Dopo 3 anni diventai fisso.
Questo voleva dire vacanze pagate (ai supplenti non toccavano) e
40 ore alla settimana con 2 giorni liberi.
A quel punto anche Stone fu costretto a impiegarmi come aiuto su 5
percorsi diversi.
Solo quello, dovevo fare…5 percorsi diversi.
Col tempo avrei imparato bene il casellario più le scorciatoie e le trappole
di ogni percorso. Sarebbe diventato sempre più facile.
Potevo cominciare a crogiolarmi nell’attesa di giorni migliori.
Ma in un certo senso non ero molto contento.
Non che volessi soffrire a tutti i costi, il lavoro era ancora abbastanza
duro, ma mancava la suspanse di quand’ero supplente…quando non
sapevo cosa cazzo sarebbe successo un minuto dopo.
Un po’ di postini fissi vennero a stringermi la mano.
– Congratulazioni, dissero.
– Si, dissi io.
Congratulazioni per che cosa? Non avevo fatto niente.
Adesso ero membro del club. Ero uno dei ragazzi. Avrei avuto un
lavoro sicuro, per anni, e alla fine avrei potuto optare per un determinato
percorso. Ricevere regali di Natale dalla gente. E quando avrei telefonato
per darmi malato, avrebbero preso qualche povero bastardo di supplente
e gli avrebbero detto:- Dov’è il postino oggi? E’ in ritardo. Il postino fisso
non è mai in ritardo.
E così eccomi postino.
Poi misero in giro una circolare che diceva che non bisognava lasciare berretti
e altri oggetti sul casellario.
Quasi tutti i ragazzi ci mettevano il berretto.
Non facevano male a nessuno e risparmiavano la strada fino allo
spogliatoio.
E adesso dopo 3 anni che mettevo il berretto sul casellario mi ordinavano
di non farlo più.
(C. Bukowski, Post Office, Guanda)