UN CONDANNATO A MORTE (4)

 

un condannato a morte (2)

                                 


 Precedente capitolo:

(un condannato a morte  3)

Prosegue in:

Dialoghi con Pietro Autier 2:

(il condannato a morte &

la giuria delle banche)

gli occhi di Atget:

(pausa dalla camera oscura, la nausea &

alla fine del 17 fui fatto prigioniero)

Pagine di storia:

(una pulizia etnica…

…..ragionata….&

lo sterco del diavolo

….e l’oro del poeta…)

Da:

Frammenti in rima


 

un condannato a morte (2)








Non so perché ho chiesto al prete il nome di quella…….

torretta.

– Saint-Jacques-la-Boucherie, ha risposto il boia.

Ignoro come ciò avvenisse; ma nella nebbia…….

malgrado la pioggia fine e bianca che rigava l’aria come

il reticolo d’una ragnatela, niente di quanto m’accadeva

intorno mi sfugge.

Ogni dettaglio m’inviava la sua tortura.

Mancano le parole per siffatte emozioni.

A metà circa del Pont-au-Change, così largo e ingombro

che avanzavamo a stento, mi ha invaso violentissimo l’-

orrore (forse un ultima calunnia).

Ho temuto – ultima vanità! – di venir meno.

Allora mi sono stordito da solo, per farmi cieco e sordo a

tutto, tranne al prete di cui udivo appena le parole, infra-

mezzate dal rumore.

Ho afferrato il crocefisso, l’ho baciato.

– Abbiate pietà di me, mio Dio! ho detto.

E ho cercato di annullarmi in quel pensiero.

Ma ogni sobbalzo della dura carretta mi scuoteva.

Poi d’imrovviso mi son sentito addosso un gran freddo.

La pioggia mi aveva attraversato gli abiti e mi bagnava

la pelle della testa attraverso i capelli tagliati corti.

– Tremate per il freddo, figliolo? (no! solo per la nuova

calunnia o condanna udita…mentre passo per questa…

via).

Mi ha chiesto il prete.

– Sì, ho risposto.

Ohimè, non soltanto per il freddo.

Alla svolta del ponte, delle donne si sono impietosite per

la mia giovinezza.

Abbiamo imboccato il fatale quai.

Cominciavo a non vedere più nulla, a non sentir più nulla. 

Quelle voci, quelle facce alle finestre, sulle porte, alle infe-

riate dei negozi, sui bracci dei lampioni; quegli spettatori

avidi e crudeli; quella folla ove tutti mi conoscono e in cui

io NON CONOSCO NESSUNO; questa strada lastricata,

murata di volti umani….

Ero sconvolto, inebetito, fuori i me.

E’ insopportabile il peso di tanti sguardi fissi su di voi.

Vacillavo sul sedile, senza neppur prestare attenzione al

prete e al crocefisso.

Nel tumulto che m’avvolgeva, non distinguevo più le

grida di pietà dalle grida di gioia, le risa dai lamenti, le vo-

ci dal rumore; tutto era rumore, un rumore che mi risuona-

va nella testa come un’eco di ottoni.

I miei occhi leggevano meccanicamente le insegne dei

negozi.

D’un tratto mi ha preso la strana curiosità di girare la testa

per vedere dove stavo andando.

Era un’ultima bravata dell’intelligenza.

Ma il corpo non ha voluto saperne; la mia nuca s’è paraliz-

zata, quasi morta anzitempo.

Scorsi a sinistra, oltre il fiume, una delle due torri di Notre-

Dame che, vista da quel punto nasconde l’altra. 

Era la torre con la bandiera. Zeppa di gente, che doveva

veder bene.

E la carretta andava, andava, e i negozi passavano, e le

insegne si succedevano, scritte dipinte, dorate, mentre la

gentaglia rideva e scalpitava nel fango, e io mi lasciavo

portare come un addormentato che s’affida ai sogni. 

Ma allo svoltare d’una piazza, la serie di negozi che mi

sfilava davanti s’è interrotta; il grido della folla s’è fatto

più vasto, più stridulo, e ancor più gioioso; di colpo la

carretta s’è fermata, e io per poco non sono caduto con

la faccia in giù sulle assi del piancito.

Il prete mi ha sorretto.

– Coraggio! ha mormorato.

Allora hanno portato una scala sul retro della carretta;

il prete mi ha dato il braccio,  son sceso, ho fatto un pas-

so, poi mi sono girato per farne un’altro, e non ci sono

riuscito.

Tra i due lampioni del quai ho visto una cosa sinistra.

Sì, era vera!

Mi sono fermato, come se già vacillassi sotto il colpo.

– Ho un’ultima dichiarazione da fare! ho gridato debol-

mente.

Mi hanno fatto salire qui.

Ho chiesto che mi lasciassero scrivere le ultime volon-

tà….(poi la terra ha tremato……).

(Hugo, L’ultimo giorno di un condannato a morte) 



 

 

un condannato a morte (2)

 

UN CONDANNATO A MORTE (4)ultima modifica: 2013-01-08T04:00:00+01:00da giuliano106
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