LA GUERRA FREDDA

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Nel retrocucina, Smiley aveva controllato ancora una volta il

suo itinerario, aveva spostato delle sedie a sdraio a appuntato

con spilli un filo di spago al mangano come guida, perché nel

buio non vedeva bene. 

Fece una telefonata per dare modo di essere rintracciato.

Poi attese. 

 

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Lo spago portava fino alla porta aperta della cucina, e questa

dava nel soggiorno e nella camera da pranzo attraverso due

porte, l’una accanto all’altra.

La cucina era stretta e lunga, praticamente un corpo aggiunto

alla casa prima che vi fosse aggiunto ulteriormente il retrocu-

cina a vetri. Aveva pensato di usare la stanza da pranzo ma era

troppo rischioso, e inoltre da lì non poteva trasmettere segnali

a Guillam.

 

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Così attese nel retrocucina, sentendosi assurdo e ridicolo senza

scarpe, in calzini, e pulendosi gli occhiali perché il calore del

viso continuava ad appannarli.

Faceva molto freddo in quel retrocucina.

Ma la cosa che lo invigoriva era la certezza che la talpa si sareb-

be presentata.

…La talpa arriva per prima, pensò, la talpa fa gli onori di casa: è

il protocollo, fa parte della finzione, la talpa ti controllerà borsa

e denari, ti terrà d’occhio….

 

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…Sentì il fruscio di un paio di scarpe sulla ghiaia, crepitante e

forte.

I passi si arrestarono.

Hai sbagliato porta, pensò, assurdamente, sono decenni che sba-

gli porta.

Vattene via.

Aveva la pistola in mano e aveva abbassato la sicura.

Tese ancora l’orecchio, non udì nulla.

Sei sospettoso, Gerard, pensò.

Sei una vecchia talpa, avverti subito se c’è qualcosa che non va.

Poi senti lo scatto della serratura: un primo scatto, ti ha bloccato

ad una frontiera. Un secondo scatto, guarda la tenda. 

Sei una vecchia talpa ti conosco bene.

 

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Ora la talpa s’era fermata a frugarsi in tasca in cerca della chiave.

Un tipo nervoso l’avrebbe già avuta in mano, l’avrebbe tenuta ben

stretta tra le dita in tasca durante tutto il tragitto…in taxi; ma non

la talpa.

La talpa poteva insospettirsi, preoccuparsi, ma non innervosirsi.

La porta d’ingresso s’aprì, qualcuno entrò in casa: udì lo stropic-

cio della stuoia, poi la porta che si chiudeva, quindi lo scatto

degli interruttori della luce, e sotto la porta della cucina vide

una striscia pallida.

Mise in tasca la pistola e s’asciugò il palmo della mano contro

la giacca, quindi la tirò fuori di nuovo, si mosse agitato, fece

dei numeri, il visore del cellulare gli illumina le dita e le un-

ghie come rami appassiti di un albero morto. 

 

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…..- Qual’è la nostra copertura nel caso fossimo disturbati?

chiese in buon inglese.

Una bellissima voce – ricordò Smiley – pastosa come la tua.

Spesso ascoltavo due volte i nastri solo per sentire quella vo-

ce. Dovresti sentirlo adesso, Connie……

(prosegue…)

 

 

 

 

 

 

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LA GUERRA FREDDAultima modifica: 2012-04-05T08:00:00+02:00da giuliano106
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