UNA DIAGNOSI (seconda seduta)

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SECONDO QUESTI STUDIOSI, DUNQUE, GLI SCIAMANI ERANO PERSONE

DALLA MENTE ABERRATA…..

Come avviene spesso nell’ambito scientifico, un’opinione

consolidata non viene più messa in discussione; così

anche il rinomato neuropatologo S.N. Davidenkov,                         indiano2.jpg

nel 1947, parlava dello sciamanesimo come di un

‘culto dell’isteria’, ‘una nevrosi organizzata, che

assume una forma stabile e definitiva’.

La visione dello sciamano come individuo

mentalmente disturbato regnò nell’ambito

scientifico per quasi mezzo secolo, e anche

se studiosi come Shirokogorov, Kosokov e

Suslov non lo accettarono, le loro obiezioni

furono per lo più ignorate.                                                                   indiano3.jpg

In occidente, uno dei primi a rifiutare questa

tesi fu Chadwick nel 1936, ma le sue critiche

non portarono comunque alla crisi di tale

teoria. Solo negli ultimi venti o trent’anni si

è verificata una vera e propria svolta

interpretativa: l’assunto secondo il quale la

mente dello sciamano è caratterizzata da deviazioni                                indiano4.jpg

rispetto alla norma non viene più considerato

soddisfacente da molti studiosi.

Ciònonostante, l’idea dello sciamano come

individuo nevrastenico non è stata del tutto

abbondanata.

Qual’è l’ipotesi corretta?

Lo sciamano è sano di mente?                                                                      sciamano.jpg

E’ il momento di avere una risposta chiara

a questa domanda.

Non si tratta infatti di una figura peregrina nella

storia dell’umanità: ‘il servitore degli spiriti’ è una

persona che ha assunto una funzione molto

importante all’interno del proprio

orizzonte culturale                                   

La teoria che lo vede come un semplice malato                                           indiano6.jpg

di mente risulta dunque semplicistica e in

conflitto con tutta una serie di fatti che ci

accingiamo ad esaminare.

Per demolire la tesi dello sciamano come

individuo nevrastenico (in balia di nevrastenici

e non solo) …dovremo continuare altre

sedute….

(M.M. Balzer, il presente intervento è di N. Basilov,

I mondi degli sciamani)

…segnalo due blog interessanti

http://lawlib.lclark.edu/blog/native_america

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indiano5.jpg

GRECIA VIII SECOLO A.C.

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Omero: Odissea, 13,  102-112 :

” In capo al porto vi è un olivo dalle ampie foglie:

vicino è un antro amabile, oscuro,

sacro alle Ninfe chiamate Naiadi;

in esso sono crateri e anfore

di pietra; lì le api ripongono il miele.

E vi sono alti telai di pietra, dove le Ninfe

tessono manti purpurei, meraviglia a vedersi;

qui scorrono acque perenni; due porte vi sono,

una, volta a Borea, è la discesa per gli uomini,

l’altra, invece, che si volge a Noto, è per gli dèi

e non la varcano gli uomini, ma è il cammino degli immortali”.

……Gli antichi consacravano davvero opportunamente antri e caverne al cosmo

considerato nella sua totalità o nelle sue parti, poiché facevano della terra il

simbolo della materia di cui il cosmo è costituito (per questo motivo alcuni

identificavano terra e materia) e d’altra parte gli antri rappresentavano per loro

il cosmo che si forma dalla materia: essi infatti, per la maggior parte sono di

formazione spontanea e connaturali alla terra, circondati da un blocco uniforme

di roccia, che internamente è cava e all’esterno si perde nella infinita illimitatezza

della terra.

Il cosmo d’altra parte è di formazione spontanea ed è connaturale alla materia,

che gli antichi designavano enigmaticamente pietra e roccia per il fatto che appare

inerte e ostile alla forma, e la consideravano infinita per il suo essere amorfa.

Poiché la materia è fluida, priva in sé della forma che la modella e le conferisce

apparenza, gli antichi, come simboli delle qualità insite nel cosmo in virtù di

essa, accolsero l’acqua che sgorga e trasuda dagli antri la tenebrosità e, come dice

il poeta, l’oscurità.

A causa della materia, quindi, il cosmo è oscuro tenebroso, ma è bello e amabile

per l’intrecciarsi delle forme che lo adornano, per le quali è chiamato cosmo.

Pertanto è giusto dire che l’antro è amabile non appena vi si entra per il fatto che

esso partecipa della forma ma, per chi esamina le sue profondità e le penetra con

l’intelletto, è oscuro; quindi, ciò che è all’esterno e in superficie è amabile, ciò che

è all’interno e in profondità è oscuro.

Così anche i Persiani danno il nome di antro al luogo in cui durante i riti introducono

l’iniziato al mistero della discesa delle anime sulla terra e della loro risalita da qui.

Eubulo testimonia che fu Zoroastro il primo a consacrare a Mitra, padre e artefice

di tutte le cose, un antro naturale nei vicini monti della Persia, ricco  di fiori e fonti:

l’antro per lui recava l’immagine del cosmo di cui Mitra è demiurgo, e le cose situate

nell’antro a intervalli calcolati erano simboli degli elementi cosmici e delle regioni del

cielo.

(Porfirio, L’antro delle Ninfe, 5/6)

I testi completi delle citazioni in…..

http://www.readme.it/libri/1/1001020125.shtml

http://www.ccel.org/ccel/pearse/morefathers/files

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