AVVENTURE DELLA DOMENICA POMERIGGIO: UNA GRANDE NAVE SFIDA IL TEMPO (1)

Secondo un’antica                                             sailing_ship_.jpg

leggenda delle cupe

campagne scozzesi

che ispirò una poesia

di Robert Burns,

un fattore di nome

Tam o’ Shanter stava

tornado a casa

sulla sua cavalla

grigia in una notte

di tempesta dopo

copiose libagioni 

quando, alla luce

dei lampi, scorse

un gruppo di

streghe che

danzavano in un                                                                  wind.jpg

cimitero.

Erano quasi tutte

vecchie e laide,

ma una,

vestita con un

grazioso ‘cutty

sark’ (camiciola,

in dialetto scozzese),

era giovane,

bella e attraente.

Tam tirò le redini

e si fermò ad 

ammirare la bella

strega. A un tratto,                                                  image008.jpg                                             

preso dall’

entusiasmo, gridò:

‘Perfetto, Cutty 

Sark!’. I lampi

cessarono e il

cimitero piombò

nell’oscurità.

Terrorizzato, Tam

spronò la 

cavalcatura e si

precipitò al galoppo

verso casa, inseguito

dalle megere.                                                  bridgeofdoune.jpg

All’improvviso si

vide perduto, poiché

l’agile strega era

riuscita ad afferrare

la cavalla per la coda.

Ma l’animale si 

liberò lasciando

la coda nelle mani 

della strega, e

Tam si ritrovò al

sicuro non appena

ebbe superato il

ponte sul fiume Don.                                                Jock Willis armatore.JPG

Evidentemente le

streghe non potevano

attraversare

l’acqua.                                                        

Non si sa come

mai questa leggenda

abbia suggerito allo

scozzese Jock Willis,

uno dei più importanti

armatori della

Londra del XIX secolo,

la scelta del nome

‘Cutty Sark’ per

il clipper del tè

che fece costruire 

nel 1869.

Willis voleva che                                            Jock Willis_armatore.jpg

fosse la nave

più veloce del

mondo, e forse

sperò di conferirle

la velocità della

strega. 

Ma per anni

dovette pensare 

che il nome portasse

con sé un maleficio,

perché all’inizio

la vita della nave

fu segnata dalla

sfortuna e persino

dalla tragedia.

E’ vero, però,                                                                            Cutty_Sark_3811.jpg

che alla fine della

sua gloriosa carriera

il ‘Cutty Sark’

rifletté lati migliori

della sua omonima,

e fece innamorare di

sé tutti coloro che

lo conobbero

personalmente

o per fama.

Ness’altro clipper

godette della stessa

gloria, e fu proprio

il ‘Cutty Sark’ a portare l’età della VELA al suo massimo splendore.

Nel 1869, lo stesso anno in cui il ‘Cutty Sark’ fu costruito, la sua esistenza era altrettanto

improbabile quanto quella della giovane strega della leggenda scozzese. Gli importatori

usavano infatti ormai sempre più spesso le navi a vapore, che potevano raggiungere 

quasi tutti i porti del mondo salvo quelli dell’Australia e dell’Estremo Oriente, troppo

lontani per le navi che disponevano unicamente del carbone che si portavano appresso.

Ma, proprio allora, stava per essere aperto il canale di Suez, che avrebbe messo finalmente

in comunicazione il Mediterraneo con il mar Rosso.

L’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone, avrebbe presieduto la cerimonia di apertura

del canale meno di una settimana prima del varo del ‘Cutty Sark’. Passaggio stretto

disseminato di secche, impraticabile per i velieri, il canale permetteva alle navi a 

vapore di accedere al commercio del tè, facendo loro risparmiare la circumnavigazione

del capo di Buona Speranza; il viaggio dalle isole Britanniche alla Cina sarebbe stato

abbreviato di quasi 4000 miglia.

Ma non tutte le Compagnie di navigazione erano disposte a sostituire i propri graziosi

velieri con le navi che sputavano fumo. Alcuni armatori erano convinti che nessun essere

umano potesse resistere lavorando alle caldaie nel caldo soffocante del mar Rosso.

Altri predicevano che i vapori stessi non avrebbero retto allo sforzo dei viaggi di lungo

corso. E i partigiani della navigazione a vela citavano il parere di imprenditori, 

secondo i quali il tè trasportato nelle stive di ferro assumeva un sapore sgradevole.

Per tutte queste ragioni, nel 1869 furono varati una decina di clipper soltanto.

(A.B.C. Whipple, e a cura dei redattori delle edizioni TIME-LIFE)

Da http://giulianolazzari.splinder.com

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1446 DA FIRENZE A BRUGES: LA STRADA DELLA BANCA (6)

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Nebbie marine, umidi                                    Bruges.jpg

verdi di orti e sabbie;

nella piana in cui le

dune paglierine del

litorale nascondono

il Mare del Nord,

Bruges ha forma di

una mandorla,

circondata e solcata

da acque che si

muovono lente.

L’intreccio delle vie                                                      mercato.jpg

urbane interseca

quello dei canali

e sembra ignorare

ogni logica.

‘E’ una grande

raccolta di

mercanzie

e una grande

assemblea di

nazioni straniere’,

scrive Philippe

de Commynes,

‘e avviene che

vi si spediscano

più mercanzie

che in nessun                                             mercato2.jpg

altra città

d’Europa e

sarebbe danno

irreparabile se

fossa distrutta’.

In parte almeno,

la fortuna della

città furono una

conseguenza della

meccanica dei

fluidi, mare e vento. La Reye sboccava in un braccio di mare inoltrantesi in terra; Bruges,

che è sulle rive, era da sempre collegata al mare, ma nel 1134 una di quelle selvagge

tempeste del Mare del Nord, che la gente dei Paesi Bassi ben conosce, aveva scavato un

golfo, lo Zwin, fino a un miglio dalla città. Era stato attrezzato un avamposto, Damme,

collegato per un canale alla Reye e alla città. Quando lo Zwin cominciò a interrarsi il

punto di sbarco delle merci fu portato più avanti, a Sluis. Secondo i cronisti locali una

sola marea nel 1468 vide entrare 150 navi straniere, ma stava per cominciare il lungo

sonno della città, per la progressiva inutilizzabilità del porto, la concorrenza di

Anversa, lo spostamento delle vie di commercio.

Quando vi arrivò Gerozzo erano                                                         bruges2.jpg

ancora anni floridi. Vi erano in

città mercanti di 17 nazioni, si

riunivano a discutere dei loro

affari nella casa della famiglia

van der Beurs, la ‘borsa’ a due

passi dal Markt, accanto vi

erano le case dei mercanti

genovesi e di quelli fiorentini

– le prime galee italiane, erano

arrivate nel 1277, poi avevano

cominciato a far scalo regolare

le veneziane ‘galee di mercato’

– c’erano i magazzini degli

inglesi e dei tedeschi, delle

città della Hansa, a partire

dalla seconda metà del 300

erano comparsi spagnoli e

portoghesi.                                                                    prelato.jpg

Si trattavano stoffe

italiane o orientali,

metalli boemi e tedeschi,

lane e formaggi inglesi,

le immancabili spezie.

Non meno notevole era

il peso di Bruges come

centro bancario, di cui

Londra allora era soltanto

un satellite.

La congiuntura finanziaria

in cui Gerozzo doveva

immergersi a Bruges e

poi gestire da Londra era

caratterizzata dal deficit

strutturale della bilancia

commerciale dei

Paesi Bassi nei                                                

confronti di Firenze e delle altre città italiane; gli arazzi fiamminghi e le tele olandesi

non bastavano a equilibrare le importazioni  di allume, spezie, sete e altri prodotti di lusso

italiani. Il saldo era dato dalla lana; la lana fiamminga ‘che par seta’, come dirà il De

Beatis, ma soprattutto la lana inglese.

Gli inglesi d’altro canto, anche col credito di Bruges, tendevano a passare dall’esportazione

della materia prima a quella del prodotto finito con l’impianto di una manifattura tessile,

concorrenziale per gli italiani e per i fiamminghi. V’erano rischio, spazio, per profitti e,

probabilmente non percepita, la prospettiva di un avvenire fosco, quale poi si verificò.

La città era pittoresca, con un frequente rispecchiarsi di case nei canali, scavalcati

da ponti di pietra a dorso d’asino, fronde d’alberi di giardini che pendono sull’acqua.

Per salvaguardia dagli incendi da tempo erano prescritti i tetti di tegole; lungo le strade

principali si allineavano belle case patrizie dalle facciate strette e i frontoni scalinati.

I punti focali della città erano i Burg e il Markt. Il Burg era il luogo sacro in cui, sulla riva

della Reye, tra sabbie e paludi, i conti di Fiandra avevano costruito un castello, nel lontano

IX secolo. Ora si presentava come una piazza chiusa, con il palazzo di città e la basilica

del Santo Sangue, in cui era depositata la rarissima reliquia di ALCUNE GOCCE DEL

SANGUE DI GESU’ che nel XII secolo il patriarca di Gerusalemme aveva donato al conte

di Fiandra; fino al 300 il sangue compiva il miracolo di liquefarsi ogni venerdì.

Più o meno quello che avviene tutt’oggi a Napoli, con San Gennaro.

(L.Camusso, Guida ai Viaggi nell’Europa del 1492)

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VIAGGI IN ALTRI MONDI: IL JAZZ (Gerry Mulligan) (4)

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Tornato in patria il sassofonista perdette                      jazztorino_gerrymulligansextet.jpg 

temporaneamente la collaborazione di

Brookmeyer, che rimpiazzò con Tony

Fruscella e successivamente con Jon

Eardley, entrambi trombettisti, e prese

la decisione di fissare nuovamente

la sua base operativa a New York.

Un poco più tardi, nell’estate del

1955, costituì un sestetto – un

organico già sperimentato precedentemente in concerto – nel quale volle al suo

fianco ancora una volta Brookmeyer, Eardley e il tenorsassofonista Zoot Sims.

Il nuovo complesso incise dei buoni dischi per la Mercury, rielaborando anche

vari pezzi già nel repertorio del quartetto, a cominciare dal battutissimo ‘Bernie’s

tune’, e quindi, nel febbraio 1956, varcò l’Atlantico per compiere una turnée che

l’avrebbe portato in varie città italiane e, per due settimane, all’Olympia di 

Parigi. In Inghilterra sarebbe approdato l’anno dopo.

La musica che il sestetto faceva era un poco diversa, e più ricca, di quella dei 

primi quartetti. Vi era un sapore nuovo, un poco amaro, un piglio disincantato,

a tratti ironico, un singolare gusto per lo sberleffo improvviso, per il clowning

più sbracato che diventa arte elegante attraverso la stilizzazione e che poteva

richiamare alla mente certo Stravinsky. Apparve ancora più evidente, nel sestetto,

la singolare capacità di Mulligan di stimolare gli altri musicisti a dare il meglio,

a suonare con divertimento assieme a lui, che ha sempre avuto il gusto per la

jam session. Suonare con divertimento non vuol dire, per lui, ad ogni modo, 

prendere le cose alla leggera, lasciar correre: al contrario, il suo perfezionismo

caparbio, la rigidità del suo carattere, che in quegli anni era particolarmente

irascibile, lo rendevano un leader molto esigente, persino un poco fanatico.

Il sestetto ebbe una vita breve e intermittente: la formula del quartetto piaceva

sempre molto a Gerry, che a essa sarebbe tornato numerose volte, nel corso

della sua carriera, e che riprese ancora al ritorno dai due viaggi in Europa.

Di solito al suo fianco era                             iMAGES_-3 copy.jpg                           

Brookmeyer, ma in una

occasione, nel 57, Bock 

riuscì a mettergli vicino

nuovamente Chet Baker

per una riunione

discografica.

Nel 1958 però, entrò

per la prima volta

nella cerchia dei

Mulliganiani un

trombettista negro,

Art Farmer, il cui

stile, in linea

con quelli                                                51.jpg

degli hard

boppers di 

New York,

diede una nuova

fisionomia al quartetto.

Con Farmer e con altri

noti jazzmen attivi

a Los Angels, 

Mulligan partecipò

anche, in quello stesso

anno, alle riprese di un

film importante, 

‘I want to live’, uno dei pochissimi in cui il jazz apparve in una luce non falsa.

Sempre col trombettista negro inserito nel suo nuovo quartetto tornò poi in

Europa, dove diede molti concerti assieme al trio di Jimmy Giuffre. Agli

ultimi anni 50 risalgono varie sedute d’incisione, organizzate da Norman

Granz, per la Verve,                                                 Gerry-Mulligan-Meets-Ben-Webster-453139.jpg

nelle quali il

sassofonista

fu messo a confronto,

volta a volta, con altri 

illustri solisti, come

Paul Desmond, Ben 

Webster, Stan Getz,

Johnny Hodges, e

diede un’ulteriore

dimostrazione della

sua spregiudicatezza

e della sua duttilità.

Solo con Thelenious

Monk, con cui incise

per la Riverside, si

trovò a disagio.

Intanto nella

sua vita                                               billie.jpg

privata c’erano

stati dei cambiamenti.

Già divorziato una

volta, dopo essere

stato sposato per

breve tempo agli

inizi della carriera,

Gerry aveva visto

naufragare pure 

il secondo matrimonio,

e ora si era legato a

Judy Holliday, attrice

cinematografica famosa

e donna di viva

intelligenza, che volle collaborare con lui alla realizzazione di un paio

( e più)…incisioni, rimaste inedite al grande pubblico.

(A.Polillo, Jazz)

Da http://lazzari.myblog.it

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BLUES DA CUCINA: PIATTI POVERI, LA LENTICCHIA (14)

Questo legame con i defunti lo spiegano                                             3144.jpg

i bramini, che non possono mangiare le

lenticchie perché somigliano, quando

sono rosse, a sangue coagulato.

I semi assomigliano a loro volta a tante

monetine: per questo motivo è invalsa

l’usanza, a Capodanno, di mangiarne

un piatto perché propizierebbero

prosperità e felicità. D’altra parte

la lenticchia, coltivata fin dall’

antichità in tutto il

Mediterraneo, è un

vegetale                                               

ad alto valore nutritivo:                                                                  3274.jpg

è ricca di fosforo, di ferro

e di vitamine del gruppo B,

sicché viene consigliata

contro l’astenia, ma anche

per l’allattamento.

Tuttavia ai dispeptici

si consiglia di consumarla

sotto forma di farina,

la stessa che nel XIX

secolo fece la fortuna di

un ciarlatano che la spacciava

per una panacea dal nome

misterioso.

Era un alimento

comunissimo

fra la

popolazione                                                   3234.jpg 

della Grecia e di Roma.

Plinio sosteneva che desse

‘tranquillità di carattere’ a

chi se ne nutriva regolarmente

ma veniva denigrato nel II secolo

dopo Cristo dai medici perché si

riteneva che provocasse addirittura

tumori.

D’altronde ancora nel Rinascimento

Castore Durante affermava che

‘quelli che usano troppo spesso                                                                9iokjmnj.jpg

le lenticchie cascano 

nei mali                                               

malenconici, come

elefantia, rogna,

cancari e cirri e

dolori di nervi,

imperocché il suo

nutrimento fatto

di sangue grosso

e seco,

divien                                                                                   

humor malenconico’.                                                                 label2.jpg

Le consigliava                                                                        

soltanto agli

‘idropici, ai

flemmatici,

ai bolsi’.                                                             

Erano anche

adatte, scriveva,

a

chi                                                       3324.jpg

voleva vivere

castamente perché

spegnevano gli

appetiti venerei

e il seme genitale.

Ma facevano sognare

‘cose tremende e

paurose’, e nuocevano

alla testa, ai nervi e

addirittura ai polmoni.

Conveniva in ogni                                                                  3114.jpg                                                   

modo cuocerle con

menta per evitare che

provocassero ventosità.

La pianta, che fa parte

delle Papilionaceae,

ha fusti ramificati, foglie

composte, peripennate e

terminanti in viticci, fiori

biancastri in recemi di uno

o due fiori, legumi corti e

piatti, racchiudenti da uno

a tre semi schiacciati,

orbicolari.

(Florario, Miti, leggende

e simboli di fiori e piante)

…un sito consigliato

www.wirz.de/music/rootsfrm.htm

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25 NOVEMBRE 1926: UN FELICE MATRIMONIO (2)

Soltanto dopo il 1948, quando cominciai a frequentare il seminario telogico Crozer a

Chester, in Pennsylvania, affrontai una seria ricerca intellettuale su un metodo per

eliminare il male in ambito sociale.

Come quasi tutti gli studenti del Crozer, avevo l’impressione che la guerra, pur non

potendo mai essere un bene                                  hitler.jpg

positivo o assoluto, potesse

servire come bene negativo

nel senso di impedire la

diffusione e la crescita di una

forza malvagia. Per quanto

orribile sia, la guerra potrebbe

essere preferibile alla resa

a un sistema totalitario:

nazista, fascista o comunista.

In quel periodo ero arrivato

quasi a perdere la speranza che

l’amore avesse il potere di risolvere

i problemi sociali. Pensavo che il nostro

problema della segragazione potesse

essere risolto soltanto con una ribellione

armata. Avevo la sensazione che l’etica

cristiana dell’amore fosse riservata ai

rapporti fra singoli individui: non riuscivo a vedere come potesse funzionare nei conflitti sociali.

Forse la mia fede nell’amore era stata temporaneamente scossa dalla ‘pessima’ filosofia

di Nietzsche.

Poi una domenica pomeriggio andai a Filadelfia, per ascoltare un sermone del

professor Mordecai Johnson, rettore della Howard University, venuto a predicare

nella Fellowship House di Filadelfia. Il professor Johnson era appena tornato da

un viaggio in India, e parlò della vita e della dottrina del Mahatma Gandhi,

suscitando in me un                                          ghandi.jpg

forte interesse. Il suo

messaggio fu così

profondo ed

elettrizzante che

appena uscito dalla

riunione comprai una

mezza dozzina di libri

sulla vita e le opere di

Ghandi. Come tutti

avevo sentito parlare 

di Ghandi, ma non lo

avevo mai studiato sul

serio. Leggendo rimasi

affascinato dalle sue

campagne di resistenza

non violenta.

In particolare mi commosse la sua Marcia del sale e i numerosi digiuni.

Il concetto di ‘satyagraha’ aveva per me un significato profondo. A mano a mano che

penetravo nella filosofia di Ghandi diminuiva di pari passo il mio scettismo sulla

potenza dell’amore: per la prima volta riuscì a comprendere la possibile forza per

riformare la società.

(Martin Luther King, I have a dream)

….a proposito del razzismo

http://lazzari.myblog.it/archive/2010/04/25/lettera-ad-abdi.html

Da www.giulianolazzari.com

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LA GRANDE MADRE RUSSIA: IL KGB (5)

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STRUTTURA STORICA:                                 Kgb.jpg

Il KGB, originariamente

impostato come ‘Comitato Statale

addetto al Consiglio dei Ministri’,

subisce una trasformazione a

seguito di una legge del 5 luglio 1978

In base alla Costituzione sovietica del 1977

il Consiglio dei Ministri coordinava e

dirigeva il lavoro dei ministeri e dei comitati

di Stato, qui ricomprendendo il KGB.

Il KGB acquisiva – rispetto al passato

 – maggiore autonomia rispetto gli altri

organismi governativi, assicurandosi

un elevato grado di indipendenza al Soviet Supremo.

Il KGB, comitato sia federale sia statale, coordinava altre 14 realtà analoghe e con

medesima identificazione ‘anagrafica’ presenti nelle altre 14 repubbliche oltre la Russia.

Sotto il livello ‘repubblicano’ esistevano realtà territoriale del KGB chiamate ‘upravleniia’

a livello di ‘kraia’ e di ‘oblast’. Nella Repubblica Russa non esistevano KGB separati

e tutto faceva capo al quartier generale di Mosca. Ai livelli più bassi esistevano

dipartimenti e sezioni nelle aree autonome chiamate ‘okruga’ e nei comuni o ‘raiony’.

Il KGB disponeva anche                 reagan_putin_photo.jpg

di una rete di speciali

unità anche fuori dalla

propria diretta

organizzazione, infiltrate

nelle principali

istituzioni

governative, nelle

imprese commerciali

e negli stabilimenti

industriali. Tali realtà

erano composte da

uno o più rappresentanti

del KGB, il cui scopo era assicurare il rispetto delle prescrizioni di sicurezza e controllare

gli orientamenti politici dei dipendenti. Queste piccole sezioni reclutavano informatori

che potessero essere utili al perseguimento dell’obiettivo. Oltre al mondo dell’azienda,

il KGB prendeva di mira anche le forze armate e le organzzazioni collegate al ministero

della Difesa. Le articolazioni sul territorio non rispondevano ai Soviet locali ma 

eslusivamente alla direzione centrale del KGB. Il direttore del KGB, formalmente

designato dal Soviet Supremo e più recentemente dal Politburo (fino alla caduta del muro),

aveva uno o due ‘primi vicedirettori’ e alcuni …’vicedirettori’ (TUTTI A CARICO DEI

CONTRIBUENTI), che per la maggior parte del tempo ‘dormono al proprio posto

di lavoro…talvolta, dicono fonti attendibili,…- russando rumorosamente -.  

Le decisioni di maggiore importanza venivano assunte dal Collegio del KGB,

composto dal direttore e dai suoi ‘vice’, dai capi di alcuni dipartimenti e da uno o

due dirigenti delle articolazioni periferiche.

(Rapetto, Di Nunzio, L’Atlante delle spie)

Da http://giulianolazzari.myblog.it

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IL PROGRAMMA MERRIMAC E RESISTENCE (4)

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Sotto la denominazione                                  dott stranamore.jpg

‘Merrimac’ è stato

identificato il

progetto di

infiltrazione di

agenti CIA nei

gruppi pacifisti

di stanza a

Washington e in

altre organizzazioni

attiviste di colore.

La finalità di tale

programma era

semplicemente quella di ottenere tempestivamente le avvisaglie di

manfestazioni di dimostranti e informazioni preventive di altre possibili minacce

fisiche alla CIA. La raccolta di informazioni si concretizzava nell’acquisizione di dati

e notizie riguardanti la leadership delle diverse organizzazioni tenute sotto osservazione,

le relative disponibilità di mezzi e di fondi, le attività a breve e medio termine, le politiche

e le strategie in prospettiva.

IL PROGRAMMA RESISTENCE

‘Resistence’,                                               dott stranamore2.jpg

gemello di ‘Merrimac’,

è l’altro programma

che venne avviato

dall’ufficio di

sicurezza della

CIA,

l’articolazione che

ha incarico di tutelare

gli agenti, le strutture

e le informazioni.

In particolare

‘Resistence’ è stato il più significativo sforzo per ottenere

una grande quantità di informazioni per prevedere atti violenti che possono dar luogo

a situazioni a rischio per le installazioni della CIA e per tutto quel che ruota attorno

alla grande organizzazione americana di intelligence.

Nel periodo compreso tra il 1967 ed il 1973 il programma consente la redazione di

numerosi rapporti informativi sui gruppi radicali sparsi negli Stati Uniti e all’estero,

di dossier sulla situazione nei vari campus universitari.

La maggior parte dei dati raccolti delle unità periferiche e spediti al quartier generale

della CIA era materiale proveniente da fonti aperte, COME GIORNALISTI, QUOTIDIANI,

DOCENTI, PROFESSORI, e così via, oltre che pubblicazioni ed editori di libero

accesso. Altre importanti informazioni vennero recuperate grazie alla cooperazione

dei dipartimenti della polizia locale, municipale, dai funzionari di campus e dalle

autorità sul territorio che – in alcuni casi – si erano a loro volta avvalsi di tecniche

di acquisizione come l’uso di INFORMATORI, DELATORI, E IMPROVVISATE

SPIE, tutti ben retribuiti dalla CIA.

(Rapetto, Di Nunzio, L’Atlante delle spie)

Da http://giulianolazzari.splinder.com

 

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IL PROGRAMMA CHAOS (3)

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Il pù importante progetto                          cia2.jpg

di ‘domestic spying’

ovvero di spionaggio

effettuato da un

servizio di intelligence

nell’ambito della

propria nazione,

è stato senza

dubbio il

‘programma

Chaos’.

‘Chaos’ ha

rappresentato l’elemento

più significativo dello

sforzo ciclopico avviato dalla CIA nel 1967 in risposta alla pressione della Casa

Bianca per contrastare le influenze straniere sul malcontento americano negli

anni della guerra del Vietnam. Le missioni di questo programma, conclusosi

nel 1974, è stata quella di raggruppare e valutare tutte le informazioni in merito

ai collegamenti esteri alle attività di PROTESTA RAZZIALE e ANTIMILITARE

negli Stati Uniti.

L’ufficio ‘Chaos’ ha contribuito alla preparazione di una mezza dozzina di

dossier per le autorità statunitensi, nessuno dei quali ha però fornito risultati

di effettiva utilità. La serie di insuccessi e il crescente scetticismo degli interlocutori

alla Casa Bianca ha indotto il management del programma ‘Chaos’ ad ampliare

il proprio raggio d’azione, così da guadagnare stima in ambito governativo in

ordine all’accuratezza delle ricerche eseguite.

Nel mirino di ‘Chaos’ sono finite tutte le informazioni

– raccolte dall’FBI in merito alle attività di determinati americani in viaggio all’estero

( tale programma sarà poi ripreso e consolidato da Bush jr).

– Selezionate, sempre sui connazionali, dalle basi della CIA in territorio straniero.

– Acquisite dai propri agenti infiltrati nelle attività dissidenti di PROTESTA negli

Stati Uniti oppure operanti sotto copertura oltreoceano.

– Reperite dagli agenti della CIA impegnati negli USA.

– Ottenute dal progetto di apertura della CORRISPONDENZA gestito sempre dalla

CIA.

– Estrapolate dal programma internazionale di INTERCETTAZIONE DELLE

COMUNICAZIONI della NSA.

Il progetto ‘Chaos’ ha così ammassato migliaia di fascicoli su CITTADINI AMERICANI

..e non, e centinaia di migliaia di schede elettroniche su altrettante persone negli

archivi informatizzati, inviando migliaia di rapporti dettagliati, grazie ad INNUMEREVOLI

INFORMATORI E DELATORI, all’FBI e agli altri enti governativi interessati.

Allego documenti in merito  suddetto …programma

operazione chaos cia.pdf

(Rapetto, Di Nunzio, L’Atlante delle spie)

Da http://giulianolazzari.splinder.com

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OPERATORI SATELLITI: I NOSTRI SERVIZI (2)

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E’ inutile dire, che il colosso, appena sotto accennato, ha i suoi operatori esterni.

Fedeli, premurosi, solleciti.

Uno sguardo al loro insieme.

La descrizione dei nostri Servizi parte dai soggetti che la compongono e dalla loro

funzione istituzionale. La nostra comunità dell’intelligence è divisa in due macro

strutture: una operativa ed una di gestione e controllo.

La prima analizza e definisce appunto le unità operative, suddivise a loro volta in

due branche di competenza, individuate sulla base dell’interesse da tutelare e

non su quello territoriale proprio della maggioranza degli altri Stati. Con l’eccezione

del contrasto alla criminalità organizzativa che assegna all’ex SISMI le operazioni

all’estero e all’ex SISDE quelle all’interno.

(ex) SISMI ora AISE – servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare

alle dipendenze del Ministro della Difesa, svolge compiti informativi e di

sicurezza per la difesa, sul piano militare, dell’indipendenza e dell’integrità

dello Stato.

(ex) SISDE ora AISI – servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica

alle dipendenze del Ministero dell’Interno, svolge compiti informativi e di

sicurezza per la difesa dello Stato democratico e delle istituzioni che, secondo

la Costituzione, sono a suo fondamento contro chiunque vi attenti e contro

ogni forma di eversione.

Ad essi vanno però aggiunti altri organismi che appaiono ugualmente rilevanti

ai fini operativi dell’intelligence.

RIS – Reparto informazioni e Sicurezza – è il II Reparto del Ministero della Difesa,

collocato nello Stato Maggiore; svolge compiti di sicurezza interna ed operativa

per le Forze armate.

II° Reparto della Guardia di Finanza – controlla le frontiere e il movimento dei capitali,

è stato recentemente ristrutturato. La sua presenza sul territorio una volta affidata

a centri speciali, dipendenti dalla struttura centrale, è ora collocata all’interno di

reparti territoriali di valenza regionale.

DIA – Divisione Investigativa Anti-Mafia – nata in seno al Ministero dell’interno

del 1991 per la lotta alla Mafia e alla Criminalità internazionale, è un’effiiente ed

efficace servizio di informazione interforze, specializzato nelle materie di propria

competenza.

(Rapetto, Di Nunzio, L’Atlante delle spie)

Da http://giulianolazzari.splinder.com

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IL PERCHE’, ANALIZZIAMO LE STRUTTURE: I MANDANTI

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IL CENTRAL INTELLIGENCE ACT del 1949:

Nel 1949 viene promulgato

il Central Intellience Agency                                          cia1.jpg

Act, una sorta di

provvedimento integrativo

dell’Atto del 1947, con cui

viene stabilito che la CIA

– possa sfruttare procedure

amministrative meno rigide

di quelle normalmente

previste per le

amministrazioni

pubbliche federali.

– sia esente dalle normali

limitazioni di spesa che

in via ordinaria sono

previste dalle vigenti

normative per i fondi pubblici.

Questa norma prevede che i fondi della CIA possono essere inseriti nel budget

di altri dipartimenti e trasferiti all’agenzia senza dover considerare l’originaria

assegnazione in bilancio, circostanza che codifica la segretezza delle reali

assegnazioni finanziarie della CIA.

In merito alla tutela delle fonti informative e alle possibili metodologie per

salvaguardarne la copertura. L’Atto del 1949 esenta la CIA dal dover dichiarare

informazioni relative al personale impiegato. L’ufficio del vicedirettore della

Central Intelligence evolve gradualmente. Fino al 1953, il ruolo di vicedirettore

viene assunto dal generale Walter Bedell Smith, poi quarto direttore della

Central Intelligence.

LA CENTRAL INTELLIGENCE AGENCY (CIA):

La CIA è un’agenzia indipendente, che risponde – tramite il DCI – direttamente

al PRESIDENTE e deve dar conto al popolo americano attraverso i comitati di

vigilanza inseriti nel Congresso degli Stati Uniti. La CIA riferisce regolarmente

ai Comitati parlamentari sull’Intelligence, così come stabilito dall’Intelligence

Oversight Act del 1980 e da vari altri provvedimenti emanati sotto forma di

Executive Orders. L’agenzia deve inoltre riferire al Defense Subcommittees

of the Appropriations Committees nelle due Camere del Congresso. Infine

la CIA è tenuta a produrre relazioni al Senate Foreign Relations Committee,

all’House Committee on Foreign Affairs, e agli Armed Service Committees,

nonché a tutte le altre commissioni o loro membri che ne facciano richiesta.

L’ORGANIGRAMMA:

L’architettura organizzativa della CIA è così strutturata:

– Directorate of Intelligence

la branca della CIA dedicata alle attività di analisi, ha il compito di produrre

(reperire, acquisire e classificare) e distribuire tutte le informazioni derivanti

dalle attività di intelligence in ordine alle tematiche dello scenario internazionale.

– Directorate of Science and Technology

realizza ed applica soluzioni tecnologiche innovative delle iniziative di ‘intelligence

collection’.

– Directorate of Operations

il cui vertice ha la responsabilità delle azioni clandestine di intelligence all’estero.

– Center for the Study of Intelligence

è l’entita cui sono demandati i compiti di gestire gli archivi storici e il materiale

di documentazione promozionale, nonché di incentivare gli studi e le ricerche

nel settore dell’intelligence, quest’ultima intesa come legittima e rigorosamente

seria disciplina.

– Office of General Counsel

supporta il direttore della Central Intelligence, la CIA e il Community Management

Staff in ordine a tutte le questioni di carattere giuridico.

– Office of Pubblic Affairs

ovvero l’articolazione dedicata alle relazioni istituzionali con l’esterno.

(Rapetto, Di Nunzio, L’Atlante delle spie)

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