LA VIOLENZA DI QUESTO MARE

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la violenza di questo mare

 

 

 

 

 

 

Il processo della disciplina e della civiltà non ha arginato la

violenza, al contrario, l’ha moltiplicata.

La guerra tecnica ed i genocidi lasciano dietro di sé un pro-

fondo disorientamento.

L’anonima morte di massa ha fatto saltare la fiducia nella so-

pravvivenza pacifica della società. La fede nel progresso è

svanita a partire dalle battaglie materiali della prima guerra

mondiale. Le utopie della pace e gli ideali di comprensione

reciproca sembrano particolarmente inutili, completamente

al di fuori della realtà, al limite consolatori.

E anche le reazioni spontanee di rabbia o di dolore, di colpa

o di vergogna non rappresentano la realtà della violenza.

Le catastrofi di questo secolo non sono vinte né con sentimen-

ti di sdegno, né con teoremi morali o appelli pedagogici.

Di solito la soluzione al disorientamento è la distanza, il dis-

tacco analitico, la chiarezza concettuale. L’atteggiamento me-

todico della diagnosi sociologica offre una buona premessa.

Aiuta a mettere da parte la paura. E’ comunque naturale che

ci siano giudizi di valore. Questo freddo riserbo potrebbe es-

sere considerato scandaloso.

Ma non si dovrebbe scambiare per insensibilità.

Quanto più la portata e l’intensità della violenza ci sconvol-

gono e suscitano resistenze interne, tanto più l’accuratezza

analitica è indispensabile, se si vuol arrivare a capire.

(W. Sofsky, Il paradiso della crudeltà)

 

 

 

 

 

 

 

la violenza di questo mare

 

LA VIOLENZA DI QUESTO MAREultima modifica: 2012-01-22T17:30:00+01:00da giuliano106
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