PIONIERI e NATIVI: The Trail of Tears (18)

Precedenti capitoli:

il pioniere: Frederick Douglass (17) &

il pioniere (16)

Prosegue in:

pionieri e nativi: speculatori & Uomini in ‘buona fede’ (19)

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Nel maggio 1830, il Congresso vota l’Indian Removal Act,

che permette al presidente Jackson di cambiare le terre a

ovest del Mississippi con quelle occupate dalle tribù del

Sud-est.

Queste terre dell’Ovest vengono chiamate ‘Indian Terri-

tory’: corrispondono più o meno all’attuale Stato dell’O-

klahoma.

Nel 1838 il presidente Van Buren non ha timore di dichia-

rare: ‘le misure adottate dal Congresso durante la sua ul-

tima sessione hanno avuto felici risultati. I Cherokee so-

no emigrati senza la minima apparente disapprovazio-

ne’.

La realtà è ben altra, poiché gli indiani hanno opposto

ogni forma di resistenza.

Prima dell’approvazione del progetto, alcuni capi delle

cinque tribù si recano al Senato dove spiegano quel che

hanno costruito sulle loro terre – e si affidano all’ammi-

nistrazione federale affinché le difenda.

 

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In effetti, lo Stato della Georgia, sul quale si trovano i

Cherokee, perseguita gli indiani da diversi anni. La leg-

ge marziale è imposta ovunque; le terre dei Cherokee e-

rano state frazionate e vendute all’asta; membri della

tribù erano stati condannati a morte da una giuria del-

lo Stato della Georgia e impiccati da boia dello stato.

I numerosi appelli fatti dal presidente e al Congresso

per chiedere protezione avevano avuto come risultato,

da parte del governo federale, solo confessioni d’impo-

tenza per proteggere gli indiani.

Così lo Stato della Georgia applica le sue leggi alle ri-

serve indiane, mentre, come nazioni indipendenti, le

tribù non hanno rapporti se non con il governo fede-

rale.

Gli indiani allora portano il conflitto giuridico davan-

ti alla Corte Suprema e il giudice Marshall dà loro ra-

gione.

In realtà tale decisione non sortì nessun effetto sul go-

verno dello Stato della Georgia. In quanto al presiden-

te Jackson, dichiarò semplicemente: ‘Marshall ha pre-

so una decisione, ora la metta in pratica!’. 

Di fronte a tale cinismo delle autorità federali, la mag-

gior parte delle tribù si rifiutarono di firmare trattati di

emigrazione e decidono di restare nei loro territori. Ma

nel 1835 alcuni capi firmano il trattato e se vanno nei

nuovi territori con 500 dei 20.000 indiani che formano

le tribù.

 

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Gli indiani devono accollarsi le spese dell’esodo; in gene-

rale le somme necessarie vengono trattenute sulla vendi-

ta della loro terra; questo sistema sarà applicato a tutte le

tribù deportate dal governo americano, che si rifarà così

delle spese!

Per vincere la resistenza dei rimanenti, nel 1838 il gover-

no federale manda il generale Scott e le sue truppe nel Sud-

est. I soldati di Scott, aiutati dai coloni, battono il territorio

dei Cherokee e dei Creek, cacciando gli indiani dai loro po-

deri a colpi di baionetta.

Nello stesso tempo depredano, bruciano i raccolti, abbatto-

no il bestiame. I ribelli vengono raccolti in recinti fortificati 

in attesa dell’esodo. Dei Cherokee riescono a nascondersi 

nelle Smoky Mountains, dove vivono i loro discendenti.

Nel 1834 i Seminole si rifugiano nelle paludi della Florida

per sfuggire all’armata. Nonostante gli sforzi dei sette ge-

nerali inviati successivamente in Florida, e i suoi guerrie-

ri resistono fino al 1842.

….Per molti mesi l’esercito scorta i ‘ribelli’, molti di essi

sono incatenati, fino ai nuovi territori. Nella fretta gli in-

diani riescono spesso a portare solo lo stretto necessario.

Alexis de Tocqueville incontra questi indiani….vicino al

Mississippi……..

(P. Jacquin, Storia degli Indiani d’America) 

 

 

 

 

 

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