remoti, quasi funebre,
sembrava fatto
apposta per tenere
a distanza qualsiasi
audacia
per frenare
ogni desiderio,
per impedire ogni
carezza.
Egli venne come
aveva promesso
e la sua visita fu
lunga.
Dapprima dicemmo poche parole, sogguardandoci, come avversari che misurano le
proprie forze per un duello decisivo.
Mi sembrò inutile dirgli che la sua affermazione amorosa non trovava eco in me.
Pensai dovesse sentirlo.
Infatti, mai era stato così ‘poco comunicativo’, come soleva dire.
Taceva, con la fronte appoggiata alla mano.
Sembrava portarmi rancore.
La giornata era calda e dava ai sensi uno strano torpore.
Prendemmo il caffè in silenzio.
Ero nervosa, irritata contro me stessa perché non trovavo le parole per rompere quell’atmosfera
subdola , pesante. Mi pareva d essere veramente in Egitto, e in un’altra epoca, lontana
dalla mia vita presente. E lui, ad un tratto, quasi sentisse il mio intimo pensiero, disse:
– Mi sembra proprio d’essere in Egitto….in altri tempi. Parlatemi un poco della vostra sfinge….
Il giorno dopo, nel pomeriggio, mi giunse una sua lettera, scritta nella notte:
Sono ubbriaco….ore
dodici di notte.
Ubbriaco.
Sono uscito di casa tua con
i nervi deliziosaente
eccitati, col cuore
che batteva con una irregolarità
inconsueta, col tumulto nel cervello.
Così.
Al giornale buone notizie….
Ossigeno fino a tutto il 1914….
E allora, per mantenere i miei nervi esaltati, ho bevuto un gran bicchiere di absinthe…..
sai quel tal liquore verde che esercita la sua dolce e diabolica influenza sulla corteccia
cerebrare e manda il 13 per mille dei francesi al manicomio….E adesso, dopo quattro
ore di vibrazioni, sono qui, tranquillo, e silenzioso a guaradre ….il Naviglio.
Penso: ieri mi hai detto una cosa sulla quale rifletto solo adesso. Mi accade spesso.
Dov’eri per assistere a quella tal discussione alla quale taluni illustri ignoti si
disputavano il mio spirito d’uomo….pubblico?
E me lo…laceravano? Dove vai alla sera? Domanda indiscreta? Perché alla sera non
potresti venire con me? Dalle 8 alle 11 non ho proprio niente da fare.
Ascolta.
La notte è stellata.
Domani ci sarà il sole. E anche dopo e sempre. Io ti aspetto lunedì sera alle 9 a Porta
Venezia. O ti vengo a prendere alla porta di casa?
Scegli.
Passeremo bene il nostro tempo. Perché non domenica sera? O prima?
Troverai che questa mia lettera va a zig-zag. Stasera non sono capace di scrivere.
Com’è bello essere di tempo in tempo idiota….
Voglimi bene, cara Leda, ricordami e scrivimi.
Ti abbraccio forte.
Tuo Benito “
Lessi queste parole con indifferenza.
Non lo amerò né più né meno degli altri giorni.
Ieri era già il passato: non esisteva più. Gli scrissi brevemente che non era possibile vederci
lunedì sera. Gli mandai in omaggio il mio romanzo ‘Seme nuovo’ pubblicato in quei giorni.
Era un venerdì, lo ricordo, perché non andai a lavorare in tipografia. Il venerdì per noi
mussulmani, è come la domenica per i cattolici.
Andai fuori senza mèta.
Sostai ai giardini.
(Leda Rafanelli, Una donna e Mussolini)
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