LA BICICLETTA (il vero grande amore)(1)

Il decimonono secolo, che può                                           9ojkmn8.gif

veramente dirsi

benemerito nella

storia dei popoli,

poiché vide

sorgere ed affermarsi

le maggiori e le più

utili concezioni del

genio umano,

comprende certamente

tutto il periodo

storico del

‘velocipedismo’.

Il ciclismo, nel senso

preciso della parola,

venne assai più

tardi, e si affermò come

sport e come abitudine solo dopo l’invenzione della bicicletta.

L’invenzione del velocipiede, per quanto ci è noto, data da tempo relativamente non lontano.

Nulla ci conforta a ritenere che nei tempi antichi alcuno abbia avuta l’idea di creare un

veicolo direttamente posto in azione dalla forza muscolare dell’uomo, né gli archeologi

hannno voluto darsi fino ad oggi pensiero di ricercare nella notte dei tempi la prova

ipotetica di un simile avvenimento, affatto trascurabile da molti punti di vista, e

soprattutto da quello…..archeologico. E poiché nessuno papiro fino a noi giunse e nessun

venerabile monumento rimase ad attestare l’esistenza di un velocipiede assiro o

egizio, o semplicemente greco o romano, noi dobbiamo pure, risalendo a traverso i

tempi, arrestarci a poco più di due secoli da oggi, al 1693, per ritrovare la prima

notizia attendibile di una velleità                             1869_Draisienne.jpg

a ribellarsi al tardigrado destino

che la misura impose all’homo

sapiens, mentre tanti altri

animali della creazione nacquero

e nascono dotati di mezzi

sufficienti a concedere loro

naturalmente una facile e 

notevolissima rapidità di

moto.

E se dalla antica invidia dell’uomo primitivo per l’aquila dal volo maestoso e per la

gazzella agilissima possono aver tratto origine, a traverso infinite creazioni e trasformazioni,

anche il pallone dirigibile e l’aeroplano che già oggi afferma la meravigliosa possibilità

di un principio che sovrasta – è veramente il caso di dirlo – alla vita intensa del ventesimo

secolo, è non meno certo che nella istoria del velocipedismo il primo timido tentativo

può essere paragonato anche alla più modesta delle attuali biciclette come la catapulta

e lo specchio ustorio agli odierni formidabili mezzi di offesa e di distruzione.

Nel 1300-1600 – poche ed incerte                                cycle1.jpg

sono le notizie che risalgono a

quell’epoca.

Si tratta generalmente di vetture

primitive a forza di braccia, con

bastoni o rudimentali congegni

di corde e leve.

Certo è che i primi tentativi

non sopravvissero ai loro

inventori specialmente per

l’enorme peso e l’eccessiva

complicazione.

Tuttavia nella biblioteca di Wolfenbuttel,

in Germania, si conserva un manoscritto,

che farebbe risalire fino al XIV secolo, e che

descrive una specie di velocipiede a quattro

ruote, guidato per mezzo di un

manubrio.                            Florida - man with penny-farthing.jpg

E nella cronaca della città di Meiningen

esumata dal dott. Schozer, si ricorda che

al 9 di gennaio del 1447 ‘venne per la

Kalchsthor fino al mercato, e di nuovo

se ne andò, una carrozza perfetta nelle

sue parti, non tirata da cavallo o da bue;

essa era coperta, e dentro vi si vedeva

il ‘maestro’ che l’aveva costruita e che

con meccanismo interno la dirigeva’.

Del 1625 abbiamo, più che una memoria,

una leggenda.

Secondo l’inglese Henry Fetherstone, il

gesuita Ricius avrebbe discesa la riva

del Gange, da Chinchiang-fu a Checkiang-ham-tcheu,

a cavalcioni di un apparecchio da lui inventato, composto di tre ruote ineguali complicate

con leve e barre.

Una cronaca di Norimberga ricorda pure che verso il 1649 un tal Hans Hautsch abbia

inventato un congegno mosso da ingranaggi che percorreva duemila passi l’ora e poteva

arrestarsi e mettersi in moto a capriccio di chi lo guidava. Si dice pure che tale congegno

sia stato venduto a Stoccolma al principe Carlo Gustavo e che l’inventore abbia provvista

anche una berlina di gala, del sistema medesimo, alla Corte Danese. 

Sembra al contrario veramente storico il tentativo di certo dott. Richard, francese, medico

alla Rochelle, nato nel 1645 e morto nel 1706, vittima della sua medesima invenzione.

L’illustre Ozanam, membro della                                  phpzqJSCk.jpg

Academie Royale des Sciences,

citava, in un suo rapporto alla

Accademia medesima una sorta

di macchina, sufficientemente

pesante, che aveva in compenso il

difetto di non potersi muovere che

se un terreno liscio e piano.

Della moderna automobile questo

apparecchio può dirsi precursore –

ben che azionato dalla sola forza

umana – poiché la storia dice che

esso finì fracassato, in fondo a una

ripida discesa, in uno col suo inventore.

Vogliamo riportare testualmente

la descrizione di questa macchina,

data da Ozanam nella relazione citata:

‘Un valletto, collocatosi sulla parte

posteriore della vettura, la spingeva avanti appoggiando i piedi alternamente su due pezzi

di legno, collegati a due ruote che agiscono sull’asse della vettura stessa’.

Si ha poi una vaga nozione di uno Stefano Farfler o Tarflersh orologiaio d’Aldorft che 

nel 1703, essendo sciancato, avrebbe costruito per recarsi alla chiesa una specie di triciclo

velocimane. Si dice che l’arcivescovo abbia concesso molte indulgenze al pio inventore.

Ma anche questa notizia deve accogliersi con ogni riserva, non essendo essa provata o

suffragata da disegni o documenti attendibili.

(Umberto Grioni, Il ciclista, 1910) 

opolk09.jpg

   

 

 

L’UOMO E LA NATURA (il futuro)(13)

(Appunto dell’autore del BLOG:                               rifkin1.jpg

l’economista e

divulgatore di cui

mi accingo a citare

alcuni passi

importanti, dopo un

seminario,

in una nota città

industriale,

ha raccolto i frutti

della ‘nuova prima

grande rivoluzione

biotecnologica’.

Forse è proprio

questo

– per talune economie –

il senso e il dovere della ‘parola’ apportata, ed il suo significato nella ‘specificità’ dell’idealismo.

Piantare quei ‘germi’ di nuova cultura BIOTECNOLOGICA spacciandola per ‘traguardo’, 

per ciò che loro intendono progresso, e sviluppo economico, ma soprattutto, visto i

fallimentari risultati conseguiti, business e facile accesso a finanziamenti che non sono

‘traguardi sociali’ come troppo spesso vengono paventati all’ignara opinione pubblica,

ma sempre e solo sperpero di ‘denaro pubblico’. In Comuni e province dove i bilanci

di taluni amministrazioni sono irrimediabilmente ed incomprensibilmente in ‘ROSSO’,

e spesso i loro amministratori, coinvolti in aule di tribunali per corruzione e molto altro.

‘Buchi, sperperi, inefficienza,incompetenza, privilegio, nepotismo, corruzione,

falso in bilancio, SONO LE PAROLE D’ORDINE DI TALUNI AMMINISTRAZIONI,

di cui godono solo i valenti ed inefficienti amministratori pubblici e di cui nessuno

della cosidetta società civile ‘assapora’ i reali benefici sbandierati come traguardi conseguiti.

I traguardi spesso ‘spacciati’ per nuove frontiere del benessere, nel nostro caso, di progresso

BIOTECNOLOGICO, mèta di ambiziosi investimenti pubblici e privati. In sedi pubbliche dove

il ‘privato cittadino’ è costretto sempre e troppo spesso a ricorrere al ‘privato’ per i più

elementari accertamenti diagnostici, e dove troppo spesso, costosissimi ‘macchinari’ sono o

in disuso, o obliterati di lavoro, ove le liste di attesa sono interminabili a beneficio, sempre

più di strutture private o convenzionate, con alti costi per la cosiddetta sanità…pubblica.

Dove la sanità, appunto, per il comune e povero cittadino è ultimo traguardo di efficienza.

Efficiente SOLO E SEMPRE PER UNA RISTRETTA CERCHIA O CASTA DI ADDETTI AI

LAVORI, FACCENDIERI, POLITICI, PORTABORSE,E NON PER ULTIMI…ALTI PRELATI.

Mi accingo a riportare taluni passi salienti dell’economista, nonché divulgatore ed ecologista,

allo ‘SPACCIO DELLA BESTIA TRIONFANTE’….):

Mentre parte dell’attenzione dell’opinione pubblica è stata diretta verso l’inquinamento

agricolo e verso i potenziali effetti di un rilascio, accidentale o volontario, delle mortali

tossine e degli agenti patogeni negli esperimenti di guerra biologica, minore attenzione

è stata rivolta agli impatti dell’inquinamento genetico sulla salute degli animali, a 

dispetto dei rapporti pubblicati sul marcato aumento delle sofferenze degli animali a

causa della ricerca condotta sugli animali trasgenici. Migliaia di animali transgenici,

chimerici e clonati, dai maiali ai primati, sono in questo stesso momento oggetto di

sperimentazioni in tutti i laboratori del mondo, allo scopo di migliorare l’allevamento

e di creare modi più efficienti per la produzione di farmaci e di prodotti chimici e di

trovare cure e terapie per le malattie che colpiscono l’uomo. L’inserimento di geni

estranei nel codice genetico di un animale può scatenare una serie di molteplici

reazioni e può essere la causa di una sofferenza per la creatura mai riscontrata in 

passato.  

Nello sviluppo degli animali transgenici, il ‘contesto’ è essenziale per qualsiasi

discussione morale. Quando il problema della creazione di animali transgenici viene

sollevato in un contesto commerciale per suscitare interesse nei probabili investitori di

Wall Street, i biologi molecolari spesso parlano delle potenzialità rivoluzionarie delle 

nuove tecnologie. Essi si vantano della capacità di superare milioni di anni di evoluzione

e migliaia di anni di procreazione classica e di creare organismi interamente progettati

bioindustrialmente dagli illimitati utilizzi commerciali. Quando, invece, la stessa 

sperimentazione sugli animali transgenici viene messa in dubbio dagli ambientalisti

e da quelli che difendono i diritti degli animali, i biologi molecolari assumono una

posizione molto più conservatrice, affermando che i loro sforzi rappresentano un

piccolo passo avanti rispetto alle convenzionali tecniche di procreazione.

Per la prima vola i biologi molecolari credono di avere il potere di controllare il 

processo dell’evoluzione in sé, di dettare i termini, anche se in una forma veramente

primitiva, del ‘viaggio’ dello sviluppo della natura. 

David Martin Jr., della facoltà di medicina dell’Università della California a San

Francisco, affermò: IL GENERE UMANO STA PARTECIPANDO AL PROCESSO

DELL’EVOLUZIONE. CON QUESTO INTENDO DIRE CHE LA NOSTRA CAPACITA’,

ACQUISITA ATTRAVERSO L’EVOLUZIONE, DI MANIPOLARE I GENOMI GRAZIE

ALLA PROCREAZIONE SELETTIVA E PIU’ RECENTEMENTE GRAZIE ALLE 

TECNOLOGIE DI DNA RICOMBINATE, E’ PARTE INTEGRANTE DELL’EVOLUZIONE

STESSA E NON STA, ANCHE SE QUESTO E’ STATO AFFERMATO IN PASSATO, 

‘ARMEGGIANDO CON L’EVOLUZIONE’. …INVECE E’ L’EVOLUZIONE.

Se questi nuovi strumenti transgenici conferiscono una sorta di paternità sulle altre

creature, molto in anticipo rispetto ai tipi di manipolazione con i quali siamo stati

abituati a sperimentare nel passato, allora la questione diventa stabilire se le altre

specie debbano o no essere appropriatamente il soggetto della totale riconfigurazione

secondo le nuove linee di sviluppo. In altre parole, è possibile dimostrare che la

‘specificità’ o la ‘realtà’ delle molte specie animali che esistono sulla Terra deve essere

onorata e rispettata?

Le nozioni di valore intrinseco e di ‘specificità’ furono animosamente rifiuatata dai 

biologi molecolari, che pensavano che tali termini appartenessero al mondo del 

‘misticismo’ e non avessero alcuna collocazione nella discussione sui problemi

scientifici. Non è difficile comprendere perché i biologi molecolari siano così contrari

all’idea di ‘specificità’. Attraversare i confini delle specie è l’essenza della nuova

rivoluzione biotecnologica. Per riconoscere anche la più remota possibilità di una

questione morale, etica o filosofica per la protezione delle specie bisogna chiedersi

quale sia la vera natura della tecnologia dell’ingegneria genetica.

Altro aspetto importante dei presunti traguardi conseguiti per la salute dell’uomo, 

con l’apporto di biotecnologie è la tecnica dell’XENOTRAPIANTO. I timori di usare

gli organi dei babbuini e di altre scimmie per gli xenotrapianti hanno spinto le

industrie biotecnologiche a rivolgere la sperimentazione sugli organi dei maiali

come alternativa più valida e potenzialmente più sicura. I ricercatori affermano

che le scrofe, al contrario delle scimmie, sono state fatte crescere in ambienti privi

di agenti patogeni e, di conseguenza, sono libere dai virus pericolosi che potrebbero

essere trasmessi alla popolazione umana. La loro fiducia venne minata nel 1997 

quando gli scienziati comunicarono la scoperta di un retrovirus endogeno suino (Perv)

che infettava le cellule umane in vitro, sollevando la possibilità che altri retrovirus

suini, non ancora scoperti, potessero superare i confini di specie ed essere causa

di insorgenza di nuove malattie nei pazienti. Ancora più inquietante è il fatto, 

che molti retrovirus sono agenti patogeni trasmessi per via ematica o per via 

sessuale supponendo che il Perv, come il virus dell’Aids, potrebbe essere trasmesso

attraverso il contatto diretto e dare origine a una vera e propria epidemia. 

Allan sostiene che il risultato di queste ultime scoperte sui retrovirus dei suini

‘potrebbe obbligare le istituzioni sanitarie pubbliche, a considerare gli organi degli

animali trapiantati nell’uomo come un contenitore onnicomprensivo per i retrovirus,

i quali potrebbero dare luogo a virus ricombinati con caratteristiche patogene alterate’. 

(Jeremy Rifkin, Il secolo Biotech)

il viaggio.jpg