni

elemento disgregatore. In questa prospettiva, egli è convinto che 

solo il principio di autorità, espressione di una volontà politica, 

sia in grado di garantire le condizioni generali per la creazione di 

grandi opere culturali ( e non solo…caro B ).

In nome della cultura viene quindi giustificata la dittatura.

Come volevasi dimostrare.

Lo stato nazional -SOCIALISTA riceve in tal modo la missione di 

dare impulso allo sviluppo di un’arte nazionalsocialista, dato che ogni

epoca deve avere le realizzazioni culturali ad essa adeguate.

Di conseguenza, devono essere estirpate tutte le escrescenze di 

un’arte decadente.

L’unico criterio deve essere quello della ‘sanità’, da cui risulterà, secondo

le affermazioni di Hitler, la nobile forma, svincolata dalle influenze

del tempo e fondata sul carattere immutabile del suo popolo !

( L. Richard, Nazismo e cultura, Garzanti )

 

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QUATTRO RIFORMATORI (VIII)

Da  http://pietroautier.myblog.it/media/00/02/951647502.pdf

Quattro riformatori s’incontrarono sotto una macchia di

rovo.

Sono tutti d’accordo che si debba cambiare il mondo.

– Dobbiamo abolire la proprietà, dice uno.

– Dobbiamo abolire il matrimonio, dice il secondo.

– Dobbiamo abolire Dio, dice il terzo.

– Mi piacerebbe se potessimo abolire il lavoro, dice il quarto.

– Non lasciamoci trascinare al di là della politica concreta, dice 

il primo.

– La prima cosa è ridurre gli uomini a un livello comune a tutti.

– La prima cosa, dice il secondo, è di dare la libertà ai sessi.

– La prima cosa, dice il terzo, è trovare il modo di farlo.

– Il primo passo, dice il primo, è abolire la Bibbia.

– La prima cosa, dice il secondo, è abolire le leggi.

– La prima cosa, dice il terzo, ….è abolire ..l’umanità.

( R.L. Stevenson, Racconti e favole, Einaudi )

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L’ULTIMA GOCCIA DI PETROLIO 3

I loro sforzi però non davano che scarsi risultati.

Gli ostacoli crescevano ad ogni passo, la pendenza aumentava,

i massi di ghiaccio si accumulavano per ogni dove costringendoli

ad aprirsi una via colle scuri ed il freddo diventava così intenso,

da intirizzirli.

Non fu che verso la sera del 18 dicembre, cioè dopo otto giorni

d’incredibili sforzi, che poterono finalmente giungere sulla cima

di quella catena, dopo aver affrontato 100 volte il pericolo di scivolare

negli abissi o di farsi schiacciare dai ghiacci che precipitavano dall’alto.

Di lassù, a 5000 piedi d’altezza, la vista spaziava su un immenso tratto

di quella regione del gelo e delle nevi.

A destra e sinistra si estendevano due immensi ghiacciai, due veri

fiumi di ghiaccio in movimento, i quali scintillavano sotto i raggi del

sole e che tuonavano sordamente e quasi senza interruzione.

Al nord si estendeva la grande pianura che gli esploratori avevano

percorsa nei giorni precedenti, e al sud un’altra immensa pianura

ondulata, interrotta qua e là da alcuni picchi isolati, imporporati

dal sole.

( E. Salgari, Al Polo Australe in velocipiede, Limina )

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L’ULTIMA GOCCIA DI PETROLIO 2

Quantunque la pendenza fosse rimarchevole, pure le ruote,

dentellate come erano, non scivolavano e procedevano con

sufficiente rapidità, trasportando in alto gli esploratori.

Ben presto però cominciarono gli ostacoli : i ghiacci senza dubbio

scivolati colà dai piani superiori o rovesciati dai vicini ghiacciai,

diventavano più numerosi, costringendo Wilkye ed i suoi

compagni a discendere per aprire la via al velocipiede.

Quelle frequenti fermate facevano perdere un tempo prezioso

agli esploratori, i quali vedevano con grande inquietudine,

consumarsi la già tanto scarsa provvista di petrolio ed avvicinarsi

quindi il momento in cui sarebbero stati forzati a dividere quel

capolavoro della meccanica.

(  E. Salgari, Al Polo Australe in velocipiede, Limina )

                              

                  

 

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L’ULTIMA GOCCIA DI PETROLIO 1

– Non siamo ancora al Polo, amico.

– Ma ci andremo, signor Wilkie, disse Peruschi.

– Ma questi monti ?

-Li supereremo, quand’anche dovessimo trasportare sulle nostre

spalle il velocipiede.

– Si, signor Wilkie, disse Blunt.

– Grazie compagni : tentiamo la sorte. Vedo laggiù una vallata che mi

pare salga tortuosamente presso quel ghiacciaio e che non mi

sembra troppo erta. Forse ci permetterà di raggiungere la cima.

– Tentiamo, signore, dissero i due velocipedisti. Risalirono sulla

macchina e ripreso la corsa verso il sud-est, in direzione del

cono colossale da loro chiamato monte Bisby, e presso il quale

s’apriva la valle notata da Wilkye.

Colà infatti s’apriva come una profonda spaccatura che pareva

prodotta da qualche tremenda convulsione vulcanica e saliva

verso i piani superiori lambendo due immensi ghiacciai.

Il velocipiede che procedeva con una velocità di venti miglia

all’ora, s’addentrò nella valle che era sparsa qua e là di lastroni di

ghiaccio, ma che però aveva dei lunghi tratti che permettevono alla

macchina di passare.

( E. Salgari, Al polo Australe in velocipiede, Limina )

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APPUNTO 31

http://pietroautier.myblog.it

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In questo mio racconto, su ciò devo essere brutalmente esplicito,

la psicologia è sostituita di peso dall’ideologia.

Il lettore dunque non si illuda : egli non si imbatterà mai in quei

personaggi che miseramente si svolgono e si evolvono, rivelandosi

agli altri protagonisti, e al lettore, man mano, che gli avvenimenti, di cui

 sono causa o da cui sono giocati, li costringono a una drammatica coerenza.

 E così, nel mio racconto, non ci sono nemmeno comparse di questo tipo.

Non c’è quindi ragione nè piacere a descrivere ricevimenti.

E questa è, non lo nego, una buona scusa per non descrivere ciò che

 non amo e di cui dunque non ho vera esperienza.

Ma c’è ancora dell’altro, al giustificare tutto questo : nella psicologia c’è

sempre qualcos’altro e qualcosa di più che la psicologia.

E così anche nella figura sociale c’è qualcos’altro  e qualcosa di più della

figura sociale. 

Si badi bene che non ho detto ‘fuori’ o ‘sopra’ la psicologia o la figura 

sociale, ma in esse stesse. Non potrei dire di non conoscere,

magari anche con l’aiuto della psicanalisi, la psicologia .

Ma la conoscenza dell’animo umano è, appunto, qualcosa di diverso

 e di più.

Analogalmente potrei dire che, anche stavolta magari attraverso la

cultura marxista, conosco abbastanza bene la ‘socialità’ di un individuo.

Ma, anche in tal caso, la conoscenza dell’animo umano è qualcosa di 

più di tale conoscenza sociale.

Cos’è quest’animo umano ?

E’ una presenza ; una realtà ; ecco tutto.

Esso incombe attraverso l’individuo cui appartiene, e su lui, come

un suo doppio monumentale e nel tempo stesso inefferabile. 

Tale ‘figura incombente’ sta là dove può stare.

Ha la proprietà dei corpi.

Io non farò dunque mai, in questo mio racconto, della psicologia;

ma la mia conoscenza dell’animo umano mi impedirà certamente di 

mettere la psicologia al servizio dell’ideologia in modo sbagliato (questo

compito lo lasciamo ad altri aguzzini).

Cioè ogni personaggio, sono sicuro, sarà e agirà come non può che 

essere e agire anche secondo le deduzioni della più classica delle 

psicologie : nessuno starà fuor di posto, di questo il lettore può 

essere ben certo.

( P. P. Pasolini, Petrolio )

                                           

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WHEN YOU GONNA WAKE UP

Da http://giulianolazzari.myblog.it

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Dio non fa mai

promesse che non mantiene.

Tu hai dei grandi sogni, ragazza,

ma se vuoi sognare devi continuare a dormire

Quando ti sveglierai,

quando ti sveglierai?

Quando ti sveglierai

e rafforzerai le cose che rimangono ?

Filosofie falsificate

hanno inquinato i tuoi pensieri.

Carlo Marx ti ha preso per il collo

ed Henry Kissinger per il sedere.

Quando ti sveglierai…

Avete messo in prigione degli innocenti,

i vostri manicomi sono pieni.

I vostri dottori indegni

prescrivono medicine che mai vi guariranno.

Quando ti sveglierai…

Avete uomini che non sanno stare in pace,

donne che non sanno controllare le parole.

Il ricco corrompe il povero

e il giovane seduce il vecchio.

Quando ti sveglierai

Adulteri nelle chiese

e pornografia nelle scuole.

Avete gangsters al potere

e fuorilegge in parlamento.

Quando ti sveglierai…

Consiglieri spirituali

e guru che guidano ogni vostra mossa.

Pace interiore istantanea,

ad ogni passo dovete aver l’approvazione.

Quando ti sveglierai…

(  Bob Dylan, Gonna you gonna wake up, Slow train coming )

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DIFFERENZIA CHE HA LA PITTURA CON LA POESIA

Da  http://pietroautier.myblog.it

       http://giulianolazzari.myblog.it

La pittura è una poesia che si vede e non si sente,

e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.

Adonque queste due poesie, o voi dire due pitture,

hanno scambiati li sensi, per li quali esse dovrebbono

penetrare allo intelletto.

Perché se l’una e l’altra – è pittura-, dee passare al senso comune

per il senso più nobile, cioè l’occhio; e se l’una e l’altra è poesia,

esse hanno a passare per il senso meno nobile, cioè l’udito.

Adonque daremo la pittura del sordo nato, e la poesia sarà

giudicata dal cieco nato, e se la pittura sarà figurata con li

movimenti appropriati alli accidenti delle figure che operano

in qualonque caso, sanza dubbio il sordo nato intenderà le

operazioni et intenzioni de li operatori, ma  ‘l cieco nato non

intenderà mai cosa dimostri  ‘l poeta, la qual faccia onore a essa

poesia; con ciò sia che delle nobili sue parti è il figurare li gesti

e li componimenti delle istorie, e li siti ornati e dilettevoli con le

trasparenti acque, per le quali si vede li verdeggianti fondi delli

suoi corsi, scherzare l’onde sopra prati e minute giare, con l’erbe,

che con lor si mischiano insieme con li sguiscianti, e simili discrezioni,

le quali si potrebbero così dire ad un sasso, come a un cieco nato,

perchè mai vide nissuna cosa di che si compone la bellezza del mondo,

cioè luce, tenebre, colore, corpo, figura, sito, remozione, propinquità,

moto e quiete; le quali sono dieci ornamenti della natura.

Ma il sordo avendo perso il senso meno nobile, ancora ch’egli abbia

insieme persa la loquela, perché mai udì parlare, mai potè imparare alcun

linguaggio, ma questo intenderà bene ogni accidente che sia nelli corpi

umani, meglio che un che parli e che abbia udito, e similmente cognoscerà

 l’opere de’ pittori e quello che in esse si rappresenti, et  a  chi  tali

figure  sieno propriate.

( Leonardo da Vinci, Libro di Pittura, Giunti )

   

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SUPPLICA PER LUTERO

Item il venerdì prima di Pentecoste dell’anno 1521 appresi ad

Anversa che Martin Lutero era stato arrestato a tradimento.

Poiché gli era stato assegnato come scorta l’araldo dell’Imperatore

Carlo, munito di salvacondotto imperiale, egli si era fidato.

Ma l’araldo, non appena l’ebbe condotto in un luogo appartato

presso Eisenach, disse che la sua presenza non si rendeva più 

necessaria e si allontanò a cavallo.

Tosto giunsero 10 cavalieri e a tradimento portarono via quell’uomo

pio, illuminato dallo Spirito Santo, che in tal modo era stato venduto.

Era questi un discepolo di Cristo di autentica fede cristiana.

Se egli ancor viva o se sia stato assassinato, questo lo ignoro;

tuttavia egli avrà sofferto ciò per amore della verità cristiana e

per aver castigato un papato non più cristiano, il quale ostacola 

la nostra liberazione per opera del Lodo mediante un greve 

fardello di leggi umane, derubandoci e succhiandoci il sangue

e il sudore ; questi ci vengono così scandalosamente divorati da

tale genia viziosa e dedita all’ozio, a causa della quale i miseri

e gli afflitti devono morire di fame.

Ma ciò che più mi pesa è che Dio voglia forse lasciarci alla mercé di

questa dottrina falsa e cieca, fabbricata da quegli uomini chiamati

padri affinché la parola di Dio ci giunga in modo menzognero o

addirittura non ci giunga affatto.

O Dio del Cielo, abbi pietà del nostro Martin Lutero, cavaliere errante ! 

 ( A. Durer, Viaggio nei Paesi Bassi, Diabasis )

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