MALCOM E IL JAZZ

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malcom e il jazz


Da Small’s presi un taxi e andai al Teatro Apollo.

Ricordo benissimo che suonava l’orchestra di Jay McShann perché il

loro cantante, Walter Brown, quello che cantava sempre Hooty Hooty

Blues, diventò più tardi mio ottimo amico.

 

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Di lì, sul lato opposto della 125esima Strada, all’angolo con la Settima

Avenue, vidi il grande edificio grigio dell’Hotel Theresa, che allora era

il migliore albergo di New York City dove potevano stare i negri, parecchi

anni prima che gli alberghi giù in città li accettassero.

 

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Proprio nella 126esima Strada, vicino all’entrata del palcoscenico Apollo,

c’era l’Hotel Braddock. Sapevo che il suo bar era famoso come posto di

ritrovo delle celebrità negre e quando entrai vidi, allineati lungo l’

affollattissimo banco, personalità famose come Dizzy Gillespie, Billy

Eckstine, Billie Holiday, Ella Fitzgerald e Dinah Washington.

 

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Mentre Dinah Washington stava andandosene in compagnia di alcuni

amici, sentii che qualcuno diceva che la cantante era diretta al Savoy

Ballroom dove quella sera si sarebbe esibito Lionel Hampton.

 

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Lei era la cantante della sua orchestra.

Quella sala da ballo, paragonata con il Roseland di Boston, la faceva

apparire piccola e di modesta categoria.

Il modo di ballare era deguato all’eleganza e alla vastità del luogo.

L’orchestra di Hampton, così preparata e aggressiva, era all’altezza

di grandi come Arnett Cobb, Illinois Jacquet, Dexter Gordon, Alvin

Hayse, Joe Newman e George Jankins. Io feci un paio di balli con

ragazze che stavano fra il pubblico.

 

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Forse un terzo dei tavolini che erano disposti intorno alla pista erano

occupati da bianchi che erano lì soprattutto per assistere ai balli dei

negri: alcuni ballavano insieme e, come a Boston, un certo numero di

donne bianche stavano in compagnia di negri.

Tutti gridavano invitando Hamp a suonare Flyin’ Home e alla fine

egli la eseguì.  Non avevo mai visto in vita mia in modo di ballare così

frenetico. Dopo che un paio di numeri lenti ebbero in certo modo

raffredato l’atmosfera, apparve Dinah Washington.

 

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Quando cantò Salty Papa Blues, i presenti si abbandonarono a un tale

entusiasmo che sembrava dovesse venir giù il tetto del Savoy.

(Malcom X & Alex Haley, Autobiografia)

 

 

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MALCOM E IL JAZZultima modifica: 2011-05-14T20:00:00+02:00da giuliano106
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