IL MONACO NERO (3)

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Alle quattro e mezzo tornò ad accendere la candela e in quel momento

scorse il monaco nero che stava seduto nella poltrona accanto al letto.

– Buon giorno, disse il monaco e, dopo un po’ di silenzio, domandò:

– a che cosa stai pensando?

– Alla gloria, rispose Kovrin.

– Nel romanzo francese che leggevo dianzi è raffigurato un giovane

scienziato che fa sciocchezze e deperisce per bramosia di gloria.

– Per me questa bramosia è incomprensibile.

– Perché sei intelligente.

– Tu consideri la gloria con indifferenza, come un balocco che non ti

diverte.

– Sì, è vero…..

Tanja frattanto si era svegliata e con stupore e sgomento guardava il marito.

Egli parlava rivolgendosi alla poltrona, gestiva e rideva, i suoi occhi brillavano

e nel suo riso c’era un che di strano.

– Andrjusa, con chi parli?

domandò, afferandogli la mano, che egli aveva teso verso il monaco.

– Andrjusa! Con chi?

– Eh? Con chi? si turbò Kovrin.

– Con lui, ecco….

– Eccolo lì seduto, disse indicando il monaco nero.

– Qui non c’è nessuno….nessuno!

– Andrjusa, tu sei matto!

Tanja abbracciò il marito e si strinse a lui, come per difenderlo dalle visioni,

e gli coprì gli occhi con la mano.

– Sei malato! si mise a singhiozzare, tremando in tutto il corpo.

– Perdonami, caro, diletto, ma già da lungo tempo ho osservato che l’anima

tua è sconvolta da non so che cosa…..

– Sei malato nella psiche, Andrjusa…

Il tremito di lei si cominicò anche a lui. Egli gettò ancora uno sguardo alla

poltrona, che ormai era vuota, sentì a un tratto una debolezza nelle mani

e nelle gambe, si spaventò e prese a vestirsi.

– Non è nulla, Tanja, non è nulla…., mormorava, tremando.

– Infatti sono un pochino indisposto…è tempo ormai di riconoscerlo.

– Io me n’ero accorta già da un pezzo…anche il babbo se n’è accorto, diceva,

sforzandosi di trattenere i singhiozzi.

– Parli con te stesso, sorridi in un certo modo strano….non dormi.

– Oh, Dio mio, Dio mio, salvaci! proferì sgomenta.

– Ma tu non temere, Andrjusa, non temere, per l’amor di Dio non temere….

Anch’ella cominciò a vestirsi. Solo adesso guardandola, Kovrin comprese tutto

il pericolo del proprio stato, capì che cosa significasse il monaco nero e i

colloqui con lui.

Adesso gli riusciva chiaro ch’egli era pazzo.

(Anton Cechov, Il monaco nero)


 

 

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IL MONACO NERO (3)ultima modifica: 2011-10-17T08:00:00+02:00da giuliano106
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