I ROGHI DEI LIBRI

Nella sua opera                                                                             879675678987.JPG

sulla distruzione dei

libri nell’antichità,

W. Speyer scrive:

sarà facile “convenire

che la decisione di

bruciare i libri eretici,

analogamente ai roghi

dei libri cristiani ordinati

dagli imperatori pagani,

in genere non va attribuita

all’arbitrio di una volontà

statale posta sotto l’influenza

della Chiesa.

In base alle premesse spirituali della loro concezione del mondo e di Dio né i pagani

né i cristiani, convinti che da simili opere fosse minata la salvezza della loro esistenza,

potevano tollerare quei libri”.

L’estinzione colpisce sia i testi che i nomi.

Non è più consentito nominarli.

Né allora né quasi duemila anni dopo: chi aveva sangue ebraico o era imparentato con ebrei

– escluso dalla Camera della cultura del Reich – non poteva più venire nominato sulla stampa.

Per la stampa tedesca le opere degli emigrati non esistevano.

La pratica del rogo, vecchia di millenni, è particolarmente significativa.

Sono pienamente daccordo con Mosse, che nel suo importante studio sulla nazionalizzazione

delle masse collega il rituale del rogo alla lotta contro i demoni.

Niente più del rogo può rendere totale la distruzione.

Fenomeni naturali come i terremoti, o fenomeni storici come le distruzioni delle città, lasciano

dietro di sé delle rovine, e dalle rovine è sempre possibile ricostruire il passato.

Le élites al potere lo hanno sempre saputo.

Esistono certo grandi differenze tra i meccanismi sociali che conducono al rogo dei libri in un

impero cinese o romano, in regimi cioè la cui autorità è consolidata e la cui classe dirigente 

non ha bisogno di ricorrere all’azione della canaglia, né la tollera, e quanto invece avvenne nel

periodo della presa del potere da parte dei nazisti.

In quel precso momento si affacciò sulla scena della storia la canaglia, in tutto simile a un 

branco di comparse guidate da un abile regista. Essa doveva rimuovere la consapevolezza

della propria condizione di inferiorità sociale, al punto da non lasciare affiorare alla coscienza

la differenza esistente tra sé e il potere.

I rituali della distruzione posti in atto dai nazisti spiegavano in modo inequivocabile la

pervertita nuova storia della creazione del Reich millenario: la distruzione del passato è

il motivo portante del discorso che Goebbels tenne a Berlino in occasione dell’autodafé del

10 maggio 1933:

” FATE BENE QUESTA NOTTE AD AFFIDARE ALLE FIAMME LE PROFANAZIONI DEL

PASSATO. E’ QUESTA UNA FORTE, GRANDE E SIMBOLICA AZIONE, CHE DOVRA’

DOCUMENTARE DI FRONTE AL MONDO INTERO LA SCOMPARSA DEI FONDAMENTI 

SPIRITUALI DELLA REPUBBLICA DI NOVEMBRE. DA QUESTE ROVINE SI LEVERA’

VITTORIOSA LA FENICE DI UN NUOVO SPIRITO…”

Come vedete, la fenice si dovrà levare dalla cenere senza residui del passato, ‘creatio ex nihilo’.

Ironicamente, quelle dalle quali si leverà la fenice nazista sono ceneri comuniste ed ebraiche.

Che tentazione, per un’interpretazione psicanalitica!

Il presente diventa passato.

La storia comincia adesso, in questo momento, come disse Hanns Johst nel 1932:” Lo stato

nazionalsocialista e la cultura coincidono”.

Non c’è cultura prima del nazionalsocialismo, ma neppure dopo ne esiste alcuna.

E’ la festa del nuovo nell’estinzione del vecchio.

L’atto del celebrare, nel quale sono associati la canaglia e il potere, è tipico e specifico del

carattere rituale di questo comportamento autoritario.

Esso ha sempre e nuovamente bisogno della festa, della celebrazione, del tutto sconosciuta

invece all’antichità classica e cinese.

Ancora nel 1945, in occasione dei giganteschi bombardamenti aerei, lo strepitante

‘Werwolfsender’ (la stazione radio lupo mannaro) proclamava con grottesca sollenità da 

‘crepuscolo degli dei’: “Il nemico, che mirava a distruggere il futuro dell’Europa è riuscito

soltanto a distruggere il passato, così è scomparso tutto ciò che era vecchio e logoro”.

E:” Adesso che non vi sono altro che macerie, SIAMO COSTRETTI A RICOSTRUIRE

L’EUROPA”. 

MOSTRUOSA E RIDICOLA PROIEZIONE PSICOLOGICA DELLA MANCATA LIQUIDAZIONE

DELLA STORIA, LA CUI RESPONSABILITA’ E’ ADDOSSATA AL NEMICO!

Nel romanzo ‘Fahrenheit 451’ che tratta dei roghi dei libri lo scrittore americano di fantascienza

Ray Brandbury ha colto il carattere celebrativo della distruzione dei libri.

All’inizio Montag, il protagonista, il quale, è vero, finirà poi col cambiare idea, sentiva che 

‘il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non sai che 

direttore d’orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiameggianti, incendiarie, per far cadere

tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia’.

Certo alla fine, quando un’esperienza amorosa lo avrà indotto a ravvedersi, Montag capirà:

” DIETRO OGNI LIBRO C’E’ UN UOMO”.

Ma il suo capo, questo Ximènes della fantascienza, luogotenente della squadra dei pompieri

nella quale presta servizio Montag, la pensa diversamente: ” NON STIAMO A PERDERCI IN

CHIACCHIERE SUGLI UOMINI LA CUI FAMA VA ETERNATA NEI SERVIZI FUNEBRI.

NON CI PENSIAMO NEMMENO. BRUCIAMO TUTTO, BRUCIAMO OGNI COSA! IL 

FUOCO E’ LUCE E SOPRATTUTTO E’ PURIFICAZIONE”.

Questo dialogo (che diagolo non è) tra Montag, che diventa un individuo allorché intuisce il

carattere dell’individualità dietro ogni libro, E UN FASCISTA CHE ORDINA L’OBLIO, 

potrebbe anch’esso servire da epigrafe al nostro …dialogo….

(Leo Lowenthal, I roghi dei libri)

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