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– Ma noi dobbiamo sempre inseguire qualcuno:
o i salmoni che risalgono la corrente per seminare
le uova, o la renna randagia che va a cercare o
la foglia.
Dice un nostro proverbio:
– Il viaggio è meglio del riposo.
E un altro insiste:
– L’acqua stagnante è fangosa.
– Per noi, il tempo non è denaro. Non lo misuriamo come voi altri,
che state attenti alle ore: ci regoliamo sulle stagioni; c’è il periodo
del buio, quello della luce, quello di mezzo.
Per due mesi è sempre giorno, per altri due è sempre notte.
– Gli antenati adoravano il sole, le rocce, i monti, c’era un dio dei
tuoni e uno che si occupava della fertilità, e uno che regolava i venti,
e una dea per le gestanti; i padri credevano che l’esistenza fosse
manovrata da potenze buone e cattive, da spiriti che penetravano
ovunque, e punivano o premiavano, a seconda del comportamento.
– Questi oscuri poteri venivano invocati perché soccorressero i pescatori
o i cacciatori; per far guarire un malato lo sciamano, lo stregone,
cadeva in estasi, forse con l’aiuto di qualche droga, e si metteva in
contatto con le forze del cielo, e battendo il suo tamburo, sul quale
erano dipinti barche, pesci, astri, strani uccelli, rivelava i segreti
dell’avvenire.
– Rispettavano l’orso, e ancora oggi abbiamo per lui riguardo e
considerazione; è il re della foresta, ha la stessa intelligenza di uno
di noi, e il vigore di nove uomini. C’è nella sua imponenza qualcosa
di magico e di poderoso; lo identificavano anche con la stella polare.
Gli usavano delle premure. Facevano in modo che, svegliatosi nella
tana, dopo il lungo letargo dell’inverno, con la voglia matta di riempirsi
la pancia di tuberi o di miele, si infilasse da solo nelle lance messe a
trabocchetto, e dopo l’uccisione, guai avvicinarsi per tre giorni, alla
moglie: nell’impresa se ne era andata la forza generatrice.
(Enzo Biagi, Scandinavia)