L’INDIVISIBILITA’ DEL BENE DAL MALE (4)

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l’indivisibilità del bene dal male (3)

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Dialoghi con Pietro Autier 2 &

gli occhi di Atget

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è buio

sul ghiacciaio

Da:

i miei libri


 

l'indivisibilità del bene dal male 4







….Sì, sì,

urlarono ramponieri e marinai (inferociti, accecati da un

odio primordiale …, se pur guardavano il grande mare

come sola ed unica cornice, la cecità li univa nella caccia

…..antica….), avvicinandosi di corsa al vecchio fremente

– occhio aguzzo alla Balena bianca; lancia aguzza per Mo-

by Dick!

– Che Iddio vi benedica,

egli parve mezzo gridare e mezzo singhiozzare

– che Iddio vi benedica, marinai. Dispensiere! Va’ a spillare

la misura grande di ‘grog’. Ma che è quel muso lungo, signor

Starbuck?

– Non vuoi cacciare la Balena Bianca?

– Non te la senti di affrontare Moby Dick?

– Me la sento di affrontare la sua mascella adunca, fosse

anche la mascella della Morte, capitano Achab, se ci capita

a tiro nel lavoro che facciamo; ma io sono venuto qui a cac-

cia di balene, non a vendicare il mio comandante.

 

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– Quanti barili ti procurerebbe la tua vendetta, ammesso che

tu possa consumarla, capitano Achab?

  Non ti renderà molto al mercato di Nantucket…..

– Il mercato di Nantucker! Bah! Ma vieni più vicino, Star-

buck; tu richiedi un discorso più profondo.

  Se si tratta di misurarla in denaro, amico, e i contabili han-

no valutato il globo come la loro grande cassaforte cingendo-

la di ghinee, una ogni terza parte di un pollice, allora, lascia

che te lo dica, questa mia vendetta renderà un gran premio

qui!

– Si batte il petto!

mormorò Stubb.

 

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– Perché mai? Mi sembra che risuoni molto vasto, ma vuoto.

– Vendetta su un bruto senza parola!

gridò Starbuck

– che ti ha colpito semplicemente per l’istinto più cieco!

  Pazzia! Essere adirato con una cosa muta, capitano Achab,

sembra una bestemmia!

– Ascoltami ancora, il discorso è più profondo.

  Tutti gli oggetti visibili sono come maschere di cartone. Ma

in ogni evento, nell’atto vivo, nell’azione indubbia, alcunché

di sconosciuto ma sempre raziocinante sporge le sue fattezze

da dietro la maschera irragionevole. E se l’uomo vuole colpi-

re, colpisce attraverso la maschera!

  In qual modo il prigioniero può uscire se non trapassando

la parete?

 

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  Quanto a me, la Balena Bianca è quella parete (ed io la col-

pisco, e batte con la sua gamba di legno…sul pavimento…),

 spinta vicino a me.

  Certe volte penso che dietro non vi sia niente.

  Ma è già abbastanza. Essa mi accusa, mi sovrasta, vedo in

lei una forza oltraggiosa cui è legata una malizia imperscru-

tabile.

 E’ quella cosa imperscrutabile quella che odio di più: e, sia

la Balena Bianca l’effetto, o sia la Balena Bianca la causa, io

sfogherò il mio odio su di lei….

 Non parlare di bestemmia, amico, io colpirei il sole se mi

insultasse. Perché, se il sole potesse farlo, io potrei ripagar-

lo di uguale moneta, poiché in ciò vi è sempre qualcosa di

simile a un gioco leale, visto che la gelosia regna su tutte

le creazioni.

 Ma non è mio padrone, marinaio, nemmeno quel gioco

leale.

 Chi c’è sotto di me?

  La verità non ha confini……

(Melville, Moby Dick)





 

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L’INDIVISIBILITA’ DEL BENE DAL MALE (la relazione di Jekyll sul caso…)

 

Prosegue in:

Pagine di storia: l’indivisibilità del bene dal male (2) &

Dialoghi con Pietro Autier 2 &

gli occhi di Atget

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l’indivisibilità del bene dal male &

la forma è il vuoto

e il vuoto è la forma stessa

Da:

i miei libri


 

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Sono nato nel….., erede di una cospicua fortuna e dotato di qualità

eccellenti. Incline per natura all’operosità, ambizioso soprattutto

di acquistarmi la stima dei migliori, dei più saggi tra i miei simili,

tutto sembrava promettermi un futuro brillante e onorato.

Il peggiore dei miei difetti era una certa impaziente vivacità, un’-

irrequieta gaiezza che taluni sarebbero stati felici di possedere,

ma che io trovavo difficili da conciliare col mio prepotente desi-

derio di andare sempre a testa alta, esibendo in pubblico un con-

tegno di particolare gravità. 

 

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Fu così che cominciai molto presto a nascondere i miei piaceri,

e che quando, giunti gli anni della riflessione, presi a conside-

rare i miei progressi e la mia posizione nel mondo, mi trovai

già incamminato in una vita di profonda doppiezza.

Molti si sarebbero addirittura vantati di certe leggerezze, di

certe sregolatezze che io, dalla mia altezza e ambiziosità di 

vedute, consideravo invece una colpa e nascondevo con ver-

gogna quasi morbosa. 

Più che difetti gravi, furono dunque le mie aspirazioni ecces-

sive a fare di me quello che sono stato, e a separare in me, più

radicalmente che negli altri, quelle due province del bene e

del male che dividono e compongono la duplice natura dell’-

uomo. 

 

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Il mio caso m’ha spinto a riflettere lungamente e a fondo su

questa dura legge della vita, che è all’origine della religione

e anche, senza dubbio, tra le maggiori fonti di infelicità.

Per duplice che fossi, non sono mai stato quello che si dice un

ipocrita. I due lati del mio carattere erano ugualmente affer-

mati: quando m’abbandonavo senza ritegno ai miei piaceri

vergognosi, ero altrattanto me stesso di quando, alla luce del

giorno, mi affaticavo per il progresso della scienza e il bene

del prossimo.

Ma accadde che le mie ricerche scientifiche, decisamente ori-

entate verso il mistico e il trascendente, venissero a confluire

con le riflessioni che ho detto, gettando una viva luce su que-

sta coscienza d’una guerra perenne di me con me stesso. 

 

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Sia sul piano scientifico che su quello morale, venni dunque 

gradualmente avvicinandomi a quella verità la cui parziale

scoperta m’ha poi condannato a un così tremendo naufragio:

l’uomo non è veracemente uno, ma veracemente due.

E dico due, perché le mie conoscenze non sono giunte oltre.

Altri seguiranno, altri porteranno avanti queste ricerche, e

non è da escludere che l’uomo, in ultima analisi possa rive-

larsi una mera associazione di soggetti diversi, incongrui e

indipendenti.

Io da parte mia, per la natura della mia vita, ho avanzato

infallibilmente in una sola direzione.

E’ stato dal lato morale, e sulla mia stessa persona, che ho

imparato a riconoscere la fondamentale e originaria duali-

tà dell’uomo.

 

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Considerando le due nature che si contendevano il campo

della mia coscienza, capii che se potevo dire, con altrettan-

ta verità, di essere l’una come di essere l’altra, era proprio

perché si trattava di due nature distinte; e molto presto, ben

prima che le mie ricerche scientifiche mi facessero lontana-

mente balenare la possibilità di una tale miracolo, appresi a

indugiare con piacere, come in un caro sogno a occhi aperti,

sul pensiero di una separazione dei due elementi.

Se questi, mi dicevo, potessero incarnarsi in due identità se-

parate, la vita diventerebbe molto più sopportabile.

L’ingiusto se ne andrebbe per la sua strada, libero dalle aspi-

razioni e dai rimorsi del suo più austero gemello; e il giusto

potrebbe continuare sicuro e volenteroso nel retto cammino

di cui si compiace, senza più doversi caricare di vergogne e

rimorsi per la colpa del suo malvagio associato.

E’ una maledizione per l’umanità, pensavo, che queste due

incongrue metà si trovino così legate, che questi due gemel-

li nemici debbano continuare a lottare così, nel fondo di una

sola e angosciata coscienza.

Ma come fare per dividerli?

(Prosegue in Pagine di Storia)

(R. L. Stevenson, Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Sig. Hyde)




 

 

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