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…..Spesso avveniva che mentre si aggirava lontano dalla città,
scorgesse nei campi una compagnie di giovinette che giocava-
no tra loro; ed allora, sotto l’aspetto di lupo, si lanciava in mez-
zo ad esse con il fallo retto ed eccitato; e mentre tutte le ragazze
scappavano di qua e di là, afferratane una e soddisfatti i suoi
turpi desideri, la uccideva immediatamente; anzi, se ne cono-
sceva una in particolare o aveva qualche preferenza per una di
quelle ragazze, inseguiva quella sola, e isolata dalle altre com-
pagne, la afferrava, perché quando era trasformato ed eccitato
in lupo era estremamente veloce, tanto che avrebbe superato
nella corsa il più veloce levriero del paese.
Aveva dato prove della sua malvagità che tutta la provincia
era terrorizzata dalla crudeltà di quel lupo sanguinario e divo-
ratore. Continuando le sue atroci e diaboliche imprese, nel giro
di alcuni anni uccise tredici bambini di carne tenera e due gio-
vani donne incinte, strappando loro i feti nel modo più sangui-
nario e selvaggio e mangiando i cuori caldi, crudi e palpitanti,
che considerava i bocconi più delicati e più adatti al suo atroce
ed inappagato appetito.
Non solo, ma si narra che uccise nelle montagne agnelli e capret-
ti e animali di questo genere, dopo averli offerti in sacrificio al
Diavolo. Li divorava crudi e sanguinolenti, proprio come se fos-
se stato un vero lupo, tanto che nessuno avrebbe mai osato pen-
sare che si trattasse di un’opera di stregoneria.
In quel periodo, con lui viveva sua figlia, una ragazza giovane
e bella proprietaria di una locanda, verso la quale nutrì il più
innaturale dei sentimenti, commettendo con lei un abominevole
incesto, peccato turpe e contro natura, di gran lunga più terribi-
le dell’adulterio e della fornicazione, anche se il minore di questi
tre peccati già può condannare l’anima al fuoco dell’inferno, sal-
vo il pentimento dell’anima e la grande misericordia di Dio.
Conobbe questa sua figlia quando non era ancora dedito total-
mente al male: si chiamava Beel Stubbe e la sua grazia e la sua
bellezza erano tali da destare l’ammirazione di tutti coloro che
la conoscevano.
La sua brama e i suoi turpi desideri nei suoi riguardi erano tali
che egli ne abbe un figlio e aveva rapporti quotidiani con lei
come concubina.
Quella immonda e insaziabile bestia, ormai completamente de-
dita al male, mostrò la sua lussuria giacendo anche con la pro-
pria sorella, avendo rapporti con lei per lungo tempo, perché a
questo lo spingeva la malvagità del suo animo.
Una volta che la donna era andata da lui a fare quattro chiacchiere,
prima che andasse via, era riuscito ad ammaliarla coi suoi discorsi
dolci e lusinghieri e ad annullarne la volontà a un punto tale da
giacere con lei, e in seguito l’ebbe sempre pronta ai suoi voleri.
Aveva, anche, un figlio giovane e bello, nato quando era ancora
giovane, il primo frutto del suo corpo, cosa per cui provava grande
gioia, tanto che spesso lo chiamava conforto del suo cuore: eppure
il piacere dell’assassinio prevalse sull’amore che provava per quel
suo unico figlio.
Assetato del suo sangue, un giorno lo invitò a seguirlo in campa-
gna; si appartò in una vicina foresta con la scusa di fare i propri
bisogni e, mentre il giovinetto lo precedeva, si nascose assumendo
l’aspetto di lupo e si avventò su di lui dilaniandolo con atroce cru-
deltà.
Fatto ciò, ne divorò il cervello estratto dalla testa, come se questo
fosse il modo più raffinato per calmare il suo appetito. Fu questo
l’atto più mostruoso di cui si abbia memoria, perché mai fu udito
parlare di un uomo malvagio la cui natura fosse così degenerata.
Poi dopo questi misfatti, correva libero per i suoi boschi…..