UN ALTRO OCEANO (il piccolo apocrifo) (54)

Precedenti capitoli:

Navigare nell’Eretico mare dello ‘Straniero’ (50) &  (51) &

Un altro Oceano (52) &  (53)

Foto del blog:

L’Eretico mare dello ‘Straniero’ (1)  (2)  (3)

Da:

i miei libri

 

am22

 

 

 

 

(Un altro Oceano…..)

Tu fingi, brontolò.

Mi guardava attentamente.

Io sto parlando di Solaris, sempre e solo di Solaris, e di nient-

‘altro! Non è colpa mia se la realtà è così brutalmente diver-

sa dalle tue aspettative. Credo che tu ne abbia passate già

abbastanza per ascoltarmi sino alla fine.

Noi partiamo per lo spazio preparati a tutto, cioè pronti al

sacrificio, alla solitudine, alla lotta, alla morte.

Per modestia, non lo diciamo ad alta voce, ma lo pensiamo

dentro di noi di tanto in tanto; pensiamo di essere eccezio-

nali. Intanto, però, non è tutto, il nostro zelo si rivela una

posa.

 

pa2

 

Non abbiamo nessuna voglia di conquistare il cosmo, noi

vogliamo soltanto allargare fino ai suoi ultimi confini le

frontiere della Terra.

Certi pianeti devono essere deserti come il Sahara, altri

freddi e ghiacciati come  il Polo o tropicali come la giun-

gla del Brasile.

Siamo umanitari e nobili, non abbiamo intenzione di con-

quistare altre razze, vogliamo solo trasmettere i nostri va-

lori e in cambio impadronirci del loro patrimonio.

Ci crediamo cavalieri dell’ordine del Santo Contatto.

 

rd28

 

Questa è una bugia.

Noi cerchiamo solo l’uomo.

Non abbiamo bisogno di altri mondi, abbiamo bisogno di

specchi.

Non sappiamo che cosa farcene di altri mondi.

Uno ci basta, quello in cui sguazziamo.

Vogliamo trovare il ritratto idealizzato del nostro mondo!

Cerchiamo dei pianeti con una civiltà migliore della nostra….

ma che sia l’immagine evoluta di quel prototipo che è il no-

stro passato primordiale.

Dall’altro lato, c’è in noi qualcosa che non accettiamo, contro

cui lottiamo; ma che comunque resta, perché dalla Terra non

abbiamo portato un distillato di virtù o una statua alata dell’-

uomo!

 

sl2

 

Siamo arrivati qua così come siamo realmente, e quando l’al-

tra faccia, cioè la parte che manteniamo segreta, si mostra come

è veramente….. non riusciamo ad andarci d’accordo!”

Allora, che cos’è?

domandai, dopo averlo ascoltato con pazienza.

Quel che volevamo: il contatto con un’altra civiltà.

– L’abbiamo, questo contatto! Ingrandita come se fosse sotto

il microscopio… la nostra mostruosa bruttezza, la nostra buf-

foneria e vergogna!

Nella sua voce vibrava la rabbia.

Allora credi che sia…l’oceano?

Che sia lui?

Ma a che scopo?

Lasciamo da parte, per ora, la meccanica; ‘ma a che scopo’?!

 

sl11

 

Per amor di Dio!

Pensi seriamente che voglia giocare con noi?

O che ci voglia punire?

Allora si tratta veramente di una diavoleria primitiva?

– Il pianeta sarebbe dunque dominato da un grosso demone che per

soddisfare il suo umore satanico rende succube l’equipaggio della

spedizione scientifica?!

– Non crederai a simili idiozie! Questo diavolo non è per niente stu-

pido,

brontolò tra i denti.

…. – Vuoi dire se sapeva quel che a nostra volta sappiamo?

– Sì.

– Come lo sai? Te l’ha detto?

– No, ma ho trovato da lui un certo Libro.

Il ‘Piccolo apocrifo’!

dissi balzando in piedi…..

 

(Stanislaw Lem, Solaris)

 

 

 

 

 

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UN ALTRO OCEANO (il piccolo apocrifo) (52)

Precedente capitolo:

Navigare nell’Eretico mare dello ‘Straniero’ (50/1)

Prosegue in:

Un altro Oceano (53)

 

 

sl1

 

 

 

 

 

….Ma fu esaminata anche……                                                             

la superficie del pianeta, quasi completamente coperta dall’oceano,

con rare terre emerse a forma di altipiani.

La loro superficie complessiva non raggiungeva quella del territo-

rio europeo, sebbene il diametro di Solaris fosse del 20% maggiore

di quello della Terra.

Quei frammenti deserti e rocciosi, disseminati irregolarmente, era-

no tutti concentrati nell’emisfero meridionale. Fu analizzata anche

la composizione dell’atmosfera, e misurata con precisione la den-

sità del pianeta, determinandone inoltre l’albedo e altre caratteri-

stiche astronomiche.

 

am12

 

Com’era prevedibile, non fu individuato alcun segno di vita, né

sulle terre, né nell’oceano. Durante i dieci anni successivi, Solaris,

che adesso era al centro dell’attenzione di tutti gli osservatori di

quel settore spaziale, rivelò la sorprendente tendenza a conserva-

re, a dispetto dell’attrazione gravitazionale dei suoi soli, un’orbi-

ta che, indiscutibilmente, sarebbe dovuta essere variabile.

Per un certo periodo la questione parve quasi sollevare uno scan-

dalo, poiché doveva per forza trattarsi di un errore d’osservazio-

 

rd27

 

ne da imputare ai ricercatori che se ne occupavano o alle caratteri-

stiche dei calcolatori impiegati.

La mancanza di fondi ritardò, per tre anni, una vera e propria spe-

dizione solaristica, fino al momento, in cui Shannahan completò la

sua squadra e ottenne dall’Istituto il comando di tre unità di tonnel-

laggio C, classe porta-navette. Un anno e mezzo prima dell’arrivo

della spedizione, partita dall’Alfa dell’Acquario, una seconda flotta

d’esplorazione, per conto dell’Istituto, mise in orbita intorno a Solaris

un satellite automatico, il Luna 247.

 

rd22

 

Questo satellite, dopo tre ricostruzioni complete, eseguite a una deci-

na d’anni d’intervallo, è tuttora funzionante. I dati che ha raccolto sono

serviti a confermare definitivamente le osservazioni della spedizione

di Ottenskjold circa il carattere attivo dei movimenti dell’oceano.

Una nave di Shannahan rimase in orbita alta; le altre due, dopo alcu-

ne prove preliminari, si posarono su un ripiano roccioso di circa mil-

le chilometri quadrati presso il Polo Sud del pianeta Solaris.

I lavori della spedizione durarono diciotto mesi e, salvo un deplore-

vole incidente dovuto a un difetto meccanico di funzionamento, non

incontrarono problemi.

Tuttavia il gruppo di scienziati finì col dividersi in due opposte fa-

zioni. Il pomo della discordia era l’oceano……….

 

terremoto10.jpg

 

In base alle analisi, tutti erano d’accordo sul fatto che si trattasse di

una formazione organica. Ma i biologi lo consideravano alla stregua

di un corpo primitivo, simile a un nucleo gigantesco, a una singola

cellula fluida di dimensioni planetarie, che avvolgeva tutto il globo

in un involucro colloidale, profondo in certi punti vari chilometri; i

fisici, invece, prendevano in esame la possibilità che fosse una strut-

tura straordinariamente e perfettamente organizzata, superiore for-

se, in quanto a complessità, anche agli organismi terrestri, poiché e-

ra in grado d’influire in modo attivo sull’andamento dell’orbita se-

guita dal pianeta.

 

sl3

 

Non era stata formulata nessun’altra spiegazione per chiarire il 

comportamento di Solaris; inoltre i fisici planetologi avevano in-

dividuato un rapporto tra certi processi dell’oceano plasmatico e

il valore dell’attrazione gravitazionale, che variava in corrispon-

denza del ‘ricambio’ della materia dell’oceano. Furono quindi i

fisici, e non i biologi, a coniare il termine paradossale di ‘macchi-

na plasmatica’, intendendo con ciò una formazione priva forse di

vita secondo i nostri concetti, ma capace d’intraprendere attività

utili su scala astronomica.

In poche settimane, la polemica coinvolse le maggiori autorità,

e per la prima volta, la teoria di Gamow-Shapley, incontestata da

ottant’anni, fu messa in discussione.

 

sl6

 

Per un certo tempo alcuni cercarono di difenderla, affermando che

l’oceano non aveva nulla in comune con la vita, che non era nemme-

no una formazione ‘para’ o ‘prebiologica’, ma solo una formazione

geologica, insolita indubbiamente, ma capace soltanto di rendere

stabile l’orbita di Solaris, attraverso spostamenti di forze d’attra-

zione, e in proposito si richiamavano alla regola di Le Chatelier.

All’opposto furono elaborate ipotesi, fra cui quella particolarmen-

te complessa del Civita-Vitta, secondo le quali l’oceano sarebbe

stato frutto di uno sviluppo evolutivo: partendo dalla sua primi-

 

sl8

 

tiva forma di preoceano, soluzione di sostanze chimiche in len-

ta reazione fra loro, e sotto la pressione delle circostanze ambien-

tali, esso era riuscito a raggiungere lo stadio di ‘oceano omeosta-

tico’ senza passare attraverso la trafila di tutte le fasi di sviluppo

terrestri, e saltando così la creazione di esseri mono o multicellu-

lari, l’evoluzione vegetale e animale e la costituzione di un siste-

ma nervoso e cerebrale.

In altre parole, diversamente dagli organismi terrestri, non si era

adattato all’ambiente attraverso centinaia di milioni di anni, tem-

po necessario all’apparizione di esseri dotati d’intelligenza, ma

aveva dominato l’ambiente stesso.

(Prosegue…)

(S. Lem, Solaris)

 

 

 

 

 

sl12

 

L’INCHIESTA DELL’INQUISITORE… (46)

Precedenti capitoli:

Entrar sempre deue ‘comesar’ (44) &

Vida noua Vida (45)

Prosegue in:

L’inchiesta dell’Inquisitore… (47)

Foto del blog:

L’equazione del Tempo (1)  &  (2) &

Quattro personaggi in cerca d’autore (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

am6

 

 

 

 

 

Tra i molti documenti che, da qualche tempo, gli archivi stanno

restituendo all’attenzione dei biografi di Alessandro Malaspina,

quello che qui brevemente riassumo riveste un’importanza dav-

vero notevole…..

Il documento in questione consiste nella minuta di un’istruttoria

redatta dal ‘Fiscal’ dell’Inquisizione spagnola contro Alessandro

Malaspina.

Tutta la vicenda ebbe inizio nel 1783, ossia mentre Malaspina

navigava già da parecchi mesi con la fregata ‘Asuncìon’ e si tra-

scinò fino all’estate del 1788, anno in cui l’ufficiale, rientrato in

Spagna dal periplo compiuto con la fregata ‘Astrea’, già era in-

tento ad organizzare la grande spedizione esplorativa.

 

am20

 

Un nuovo impulso – a prima vista inspiegabile – l’istruttoria ri-

cevette nel gennaio 1795 e si concluse – con il rinvio a giudizio

del ‘reo’ – il 5 marzo dello stesso anno, ossia appena 19 giorni

prima della sua promozione….

L’istruttoria ebbe inizio il 9 ottobre 1783, dinnanzi al ‘commissa-

rio’ di Cartagena, per effetto della ‘delazione’ fatta dal 35 Augu-

stin Alcaraz, ‘maestre de viveres’ della real Armada nella mede-

sima città…

Il ‘commissario’ interrogò i testimoni – le cui età andavano dai 26

ai 49 anni – e fece sottoscriver loro che dicevano la verità (??).

 

am8

 

Tutti diedero i connotati del ‘reo’ e precisarono, altresì, che quan-

do lo udirono pronunciare le frasi di cui si dirà – egli aveva una

‘cinquantina’ d’anni; aggiunsero che, né al momento in cui iniziò

la disputa, né in seguito, egli sembrò travolto da collera o ama-

rezza e negarono di essere a conoscenza che Malaspina patis-

se d’alcuna turba mentale.

Don Clemente Millana, prete regolare dell’Ordine Francescano

e cappellano navale nella squadra di Lorca, di 39 anni, rispose

alle domande circa la conversazione avuta col delatore…. intor-

no alla cattiva condotta del ‘reo’.

Dichiarò di rammentare soltanto che, trovandosi imbarcato nel

1782 sulla fregata militare Santa Clara (ed essendo lui stesso

alle dipendenze di militari….), destinata al blocco di Gibilterra,

tra varie cose gli capitò di parlare con l’Alcaraz della scarsa de-

vozione di Malaspina e della sua propensione ad esprimersi con

un linguaggio per nulla pio.

 

am27

 

Disse anche (con brevi messaggini…) che il delatore lo aveva av-

vertito che il ‘reo’ era solito passeggiare quando l’equipaggio reci-

tava il rosario, oppure era in procinto di coricarsi per il riposo not-

turno. Il teste peraltro precisò che, essendo l’unico cappellano del-

la nave, non aveva potuto rendersi conto di quanta devozione Ma-

laspina mostrasse nell’assistere alla celebrazione della messa.

Citò poi il ‘contador’ (commissario di bordo) Francisco Sarniga

come persona che poteva saperne di più e fece presente di non

ricordarsi particolari espressioni di Malaspina né di aver mai par-

lato di quest’argomento con alcuno….

 

am10

 

Francisco Sarniga, ventiseienne ‘contador’ nel Dipartimento

navale di Cartagena, poté dichiarare soltanto che, trovando-

si imbarcato con Malaspina sulla Santa Clara nel 1782, aveva

sentito dire in diverse occasioni, senza potersi rammentare e-

sattamente dell’una o dell’altra, che Malaspina era molto se-

vero e non lo si vedeva ascoltare la messa.

Messo sull’avviso da tali informazioni, il teste osservò con at-

tenzione il comportamento del ‘reo’ e notò che nei giorni di

precetto, quando si celebrava la messa, Malaspina entrava nel-

la sua cabina, si sdraiava sulla cuccetta e lì restava, senza ingi-

nocchiarsi; appena si inchinava, talvolta, al momento dell’ele-

vazione.

 

am29

 

Analogamente, quando l’equipaggio recitava il rosario, l’uffici-

ale di solito stava a passeggiare; alcune volte, quando il coman-

dante aveva voluto che il rosario fosse recitato nel quadrato, e-

ra invece entrato.

Il teste osservò questi comportamenti più di una volta; ma sog-

giunse di non averne ricordo preciso. Rammentava invece che,

in un imprecisabile giorno di luglio e dell’agosto di quell’anno,

udì un vociare sul cassero della fregata ed accertò che Malaspi-

na stava discutendo animatamente con il cappellano don Patri-

cio Manzanera.

La disputa riguardava certe affermazioni del reo; costui aveva

sostenuto che le anime di coloro che morivano passavano ad a-

nimare altri corpi, che non soffrivano alcuna pena, ed altre cose

ancora, che il teste non seppe precisare.

 

am21

 

Ricordava però che il cappellano aveva minacciato Malaspina di

denunciarlo al Tribunale dell’Inquisizione qualora avesse ancora

proferito simili frasi. Al che il reo voltò la cosa in burla, quasi si

fosse trattato di uno scherzo, e pose termine alla diatriba.

Sarniga dichiarò infine di rammentare che erano presenti al di-

verbio Agustìn Alcaraz (il delatore) e Manuel Permin, pilota del-

la fregata di stato.

Quest’ultimo fu indicato come teste atto a confermare in qual mo-

do Malaspina partecipasse alla messa ed al rosario, dato che allog-

giava nella cabina antistante.

 

(Prosegue…)

(D. Manfredi, L’inchiesta dell’Inquisitore sulle eresie di Alessan-

dro Malaspina)

 

 

 

 

 

 

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L’EQUAZIONE DEL TEMPO (l’uscita dalla cripta) (43)

Precedenti capitoli:

Gli ultimi Velieri (dal mare venimmo…) (41)   &   (42)

Prosegue in:

Entrar sempre deue comesar (44)

Foto del blog:

Dal mare… venimmo… (1)  &  (2)  &

L’equazione del Tempo (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

 

hc1

 

 

 

 

 

 

… Lo Snark salpò dalle Fiji sabato..19 Novembre..e il giorno

dopo, Domenica, sulla distesa oceanica, fuori dalla vista del-

la terra, diedi inizio al mio tentativo di scoprire la mia posi-

zione tramite un’osservazione cronometrica per la longitudi-

ne e un’osservazione meridiana per la latitudine (e solitu…),

prima o dopo Domenica?….

 

Herzogin_Cecilie_skeppet_som_ville_flyga3

 

L’osservazione cronometrica fu effettuata la mattina, quando

il sole si trovava a circa 21 gradi sopra l’orizzonte. Guardai nel-

l’Almanacco Nautico e trovai che quello stesso giorno, il … 7…,

il sole era indietro di 1 minuto e 26 secondi e che stava recupe-

rando al ritmo di 14,67 secondi l’ora.

Il cronometro diceva che, nel preciso momento in cui presi l’al-

tezza del sole, erano le otto e venticinque, ora di Greenwich.

Partendo da questo dato, sembrerebbe un gioco da ragazzi cor-

reggere l’Equazione del Tempo….

 

88001_23

 

Sfortunatamente non ero un ragazzo.

Evidentemente, a mezzogiorno, a Greenwich, il sole era in

ritardo di 1 minuto e 26 secondi. Ed altrettanto evidentemente,

se fossero state le undici della mattina, il sole sarebbe stato in

ritardo di 1 minuto e 26 secondi più 14,67 secondi.

 

equazione tempo 1

 

Se fossero state le dieci del mattino, si sarebbero dovuti ag-

giungere 14,67 secondi per 2. E se fossero state le 8,25 del

mattino, allora si sarebbero dovuti aggiungere 14,67 secon-

di per 3,5. Senza ombra di dubbio, poi, se invece delle 8,25

del mattino fossero state le 8,25 della sera, allora 14,67 secon-

di per 8,5 avrebbero dovuto essere non aggiunti, ma sottratti;

 

av15

 

perché se a mezzogiorno il sole era indietro di 1 minuto e 26

secondi e se stava recuperando su dove avrebbe dovuto esse-

re al ritmo di 14,67 secondi all’ora, allora alle 8,25 della sera sa-

rebbe stato molto più vicino di quanto lo fosse stato a mezzo-

giorno alla posizione in cui avrebbe dovuto essere.

Fin qui tutto bene…….

 

l'equazione del tempo

 

Ma quelle 8,25 del cronometro erano della mattina o della sera?

Guardai l’orologio dello Snark.

Segnava le 8,09 ed erano certamente della mattina, perché ave-

vo appena fatto colazione. Quindi, se erano le otto della matti-

na a bordo dello Snark, le otto del cronometro  dovevano esse-

re diverse da quelle dello Snark.

Ma quali otto erano?

 

98051_40.medium

 

Non possono essere le otto di questa mattina, ragionai; pertan-

to devono essere le otto di questa sera o della sera scorsa.

Fu a questo punto che caddi nel pozzo senza fondo del caos

intellettuale.

 

av13

 

Siamo in longitudine est, ragionai, pertanto siamo in anticipo

rispetto a Greenwich. Se siamo in ritardo rispetto a Greenwi-

ch, allora oggi è ieri; se siamo in anticipo su Greenwich, allo-

ra ieri è oggi; ma se ieri è oggi, cosa diavolo è oggi?

Domani?

Assurdo!

Eppure deve essere giusto.

 

equazione tempo 2

 

Quando stamattina alle 8,25 presi il sole, i custodi del sole di

Greenwich si stavano giusto alzando dalla cena della sera

precedente.

‘Allora correggi l’Equazione del Tempo per ieri’, dice la mia

mente logica.

 ‘Ma oggi è oggi’, insiste la mia mente letterale.

‘Devo correggere il sole per oggi e non per ieri’.

‘Però oggi è ieri’, urge la mente logica.

 

88001_28

 

‘Benissimo’, continua la mente letterale, ‘se fossi a Greenwich,

potrebbe essere ieri. A Greenwich accadono cose strane. Ma so,

con la la stessa certezza che so di essere vivi, che sono qui,

ora, oggi, 7 giugno, e che ho preso il sole qui, ora, oggi, 7……. 

Quindi devo correggere il sole qui, ora, oggi, 7…….’. 

‘Sciocchezze!’ dice bruscamente la mente logica.

‘Lecky dice….’

 

av12

 

‘Non preoccuparti di quello che dice Lecky’, interrompe la

mente letterale. ‘Lascia che ti dica cosa dice l’Almanac-

co Nautico.

L’Almanacco Nautico dice che oggi 7……  …o 20…….. 

povera anima mia…, il sole era in ritardo di 1 minuto e 26 se-

condi e che stava recuperando al ritmo di 14,67 secondi l’ora.

Dice che ieri, 6………, il sole era in ritardo di 1 minuto e 36

secondi e stava recuperando al ritmo di 15,66 secondi all’ora.

Vedi, è ridicolo pensare di correggere il sole di oggi in base

all’orario di ieri.

 

av8

 

‘Imbecille!’

‘Idiota!’

Bisticciano così, botta e risposta, finché mi gira la testa e sono

pronto a credere che sono al giorno dopo dell’ultima settima-

na prima della prossima.

Poi mi venne una nuova idea.

Corressi l’Equazione del Tempo per domenica e per sabato,

facendo due operazioni separate e, quando confrontai i risul-

tati riscontrai una differenza di soli quattro decimi di secon-

do.

Ero un altro uomo.

Avevo trovato la via d’uscita dalla cripta……

 

av10

 

Lo Snark era grande appena a sufficienza per contenere me e

le mie sensazioni. 

Quattro decimi di secondo avrebbero fatto una differenza di 

un solo decimo di miglio – la lunghezza di una gomena!…

(J. London, La crociera dello Snark)

 

 

 

 

 

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PASSAGGI (senz’anima) (…anche i grandi soffrono…) (35)

Precedenti capitoli:

La Prima (33)  &  L’Ultima  (34)

Prosegue in:

Passaggi senz’anima: l’incomprensione della Natura (36)

Passaggi senz’anima: il grande silenzio (37)

Passaggi senz’anima: assenza di valori (38)

Foto del blog:

Passaggi senz’anima (1)

Passaggi senz’anima (2) &

L’anima in spalla  (1)   (2)   (3)   (4)

Da:

i miei libri

 

 

passaggi senz'anima

 

 

 

 

 

Il fenomeno del mutamento del paesaggio glaciale alpino

colpisce duramente le nostre montagne, a sud e a nord del-

la catena, intaccando senza scampo anche i luoghi storici

del glacialismo e della glaciologia.

Per esempio il ghiacciaio del Rodano, tra i passi Furka e 

Grimsel, dove De Saussure e Agassiz soggiornarono, osser-

varono, indagarono, sognarono.

Nelle fotografie ottocentesche la lingua glaciale del Rodano

scende fino a sfiorare gli alberghi di Gletsch, a 1700 metri d’-

altezza, oggi il ghiacciaio si affaccia appena, timido e sporco,

dietro la cima di un immenso scivolo levigato e secco.

 

passaggi senz'anima

 

Scrive la climatologa svizzera Martine Rebetez:

 

“Il ghiacciaio di Aletsch rimane il più grande dell’Europa, 

continentale, nonostante oggi si ritiri di diverse decine di me-

tri all’anno. 

Dal punto più alto sul Finsteraarhorn, a 4274 metri, al punto

più basso a 800 metri, quest’area presenta una notevole biodi-

versità, dalle nevi eterne fino alla steppa mediterranea. 

Dal dicembre del 2001 è stata iscritta dall’Unesco nel Patrimo-

nio dell’Umanità. La storia della capanna Konkordia, che per-

mette di accedere al ghiacciaio, illustra molto bene il ritiro dei

ghiacciai.

La capanna è stata costruita nel 1877, prudentemente ancorata

alla roccia circa 50 metri più in alto del ghiacciaio. Nel caso di

un’avanzata glaciale rimaneva in questo modo un buon margi-

ne di sicurezza per l’edificio, accessibile mediante un comodo

e sicuro sentiero.

Ma lo spessore del ghiacciaio è diminuito al punto di rendere

problematico l’accesso alla capanna. Il sentiero è stato spostato

e in seguito sono state aggiunte delle scalette di legno.

Nel 1975 è stata costruita una scaletta di metallo, prolungata

nel 1996, poi di nuovo nel 1999. Attualmente la capanna, che 

ospita più di 6000 persone all’anno, si trova a oltre 100 metri

sopra il ghiacciaio, il cui spessore continua a diminuire ogni

stagione”.

 

passaggi senz'anima

 

Sulla Mer de Glace le cose non vanno meglio.

Tra il 1860 e il 1870 il naturalista di Chamonix Venance Payot

registra già un ritiro medio del ghiacciaio di oltre 12 metri l’-

anno; oggi sono diventati complessivamente 1200 metri: più

di un chilometro perduto.

La superficie totale del ghiacciaio più descritto, dipinto e fo-

tografato delle Alpi, e probabilmente del mondo intero, si è

ridotto di 30 ettari tra il 1939 e il 1965. 

Dopo un periodo di relativo rallentamento, lo scioglimento è

ripreso con rinnovato vigore, fino alla drammatica estate calda

del 2003 (e le successive….) che – raccontano i testimoni – vide

abbassarsi giorno dopo giorno il livello del ghiacciaio sulla 

verticale del Montenvers, al punto da minacciare l’agibilità del-

la grotta di ghiaccio.

 

passaggi senz'anima

 

Dall’altra parte del Monte Bianco, sul territorio valdostano, l’a-

rea glacializzata si è ridotta di 45 chilometri quadrati tra il 1975

e il 2005, pari al 28% della superficie totale.

‘Le perdite maggiori – rileva la glaciologa valdostana Augusta

Cerutti – sono a spese dei ghiacciai più piccoli e posti ad altitu-

dini più modeste, che evidentemente per le loro dimensioni e 

la loro posizione, possono resistere assai meno alla fusione.

In questi ultimi  trent’anni di temperature elevate, ne sono scom-

parsi addirittura una quarantina.

Sui grandi ghiacciai valdostani, grazie alla loro massa, risulta

relativamente contenuta la riduzione areale e lineare, ma è for-

te quella volumetrica’.

 

passaggi senz'anima

 

La tendenza è confermata dal ghiacciaio del Lys, sul versante me-

 ridionale del Monte Rosa, che a partire dagli anni Venti e Tren-

ta del Novecento è stato oggetto delle approfondite campagne

di osservazione di Umberto Monterin, glaciologo di Gressoney,

e successivamente del figlio Willy e di altri studiosi: 

“Dal 1986 al 2012 la fronte del ghiacciaio si è ritirata di 316 metri,

con punte massime annuali nel 2003 e nel 2007.  La carenza di 

alimentazione nevosa ha portato a una notevole assottigliamen-

to delle seraccate di giunzione tra la lingua frontale e i bacini 

superiori, per cui la lingua, peraltro ricoperta in gran parte da

detrito roccioso, ormai è quasi del tutto separata dal resto del

…ghiacciaio…”.

(E. Camanni, Ghiaccio Vivo)

(Prosegue….)

 

 

 

 

 

passaggi senz'anima

 

IL RISVEGLIO 3 (in difesa di un Eretico)

In difesa della verità (e senza

inutili commenti):

1) Grillo….

2) I soldi della casta…

3) La casta indignata…

4) Aggiornamento (del 16/04/2014 h. 13,33): la verità!

Deduzione all’equazione qui introdotta:

il voto di scambio è la nuova moneta

del lager Italia; vedi anche le nomine

alle ‘poltroncine’ del potere:

la mafia è “istituzionalizzata”.

 

Precedenti capitoli:

Il risveglio  (1)  &  (2)

Prosegue in:

Banche & Banchieri &

Intermezzo poetico

Foto del blog:

Il risveglio  (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

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Giunsi a Torino il 19 di ottobre, dopo 35 giorni di

viaggio: la casa era in piedi i familiari vivi, nessuno

mi aspettava.

Ero gonfio, barbuto e lacero, e stentai a farmi ricono-

scere. Ritrovai gli amici pieni di vita, il calore della

mensa sicura, la concretezza del lavoro quotidiano, la

gioia liberatrice del raccontare.

Ritrovai un letto largo e pulito, che a sera (attimo di

terrore) cedette morbido sotto il mio peso.

Ma solo dopo molti mesi svanì in me l’abitudine di

camminare con lo sguardo fisso al suolo, come per

cercarvi qualcosa da mangiare o da intascare presto

vendere per pane; e non ha cessato di visitarmi, ad

intervalli ora fitti, un sogno pieno di spavento.

E’ un sogno entro un altro sogno, vario nei particolari,

unico nella sostanza.

(Primo Levi, La tregua)

 

 

 

 

 

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IL RISVEGLIO 2 (in difesa di un Eretico)

In difesa della verità (e senza

inutili commenti):

1) Grillo….

2) I soldi della casta

3) La casta indignata…

4) Aggiornamento (del 16/04/2014 h. 13,33): la verità!

Deduzione all’equazione qui introdotta:

Il voto di scambio è la nuova moneta

del lager Italia, vedi anche le nomine

alle ‘poltroncine’ (del potere..):

la mafia è “istituzionalizzata”….

Precedente capitolo:

Il risveglio

Prosegue in:

Il risveglio (3) &

Banche & Banchieri

 

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……. Ma gli uomini erano pochi, molti mutilati, molti vestiti di

stracci come noi.

Mi sembrava che ognuno avrebbe dovuto interrogarci, leg-

gerci in viso chi eravamo, e ascoltare in umiltà il nostro rac-

conto.

Ma nessuno ci guardava negli occhi, nessuno accettò la con-

tesa: erano sordi, ciechi e muti, asserragliati fra le loro rovi-

ne in un fortilizio di sconoscenza voluta, ancora forti, anco-

ra capaci di odio e di disprezzo, ancora prigionieri dell’an-

tico modo di superbia e di colpa.

(Primo Levi, La tregua)

 

 

 

 

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IL RISVEGLIO (in difesa di un Eretico…..)

In difesa della verità (e senza

inutili commenti):

1) Grillo…..

2) I soldi della casta….

3) La casta indignata….

4) Aggiornamento (del 16/04/2014 h. 13,33): la verità!

Deduzione all’equazione qui introdotta:

Il voto di scambio rende (vedi le nomine

alle poltrone):

la mafia è “istituzionalizzata….”

Prosegue in:

Il risveglio (2) &

Banche banchieri

 

 

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L’Austria confina con l’Italia, e St. Valentin non dista

da Tarvisio più di 300 chilometri; eppure il 15 otto-

bre, trentunesimo giorno del viaggio, attraversammo

una nuova frontiera ed entravamo a Monaco, in pre-

da ad una sconsolata stanchezza ferroviaria, ad una

nausea definitiva di binari, di precari sonni su tavola-

ti di legno, di sobbalzi; per cui gli odori familiari, co-

muni a tutte le ferrovie del mondo, l’odore acuto del-

le traversine impregnate, dei freni caldi, del carbone

 combusto, ci affliggevano di un disgusto profondo.

Eravamo stanchi di ogni cosa, stanchi in specie di per-

forare inutili confini.

Ma, per un altro verso, il fatto di sentire per la prima

volta, sotto i nostri piedi, un lembo di Germania : non

di Alta Slesia o di Austria, ma di Germania propria, so-

vrapponeva alla nostra stanchezza uno stato d’animo

complesso, fatto di insofferenza, di frustrazione e di

tensione.

Ci sembrava di avere qualcosa da dire, enormi cose da

dire, ad ogni singolo tedesco, e che ogni tedesco avesse

da dirne a noi; sentivamo l’urgenza di tirare le somme di

domandare, spiegare e commentare, come i giocatori di

scacchi al termine della partita.

Sapevano, ‘loro’, di Auschwitz, della strage silenziosa e

quotidiana, a un passo dalle loro porte?

Se sì, come potevano andare per via, tornare a casa e

guardare i loro figli, varcare le soglie di una chiesa?

Se no, dovevano sacramente, udire, imparare da noi, da

me, tutto e subito: sentivo il numero tatuato sul braccio

stridere come una piaga.

Errando per le vie di Monaco piene di macerie, intorno al-

la stazione dove ancora una volta il nostro treno giaceva

incagliato, mi sembrava di aggirarmi fra torme di debitori

insolventi, come se ognuno mi dovesse qualcosa, e rifiutas-

se di pagare.

Ero fra loro, nel campo di Agramante, fra il popolo dei….

Signori ….

(Primo Levi, La tregua)

 

 

 

 

 

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ALLA RICERCA DEL ‘MONTE ANALOGO’ (30)

Precedenti capitoli:

Intermezzi bellici…. (28)  &  (29) &

Rocce Dei montagne verità

Prosegue in:

Alla ricerca del ‘Monte Analogo’ (31)

Foto del blog:

Alla ricerca del ‘Monte Analogo’  (1)  &  (2)  &

Intermezzo poetico  (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

 

rd2

 

 

 

 

 

 La notte si addensava ancora intorno a noi, sotto gli abeti

le cui cime tracciavano la loro alta scrittura nel cielo ormai

di perla; poi, in basso fra i tronchi, si accesero rossori e mol-

ti di noi videro aprirsi il cielo l’azzurro chiarissimo degli oc-

chi delle loro nonne.

A poco a poco la gamma dei verdi usciva dal nero, e a tratti

un faggio rinfrescava col suo profumo l’odore della resina

e metteva in risalto quello dei funghi.

 

rd8

 

Con voci di raganella, o di fonte, o d’argento, o di flauto,

gli uccelli si scambiavano il loro chiacchierio del mattino.

Andavamo in silenzio.

La carovana era lunga, con i nostri dieci asini, i tre uomini

che li conducevano e i nostri quindici portatori.

Ognuno di noi portava la propria razione di viveri per la

giornata e i propri effetti personali.

Di questi ultimi, qualcuno ne aveva di molto pesanti da

portare anche nel cuore e nella testa.

 

rd3

 

Avevamo presto ritrovato il passo da alpinista e l’atteggia-

mento rilassato che conviene prendere fin dai primi passi

se si vuol camminare a lungo senza stancarsi.

Mentre camminavo, riandavo nella memoria agli avvenimen-

ti che mi avevano condotto fin lì – dal mio articolo sulla Re-

vue des Fossiles e il mio primo incontro con Sogol.

Per fortuna gli asini erano addestrati a non camminare troppo

in fretta; mi ricordavo quelli di Bigorre, e prendevo forza nel

guardare l’agile gioco dei loro muscoli, che nessuna contra-

zione inutile rompeva mai.

 

rd13

 

Pensai ai quattro rinunciatari che si erano scusati di non

poterci accompagnare. Come erano lontani Julie Bonasse, e

Emile Gorge, e Cicoria, e quel bravo Alphonse Camard con le

sue canzoni di marcia!

Era già un altro mondo.

Mi misi a ridere da solo al pensiero di quelle canzoni di mar-

cia.  Come se i montanari cantassero mai camminando!

Sì, si canta qualche volta, dopo qualche ora di arrampicata su

sfasciumi o su prati, ma ognuno per conto proprio, stringendo

i denti…… 

 

rd9

 

Non si vedevano più cime nevose, ma solo pendii tagliati da 

strapiombi calcarei, e il torrente in fondo alla valle, a destra, at-

traverso le radure della foresta. All’ultima svolta del sentiero

l’orizzonte marino, che non aveva cessato di alzarsi da noi, era

scomparso.

Rosicchiai un pezzetto di biscotto.

L’asino con la sua coda, mi buttò in faccia un nugolo di mosche.

Anche i miei compagni erano pensierosi.

C’era pur sempre qualcosa di misterioso nella facilità con la

quale eravamo approdati al continente del Monte Analogo; e

poi sembrava proprio che li avessimo aspettati.

(prosegue…)

(René Daumal, Il Monte Analogo)

 

 

 

 

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LA TEMPESTOSA NUVOLA DEL XIX SECOLO (26)

Precedenti capitoli:

Il Primo Pensiero (24)  &  (25)

Prosegue in:

La tempestosa nuvola del XIX secolo (27)

Foto del blog:

La tempestosa nuvola del XIX secolo  (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

 View of Bologna circa 1845-6 by John Ruskin 1819-1900

 

 

 

 

 

Il cambiamento dello stato di salute del professore può

essere colto anche nell’argomento dell’ultima conferen-

za tenuta in pubblico al di fuori delle aule di Oxford, ‘The

Storm-Cloud of the Nineteenth Century”.

Nel corso del suo intervento, che appare come un’an-

ticipazione visionaria dei temi dell’ecologismo, Ruskin

espone le sue teorie su ‘plague-wind’ e ‘plague-cloud’.

Egli attacca la società capitalistica e la scienza ufficia-

le, incapaci di accorgersi e di misurare l’entità del disa-

stro che ai suoi occhi è tanto evidente….

 

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Un giorno che mi trovavo in quella regione di scogli e di

mare chiamata la Punta della Cornovaglia, da dove si

possono scorgere le rocce di Land’s End che corrono

a precipitarsi come postiglioni nel mare, e tra una pun-

ta e l’altra lo splendore di tutti gli scalmanati cavalli del-

l’oceano, e non una sola abitazione umana, quel gior-

no diedi fine a ciò che potrei chiamare la mia inchiesta

ufficiale…..

 

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Mentre mi allontanavo da quel posto, diretto verso nord,

mi trovai di fronte a una casa che dava sul mare, una

bella casa tipo ‘bungalow’, con un’aria davvero di abita-

zione marina; il suo tratto più caratteristico era un por-

tico, o una veranda molto ampia, protetta dal piano di

sopra, sporto in avanti; le pareti erano di pietra rozza-

mente squadrata, a strapiombo, i tetti in leggera pen-

denza, coperte di tegole di ardesia verde, il che ispira-

va un senso di forza e di riposo, accentuato dalle lun-

ghe linee orizzontali, e a un lato della veranda c’era u-

na torretta adibita a studio, un rifugio isolato…..

 

(Prosegue….)

 

 

 

 

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