Nelle foreste, oltre ad un senso primordiale di pace, subentra nei nostri fedeli
compagni (e non solo), quell’istinto immutato di caccia e curiosità.
Il fiume o torrente che scorre, originato dal ghiaccio, non rappresenta solo
una fonte di approvvigionamento legato alla sete, ma l’istinto porta a cercare
qualcosa di altro, con il quale combattere le fatiche dei sentieri. Il muso di
Vela nell’acqua del torrente, non cerca più di assecondare la sete, ma qualcosa
di cui conserva memoria genetica di antico cacciatore, l’istinto che la porta ad
aprire le mascelle per afferrare ed assecondare una fame vorace improvvisa
dalla forma antica di un pesce. Un tempo andava a pesca in tal modo, e la
mattina sfamava così i suoi piccoli. Una buona colazione, e gli occhi brillano
dal piacere ritrovato. E così anche nel bosco, spesso durante le passeggiate
spariva per ricomparire puntuale dopo quindici o venti minuti, gli odori l’
hanno ricondotta per la libertà ritrovata di antico predatore quale era. Le
prede non mancano, e il suo istinto sembra divenire più sensibile e indipendente
ogni giorno che passa. Ricondurla al guinzaglio poi, in un contesto sociale
più normale, sembra impresa ardua. Cerca di condividere con me tutto, non
sottostà ad un ruolo marginale. La sua capacità di udito e di olfatto in alcuni
luoghi è superiore alla mia, e la rendono sorda e insensibile ai comandi.
Tende ad entrare in competizione con me.
Come per dire, ‘in fatto di caccia conservo la supremezia, quindi se vuoi sopravvivere
segui me e il mio fiuto’. Il vecchio istinto riaffiora, e sollecitarlo e contemplarlo è
uno spettacolo della natura nella natura. Non ci sono termini artificiosi interposti
fra noi e quel sogno primordiale di libertà.
Non sogniamo la fuga, siamo la fuga, e rappresentiamo questo a tutti coloro che
scandalizzati indagano una probabile verità su noi e la nostra venuta. Anche il
nostro comportamento nell’insieme appare sospetto. Per tutti coloro che abituati
al proprio Fido, bello, socievole, ubbidiente e con qualche chilo di troppo (ad
immagine e somiglianza dei padroni), lo spettacolo che scorre come acqua di
torrente in piena e si offre ai loro occhi indiscreti è orribile e terrificante se
non addirittura scandaloso, quanto una natura indomata.
Vela di carattere socievole ed espansivo, inventrice di mille giochi, abituata a
voler bene, perché è ben voluta, offre uno spettacolo dissacrante per sé e il
suo padrone. E visto la mia ammirazione per le sue doti di cacciatore sembra
volermi insegnare i segreti della raccolta, approfondendo e affinando il fiuto
con funghi, bacche, e radici. Vuole essere riconosciuta a tutti gli effetti capobranco,
di tutto il branco a cui lei si offre degna cornice.
Non posso dargli torto.
E’ acqua che scorre, uccello che vola, pioggia che cade, luce che risplende, e spesso,
ghiaccio che si ritira per paura e colpa dell’umano.
Il suo nuovo terrore ritrovato.
Fornendo così pretesto per ogni sorta di equivoci.
Le fondamenta della sua educazione poggiano su basi differenti, per cui agli occhi
di esterrefatti turisti debbo apparire una sorta di disadattato, frutto di una schizofrenia
metropolitana. Che in barba alle buone regole non si sottomette alle fiere ambulanti di
circhi divenuti per l’occasione campeggi. I circhi non appartengono più alla sfera
culturale. Così ritornando a quei momenti di quiete millenaria, adagiato fra la neve
e il ghiaccio, senza lancia, ma con altri utensili che il progresso mi ha fornito, un
occhio artificiale per rendere immortali nel tempo questo ‘Viaggio’ nel tempo
appunto, la ritraggo come l’artista con i suoi panorami.
Non è dissimile da essi, sono loro che mi danzano attorno.
(Giuliano Lazzari, Il Viaggio, http://giulianolazzari.myblog.it )