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Dialoghi con Pietro Autier 2 &
Foto del blog:
– Questo non è un foglio di carta qualsiasi, ragazzo mio,
risposi.
– Questa è la prima pagina del ‘Dallas Morning News’ del
22 novembre 1963.
– D’accordo, ma che cos’è che ti attrae tanto?
Additai la mappa in prima pagina che indicava il percor-
so del corteo presidenziale.
– Te l’avevo mai mostrato?
chiesi.
Scosse la testa.
Girai il foglio verso di lui in modo che potesse osservarla.
Copriva i cinque sesti della prima pagina.
– Frank,
continuai,
– vorrei che tu seguissi il percorso del corteo insieme a me.
E qui sulla destra, sta muovendosi lungo Main Street e av-
vicinandosi alla Dealey Plaza. Ci sei?
– Sì,
annuì e con un dito seguì la linea tratteggiata.
– E qui è dove raggiunge la Dealey Plaza.
Si arrestò di colpo.
– Qual’è il problema?
domandai.
– Questa cartina indica che si supponeva che il corteo del
presidente dovesse continuare in Main Street attraversan-
do il centro della Dealey Plaza, senza mai lasciare la Main.
Il suo sguardo era fisso e incredulo.
– Allora che cosa c’è che non va?
insistetti.
Il suo dito si era spostato dalla Main verso la Elm per arri-
vare all’area del deposito dove il presidente era stato colpi-
to.
– Se questo era il tragitto del corteo sulla Main….
Finii io la domanda per lui.
– Come fece dunque ad arrivare qui sulla Elm?
– Qui dove stai guardando, il corteo fece una svolta a sini-
stra di 120°, il che ridusse la velocità della macchina del
presidente a meno di 20 chilometri all’ora….
Frank guardò la linea tratteggiata che indicava il cammi-
no del corteo che continuava sulla Main attraversando il
centro della Dealey Plaza in direzione della Stemmons
Freeway.
– Qui, in Main Steet, la strada prosegue in mezzo ai giar-
dini della piazza,
osservò,
– e non avrebbero potuto colpirlo. Mi stai dicendo forse che,
all’ultimo momento, hanno variato il percorso programma-
to del presidente degli Stati Uniti, verso l’area del deposito?
Tirò indietro la sedia e si alzò.
– Diavolo, non ho mai letto una sola parola da nessuna par-
te riguardo a questo cambiamento. Come hanno potuto te-
nere nascosta una cosa del genere per tre anni?
Mi appoggiai allo schienale della mia poltrona.
– Ora hai capito perché non ti ho sentito bussare alla porta.
– Dove diavolo stava la polizia di Dallas quando hanno mo-
dificato il percorso all’ultimo minuto?
chiese.
– Davvero, dove stava?
ribadii.
– E il Secret Service? E l’FBI?
– E l’amministrazione della città di Dallas,
Frank aggiunse.
– Non hanno anche loro un sindaco in quel dannato posto?
– Sì che ce l’hanno. Il sindaco, quando tutto ciò successe,
era Earle Cabell.
Schiacciai il bottone dell’interfono e arrivò la mia segreta-
ria, Sharon Herkes. Le chiesi di prendere un taxi, andare
alla biblioteca pubblica e cercare l’ultima edizione del
‘Who’s Who in the Southwest’.
– Sono sicuro che vi troverai Earle Cabell. Vedi se la voce
indica qualche collegamento con Washington.
– Con Washington?
chiese Frank.
– Certo,
risposi.
– Non mi dirai che è possibile dirottare il presidente, col
mondo intero che assiste, senza una qualche forma di co-
operazione fra l’amministrazione cittadina e il governo
federale e i servizi segreti!
Frank agguantò la prima pagina del ‘Dallas Morning
News’ e indicò la mappa.
– Diavolo,
esplose,
– la commissione Warren era cieca? Non l’ha vista?
– Ah!
esclamai.
– Ti piacerebbe vedere la prima pagina che è stata inviata
alla commissione Warren?
Aprii il cassetto centrale della mia scrivania e tirai fuori
una copia della prima pagina del ‘Dallas Morning News’
inviata come documentazione alla commissione. La pas-
sai a Frank e accesi la pipa.
– Che bastardi! Avevano eliminato il disegno del percorso
del corteo dalla prima pagina.
Era proprio così.
Sui cinque sesti della pagina del ‘Dallas Morning News’,
dove doveva esserci la mappa del percorso del corteo, c’-
era soltanto un grande riquadro grigio scuro.
– E questa è stata stampata come documento ufficiale da
inviare alla Commissione Warren?
domandò.
Annuii.
– E come diavolo dovremmo chiamare una roba del gene-
re?
chiese, sventolando quel foglio quasi bianco.
Diedi una o due aspirate alla pipa. Poi risposi:
– Questo è quello che tu chiami un colpo di stato!
Dopo un’ora o due, Sharon entrava dalla porta con una
grande fotocopia in mano.
– Non hanno niente sul sindaco Cabell nel Who’s Who,
mi riferì.
– Ma c’è un bel po’ di roba sul generale Charles Cabell.
Diedi un’occhiata all’articolo. Subito venni a sapere che
Charles Cabell era stato il vicedirettore della C.I.A..
Mi informai subito (circa questi due ospiti della compa-
gnia ed i loro segugi…) ….e VENNI A SAPERE CHE IL
GENERALE CHARLES CABELL ERA IL FRATELLO DI
EARLE CABELL,……ex sindaco di Dallas….
A questo punto……
(J. Garrison, JFK Sulle tracce degli assassini)