UN GABBIANO

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L’avvenire gli appariva tutto rose e fiori.

Appena toccò terra, vide che i gabbiani erano riuniti

in Assemblea Generale. Ed avevano tutta l’aria di tro-

varsi in riunione già da tempo.

Fatto sta che aspettavano proprio lui.

– Il gabbiano Jonhatan Livingston si porti al centro del-

l’Emiciclo!

ordinò l’Anziano.

Il suo tono di voce era quello delle grandi cerimonie.

E quell’ordine è sempre foriero o di grande vergogna o

di grandi onori.

E’ lì al centro dell’Emiciclo che, appunto, ai capi gabbiani

che più si sono distinti viene reso onore dal Consiglio.

Ma sì, pensò Jonathan, stamattina mi hanno visto. Tutto

lo Stormo ha assistito alla mia impresa. Ma io non voglio

onori.

Non aspiro a essere capo. Io desidero solo farli partecipi

delle mie scoperte, mostrar loro i magnifici orizzonti che

ora si sono aperti per tutti noi.

E si fece avanti.

– Il gabbiano Jonhatan Livingston,

l’Anziano proclamò

– viene messo alla gogna e svergognato al cospetto di

tutti i suoi simili!

Fu come se l’avessero colpito con una randellata.

I ginocchi gli si sciolsero, le penne gli si fecero flosce,

le orecchie gli ronzavano.

Messo alla gogna?  Lui? Ma no, impossibile!

E la sua Grande Impresa?

Le nuove Prospettive? Non hanno capito niente!

C’è un errore!

Si sbagliano di grosso!

– ….per la sua temeraria e irresponsabile condotta,

intonava la voce solenne,

– per esser egli venuto meno alla tradizionale dignità

della grande Famiglia de’ Gabbiani….

Questo significava ch’egli sarebbe stato espulso dal

consorzio dei suoi simili, esiliato, condannato a una

vita solitaria laggiù sulle Scogliere Remote.

(R. Bach, Il gabbiano Jonathan Livingston)

 

 

 

 

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