Da http://giulianolazzari.myblog.it
Fra il 1480 e il 1680 nella storia atesina si inserisce una pagina che ha il sapore di leggenda.
Per circa un secolo e mezzo infatti si susseguirono processi giudiziari contro maghi, streghe
e stregoni. E questo aspetto della vita atesina che va considerato con interesse anche
se in effetti non si discosti gran che nei particolari da analoghi episodi registrati al di
là delle Alpi e a sud di Trento.
Processi contro supposte streghe e contro stregoni, furono celebrati in ordine di tempo
un po’ dappertutto.
Nel 1548 a Luson, nel 1550 a Volturno, nel 1592 ad Anterselva, nel 1595 a Sesto Pusteria,
nel 1645 a Rodengo, nel 1690 a Merano, nonché nella diocesi di Forni.
Roma era il principio.
Per offrire un indice delle caratteristiche di siffatti procedimenti ci riferiremo al processo
di Rodengo, del quale esiste tuttora un’ampia e ‘romanzata’ e direi ‘romanizzata’
documentazione.
Protagonista fu certo Mattia Perger, DETTO L’ORCO DI RODENGO, abitante in un maso
di Monte Ponente sulla strada della Plose.
Per molti anni il Perger sfuggì all’attenzione del grosso pubblico sino al giorno in cui
circolò una strana voce sul suo conto. Egli aveva – dicevano i valligiani – venduto l’anima
al diavolo e in compenso era diventato l’amante di una strega, possessore di segreti infami
sulla distribuzione della vita e della morte, della felicità e della infelicità.
Non corse molto tempo, che i sospetti divennero certezza.
I magistrati della zona, sulla scorta di precise DENUNZIE, ordinarono il suo arresto.
In ceppi Mattia Perger fu condotto a Rodengo, dinanzi al giudice Michele Schgraffer.
Contava 58 anni e il viso mostrava i segni di un incipiente decadimento fisico.
Gli occhi vivaci e cattivi esprimevano tuttavia una vitalità prepotente.
L’arresto fu parco di ammissioni: non negò d’aver tenuto una condotta morale
deplorevolissima – vagabondaggio e disobbedienza ostinata alle sacre scritture –
ammise pure d’essersi occupato di astrologia e di avere indicato ad alcuni contadini
il mezzo per allontanare dai campi il pericolo di rovinosi temporali.
Poi si chiuse in un mutismo impenetrabile, o meglio parlò ancora, ma soltanto per
riepilogare ciò che aveva affermato.
I giudici lo lasciarono intanto in pace e chiamarono a deporre un contadino di Castelrotto,
certo Mairegger, proprietario di un mulino, il quale narrò una storia che fece rizzare i
capelli sulle teste dei giudici.
Il Perger batteva spesso alla sua porta e molto spesso era anche trattenuto a cena.
Una sera il Perger, raccontò un episodio strano avvanuto in un certo periodo della
sua esistenza, durante il quale s’era dato alla professione del MUGNAIO.
” S’era accollato – DISSE IL TESTE – in un angolo della cucina, e roteava gli occhi
spiritati. Le parole gli uscivano a malapena, sibilanti dalla bocca….
– Narra, narra, gli dicemmo, ed egli:
– Nel mio mulino s’erano rifugiati tutti i topi della regione; ratti, topacci, topini gialli,
neri, bianchi….
Quando la ruota si muoveva urlavano pazzamente in coro: ” NON MI UCCIDERE…”.
– Ebbene, gli chiedemmo, e poi?…..
– …. E poi nulla!….
Sorrideva di un riso sinistro che mai fino allora, era errato sulle sue labbra.
Al mattino successivo se ne andò, dopo aver chiesto una ciotola di latte….Non ve ne era
in cascina e gli fu risposto garbatamente di no.
Se ne andò agitando convulsamente le mani e profferendo oscure frasi di minaccia.
– Ebbene, è tutto qui? – chiesero i giudici.
– Questo non è che il principio! Qualche ora dopo la ruota del mulino fu messa in moto.
Girava a stento, quasi fosse inceppata da durissimi ostacoli. Fu aperto lo sportello e
esaminato il grano: era frammisto a resti macinati di GROSSI TOPI! …..
Il teste si asciugò il sudore freddo, che il ricordo dell’episodio gli faceva fermentare in
fronte, poi riprese:
– Il mulino fu ripulito, la macinazione riprese, l’incidente si ripeté. Così per molti
mesi…ANNI…SECOLI!!
(M. Ferrandi, L’Alto Adige nella storia)
siti consigliati…..
http://www.sacred-texts.com/pag/mm/
http://fradolcino.interfree.it