DISASTRO AMBIENTALE (2) (1 maggio 2010)


Da Bp pagherà 4,5 miliardi di multa


 

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Dipendenza dal petrolio significa vulnerabilità economica.

Le impennate del prezzo del petrolio portano sia all’inflazione sia

alla recessione, con impatti reali sui redditi individuali e sui posti

di lavoro.

Negli Stati Uniti, ben nove dei dieci periodi di recessione verificati-

si dalla fine della seconda guerra mondiale sono stati preceduti da

bruschi incrementi del prezzo del petrolio.

Gli attori chiave sul palcoscenico del petrolio, ovvero le nazioni

importatrici e quelle esportatrici, hanno tra loro un rapporto simi-

le a quello che unisce un tossicodipendente al suo spacciatore: nes-

suno dei due sopravvive senza l’altro.

Il tema della dipendenza è forse scontato, ma non è solo una meta-

fora. Negli studi fatti sulla dipendenza da sostanze chimiche, la de-

finizione classica di ‘dipendenza’ comprende tre aspetti:

l’assuefazione, cioè la tendenza a usare una sempre maggiore quan-

tità di sostanza per raggiungere gli effetti desiderati; l’astinenza, in

cui si provano gli effetti indesiderati della mancanza d’uso; e l’uso

continuato di una sostanza nonostante le conseguenze negative.

Tutti e tre questi aspetti sono evidenti nel rapporto del mondo mo-

derno con il petrolio.

Il petrolio rappresenta il 36% del budget energetico della Francia, il

39% di quello degli Stati Uniti, il 49% di quello del Giappone, il 51%

di quello thailandese e il 77% di quello dell’Ecuador. Ma queste cifre

minimizzano comunque la dipendenza, poiché in molti paesi il pe-

trolio fornisce praticamente tutto il combustibile per i trasporti.

In generale, nonostante l’aggravarsi dell’inquinamento, delle emis-

sioni di gas serra e di altri problemi, nel corso degli anni il consumo

mondiale è sempre aumentato, tranne quando gli incrementi repen-

tini del prezzo del petrolio hanno scatenato crisi di ‘astinenza’ nelle

economie mondiali.

Sebbene i paesi industrializzati consumino oggi la maggior parte del

petrolio, anche le nazioni in via di sviluppo, se si calcola la percen-

tuale di impiego sul totale di energia e se si esclude la biomassa, sono

in media sempre più dipendenti dal petrolio: l’impiego è addirittura

maggiore di quello delle nazioni industrializzate se misurato in pro-

porzione alla dimensione delle loro economie.

Molti paesi in via di sviluppo importano praticamente tutto il petro-

lio di cui necessitano, e sono quindi più vulnerabili rispetto agli in-

crementi di prezzo.

L’agenzia internazionale per l’energia ritiene che se l’aumento di 20

dollari a barile del prezzo del greggio registrato del 2004 si mantenes-

se nel tempo, si registrerebbe una riduzione della crescita economica

dell’ 1% negli Stati Uniti, dell’ 1,6% in Europa ma del 3,2% in India e

del 5,1% nella maggioranza delle nazioni più povere, già molto in-

debitate, soprattutto in Africa.

(WorldWatch Institute)




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