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Un giorno noi tutti realizzeremo che il primo dovere di ogni buon
cittadino, uomo o donna, di giusta razza, è quello di lasciare la
propria stirpe dopo di sé nel mondo; e che, allo stesso tempo,
non è di alcun vantaggio consentire una simile perpetuazione di
cittadini di razza sbagliata. Il grande problema della civiltà è riuscire
a ottenere, nella popolazione, l’aumento degli elementi di valore rispetto
a quelli di poco valore o che risultano addirittura nocivi.
Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile rendere piena
coscienza dell’immensa influenza esercitata dall’ereditarietà….
Spero ardentemente che agli uomini dinonesti venga impedito del
tutto di procreare; e che ciò avvenga non appena la cattiva natura
di questa gente sia stata sufficientemente provata.
I criminali dovrebbero essere sterilizzati e ai malati di mente
dovrebbe essere vietato avere dei figli, è importante che solo la
brava gente si perpetui.
Questa citazione potrebbe essere uscita dalla bocca di uno degli
innumerevoli funzionari politici presenti agli incontri e alle feste
dei raduni della Germania nazista negli anni Trenta.
Ma non è così.
Queste sentenze sono state emesse dal 26° Presidente degli Stati
Uniti, Theodore Roosevelt (e da molti altri…’democraticamente’
parlando), e rappresentano la visione ‘illuminata’ di milioni di
americani rapiti dal movimento ideologico che è stato di fatto
trascritto dai libri di storia americana (..e non solo).
Dalla fine del secolo fino alla Grande Depressione, l’eugenetica
venne abbracciata dalla maggior parte dell’élite degli intellettuali
americani come la panacea per le ingiustizie economiche e per
i malanni sociali che minacciavano il tessuto della vita americana.
L’eugenetica prese piede nel momento in cui i riformatori erano
sempre più scoraggiati dalla loro apparente inabilità a trattare
efficacemente le escalation di criminalità, povertà e inquietudine
sociale.
Il movimento dell’eugenetica incominciò a diffondersi nell’ultimo
decennio del secolo scorso sulla scia della prima ondata migratoria,
che portò con sé la grande espansione dei bassifondi cittadini e
le prime rivendicazioni sindacali organizzate.
Questo fenomeno raggiunse il suo picco nella fredda atmosfera
isolazionista che seguì la prima guerra mondiale e che produsse
in America la prima grande paura del ‘pericolo rosso’. Durante
questo periodo, le vecchie famiglie americane che goveravano il
paese, al fine di promuovere il concetto di una politica eugenetica,
unirono le proprie forze in un’attiva alleanza con gli accademici
e i professionisti del ceto medio.
L’élite bianca dell’America anglosassone e protestante diventava
sempre più paranoica sulla questione della perdita del controllo
economico e politico del Paese.
Per la prima volta, l’egemonia della Wasp veniva rigorosamente
sfidata da irlandesi, ebrei, italiani e altri gruppi che rivendicavano
un pezzo del sogno americano.
Allo stesso tempo, professionisti e accademici stavano disperatamente
cercando un modo per spiegare il loro fallimento nell’area delle
riforme sociali ed economiche.
Entrambi i gruppi trovarono la risposta nell’eugenetica.
Il suo fascino era irresistibile.
(J. Rifkin, Il secolo biotech)