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In riferimento all’esperimento dei neutrini leggi anche:
i-neutrini-non-sono-piu-veloci-della-luce_C12.aspx &
http://blog.focus.it/quantum-beat/2012/02/22/neutrini-puo-essere-un-errore/
Aggiornamento alle ore 18,30:
ereditato-opera-neutrini-19415.html
Se si vuol capire la Natura la strada è questa…
Prendiamo una luce monocromatica molto flebile (un fotone al-
la volta) che viaggia dalla sorgente in S al rilevatore in D.
Tra la sorgente e rilevatore interponiamo uno schermo in cui vi
sono 2 piccolissimi fori, in A e in B, distanti tra loro alcuni milli-
metri.
Sia A allineato con S e con D, mentre B, trovandosi lateralmente,
non è sulla stessa linea.
Quando il foro in B è chiuso, il rilevatore in D ticchetta con una
certa frequenza, corrispondente al numero di fotoni che arrivano
attraverso A: mettiamo che faccia una media un ‘clic’ ogni 100 fo-
toni partiti da S.
Se si chiude il foro A e si apre quello in B, il contatore ticchetta in
media quasi con la stessa frequenza, dato che i fori sono molti pic-
coli.
Quando entrambi i fori sopo aperti, otteniamo una risposta compli-
cata perché si verifica interferenza: per certe distanze tra i due fori
il numero di scatti del rilevatore è maggiore del 2% che ci si aspet-
ta; per distanze anche pochissimo diverse non si verifica alcun scat-
to.
Verrebbe spontaneo pensare che l’apertura di un secondo foro deb-
ba sempre aumentare la quantità di luce che arriva nel rilevatore,
ma nella realtà non accade così.
Pertanto è sbagliato dire che la luce viaggia ‘seguendo questo
percorso oppure quest’altro’.
Io stesso mi sorprendo talvolta a dire: ” O andrà di qua o andrà di
là”, ma nel dire così devo tenere a mente che in realtà sto parlando
di ampiezze da sommare: il fotone ha un’ampiezza relativa a un
percorso e un’ampiezza relativa all’altro percorso. Se le 2 ampiezze
sono opposte non arriva luce nel punto considerato, anche quando,
come nel nostro caso, entrambi i fori sono aperti.
Ed ecco un’ulteriore complcazione nello strano comportamento del-
la Natura.
Supponiamo di mettere, in A e in B, oppurtuni rivelatori che indichi-
no attraverso quale dei 2 fori passa il fotone quando sono entrambi
aperti.
Poiché la probabilità che un fotone vada da S a D dipende dalla
distanza tra i fori, il fotone deve per forza dividersi in 2 furtivamen-
te e poi ricomporsi di nuovo.
Giusto?
Secondo questa ipotesi, i rivelatori in A e in B dovrebbero sempre
scattare insieme, mentre il rivelatore in D dovrebbe scattare con pro-
babilità da 0 al 4%, a seconda della distaza tra i fori A e B.
Invece, nella realtà, i rivelatori in A e in B non scattano mai assieme:
o scatta A o scatta B.
Il fotone non si divide in 2: o segue un percorso o segue l’altro.
Inoltre in presenza dei rivelatori A e B il rivelatore in D scatta esat-
tamente il 2% delle volte, la semplice somma delle probabilità per i
percorsi A e B: 1% + 1%.
Tale valore non è influenzato dalla distanza tra A e B; l’interferenza
scompare se si pongono dei rivelatori in A e in B!
La Natura ha congegnato le cose così bene che non riusciremo mai a
capire dove sta il trucco: inserendo gli strumenti opportuni possiamo
stabilire qual’è il percorso seguito dalla luce, ma i bellissimi effetti di
interferenza scompaiono.
Se non ci sono strumenti rivelatori, gli effetti di interferenza ritornano!
Decisamente molto strano!
( R. P. Feynman, QED)