UN MONDO ALLO SPECCHIO (5)

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Fu senza dubbio per amore di simmetria che sin dalla fine del

XIX secolo Arthur Schuster, un fisico britannico immaginò l’esi-

stenza di un mondo specchio di antimateria, i cui atomi aveva-

no proprietà esattamente opposte – ma in che senso opposte?

– a quelle degli atomi della materia ordinaria.

Intuizione generale, ma senza prospettive per il futuro in assen-

za di un formalismo che ne potesse sostenere l’elaborazione. La

vera costruzione dell’antimateria avrebbe dovuto attendere an-

cora trant’anni finché  la meccanica quantistica cercò di coniugar-

si con la relatività ristretta.

 

un mondo allo specchio

 

Mentre la meccanica classica di Newton descrive oggetti capaci

di spostarsi a velocità arbitrariamente grandi, la meccanica rela-

tivistica, al contrario, stabilisce che non si può andare più rapidi

della velocità della luce (???….).

La meccanica newtoniana è dunque solo un’approssimazione del-

le meccanica relativistica, quella della velocità deboli rispetto al-

la velocità della luce. Allo stesso modo, la meccanica classica di

Newton, quella delle certezze, è solo un’approssimazione di quel-

la quantistica, che è una meccanica delle probabilità.

Mentre nella meccanica di Newton gli oggetti hanno una velocità

e una posizione perfettamente definite, la meccanica quantistica ri- 

conosce che tale certezza non è assoluta, e anzi può essere del tut-

to impossibile parlare simultaneamente della velocità e della po-

sizione di una molecola. 

 

un mondo allo specchio

 

La relatività ideata da Einstein aveva avuto all’epoca una buona

accoglienza. Fu dunque assolutamente naturale, verso la fine de-

gli anni venti, per il fisico britannico Paul Dirac, lanciarsi alla ri-

cerca di una equazione che predicesse il comportamento degli e-

lettroni, e che fosse quantistica pur basandosi sulle equazioni del-

la relatività ristretta e non su quelle della meccanica newtoniana.

Se infatti si voleva che l’edificio della fisica conservasse la sua coe-

renza, diventava urgente cercare di costruire un’equazione che re-

golasse insieme il sistema quantistico e quello relativistico.

Dirac era guidato dalla ricerca della simmetria.

Dal momento che era previsto dalle sue equazioni, secondo lui

quel mondo specchio doveva esistere da qualche parte e avere lo

stesso rilievo del mondo della materia: 

Se accettiamo la visione di una completa simmetria fra cariche po-

sitive e negative nelle leggi fondamentali della natura, allora dob-

biamo considerare accidentale il fatto che la Terra contenga perlo-

più elettroni negativi e protoni positivi. Può darsi infatti che esista-

no altrettante stelle di due tipi. I due tipi di stelle avrebbero esatta-

mente lo stesso spettro luminoso e non ci sarebbe modo di distin-

guerle con gli attuali metodi astronomici. 

 

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Dirac enuncia qui due questioni fondamentali: se la teoria non è in

grado di distinguere fra materia e antimateria, ed esiste un mondo

di antimateria equivalente al nostro, allora dove si nasconde?

E come si deve discutere con i  mondi lontani per sapere in anticipo

se l’incontro tra i ‘rappresentanti’ dei due mondi porterà ad abbracci

fraterni o viceversa a una castrofica esplosione?

Secondo Dirac, il problema principale posto dalle risoluzioni di ener-

gia era legato all’instabilità del vuoto che sembra implicare la loro

esistenza: in effetti, queste equazioni suggeriscono che, senza fornire

energia, ossia in modo completamente gratuito, si potrebbe produrre

una coppia di molecole – l’una di energia positiva, l’altra di energia

negativa – contrapposte e di grandezza indeterminata. 

 

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In altri termini, niente impedirebbe al vuoto, la cui energia è nulla

di essere instabile, mentre in realtà chiunque sa che non si ha niente

senza niente, e che senza apporti esterni il vuoto resta disperatamente

vuoto….. 

(…prosegue ……)

 

 

 

 

 

 

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