LA NATURA: ciao ‘Bellezza’

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L’uomo peloso (1)  (2)  (3)  (4)  &  Silenzio bianco (1)  & (2)

Prosegue in:

Pagine di Storia:  Un nobel per la pace

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Ciao ‘Bellezza’ &

Ciao ‘Bellezza’ (2)

Da:

i miei libri

 

 

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BESTIE! BESTIE! BESTIE!…

La folla cominciò ad agitarsi e a rumoreggiare, protestando

contro l’intruso che rovinava il divertimento, ma si fece di

colpo muta non appena il giovane, interrompendo il suo

sforzo, alzò la testa e la fissò.

 

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Siete delle bestie maledette!

esplose poi, riprendendo i suoi tentativi.

E’ inutile, Mr Scott,

disse Matt.

In questo modo non riusciremo mai a separarli.

I due uomini si risollevarano, rimanendo a osservare i

due cani strettamente avvinti.

Non perde molto sangue,

continuò Matt.

C’è da sperare che possa cavarsela.

Ma può morire soffocato da un momento all’altro,

replicò Scott.

Guardate: l’altro ha affondato ancora i denti.

 

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La sua apprensione per Zanna Bianca cresceva ed egli colpì

con rinnovato vigore la testa del bulldog, il quale però tene-

va duro.

Anzi cominciò ad agitare la coda mozza come per avverti-

re di aver compreso perfettamente il perché lo battevano

e di sapere d’essere nel suo pieno diritto, poiché mantenere

la presa era il suo compito.

Portatelo via,

comandò Scott a Tim Keenan, il quale trascinò il cane facen-

dosi largo tra la folla.

Zanna Bianca fece parecchi inutili sforzi per rialzarsi: una

volta ci riuscì ma le zampe erano troppo deboli per sostener-

lo e ricadde sulla neve.

I suoi occhi erano socchiusi e le pupille appannate, dalle ma-

scelle semiaperte usciva penzolante la lingua infangata e iner-

te.

Aveva tutto l’aspetto di un cane morto per strangolamento.

Matt lo esaminò con attenzione.

Appena in tempo,

annunciò,

respira ancora.

Bellezza Smith, che intanto si era alzato, s’avvicinò a guarda-

re Zanna Bianca.

Matt, quanto può valere un buon cane da slitta?

Domandò Scott.

Il conducente, ancora in ginocchio e chino su Zanna Bianca, pen-

sò per un momento.

Trecento dollari,

rispose.

E una bestia ridotta come questa quanto può valere?

Chiede ancora Scott, indicando Zanna Bianca con la punta del

piede.

Direi la metà, fu il parere del conducente.

Scott si voltò verso Bellezza Smith:

Avete sentito, signor bestione? Prendo il vostro cane per 150 dol-

lari.

Aprì il portafoglio e contò le banconote.

Bellezza Smith nascose le mani dietro la schiena, rifiutandosi di

toccare il denaro.

– Non lo vendo,

disse.

Oh, sì che lo vendete, ribatté l’altro con fermezza.

– Io lo compro, capite?

– Eccovi qui i soldi: ora il cane è mio.

Bellezza Smith, sempre con le mani dietro la schiena, cominciò

a indietreggiare.

Scott gli si fece sotto minacciosamente con il pugno levato.

Bellezza Smith si rannicchiò in attesa del colpo.

Ho anch’io i miei diritti,

piagnucolò.

– Voi avete perso ogni diritto di possedere un cane,

ribatté Scott.

– Volete prendere questi soldi o devo suonarvele ancora?

– Va bene,

acconsentì Bellezza Smith con la prontezza impostagli dal-

la paura.

– Prendo il denaro. Ma,

protestò,

il cane è di mia proprietà e quello che state facendo è un vero

furto. Un uomo a i suoi diritti.

Giusto,

ribatté Scott, gettandogli i soldi.

– Un uomo ha i suoi diritti. Voi però non siete un uomo, SIETE

UNA BESTIA

(Jack London)

 

 

 

 

 

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( A questa bestia, l’autore del blog,

porge il cortese invito di scegliere fra una gratuita lettu-

ra e senza pretese: pagine di letteratura, nonché di storia,

accuratamente scelte espressione del libero pensiero; op-

pure andare dove meglio l’istinto della bestia che alberga e

governa la misera sua ragione lo attira; voglio altresì dire (co-

me espresso in specifiche denunce contro ignoti…) che ogni

suo gesto intimidatorio nei confronti del lupo O DELLA CUL-

TURA, o qualsivoglia fine o intento, non suscitano nessuna

intimidazione o paura.

CON LA PREGHIERA DI FARNE APPUNTO E TESORO DI

QUESTO MIO DIRE E PENSARE….!!)

 

UNA LETTERA PER LA STORIA

Prosegue in:

Un nobel per la pace &

Il ruolo dell’Intellettuale (14/1)

Foto del blog:

Brevi cerchi (1)  &  (2)  &

La forza della Poesia (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

 Luther King Marches

 

 

 

   

Il nuovo e meraviglioso clima di combattività di cui oggi

è impregnata l’intera comunità negra non deve indurci a

diffidare di tutti i bianchi, perché molti nostri fratelli bian-

chi, come attesta oggi la loro presenza qui, hanno capito

che il loro destino è legato al nostro.

Hanno capito che la loro libertà si lega con un nodo ine-

stricabile alla nostra.

Non possiamo camminare da soli.

E mentre camminiamo, dobbiamo impegnarci con un

giuramento: di proseguire sempre avanti.

Non possiamo voltarci indietro.

C’è chi domanda ai devoti dei diritti civili: “Quando sa-

rete soddisfatti?”.

Non potremo mai essere soddisfatti, finché i negri con-

tinueranno a subire gli indescrivibili orrori della bruta-

lità poliziesca.

Non potremo mai essere soddisfatti, finché non riuscire-

mo a trovare alloggio nei motel delle autostrade e negli

alberghi delle città, per dare riposo al nostro corpo affa-

ticato dal viaggio.

Non potremo mai essere soddisfatti, finché tutta la fa-

coltà di movimento dei negri resterà limitata alla possi-

bilità di trasferirsi da un piccolo ghetto a uno più grande.

Non potremo mai essere soddisfatti, finché i nostri figli

continueranno a essere spogliati dell’identità e derubati

della dignità su cui sta scritto “Riservato ai bianchi”.

Non potremo mai essere soddisfatti, finché i negri del

Mississippi non potranno votare e i negri di New York

crederanno di non avere niente per cui votare.

No, no, non siamo soddisfatti e non saremo mai soddi-

sfatti, finché la giustizia non scorrerà come l’acqua, e

la rettitudine come un fiume in piena.

Io non dimentico che alcuni fra voi sono venuti qui

dopo grandi prove e tribolazioni.

Alcuni di voi hanno lasciato da poco anguste celle di

prigione.

Alcuni di voi sono venuti da zone dove ricercando la

libertà sono stati colpiti dalle tempeste della persecu-

zione e travolti dai venti della brutalità poliziesca.

Siete i reduci della sofferenza creativa.

Continuate il vostro lavoro, nella fede che la sofferen-

za immeritata ha per frutto la redenzione.

Tornate nel Mississippi, tornate nell’Alabama, torna-

te nella Carolina del Sud, tornate in Georgia, tornate

in Lousiana, tornate alle baraccopoli e ai ghetti delle

nostre città del Nord, sapendo che in qualche modo

questa situazione può cambiare e cambierà.

Non indugiamo nella valle della disperazione.

Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo affron-

tare le difficoltà di oggi e di domani, io continuo ad

avere un sogno. 

E’ un sogno che ha radici profonde nel sogno america-

no.

Ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgerà e

vivrà il significato vero del suo credo: noi riteniamo

queste verità evidenti di per sé, che tutti gli uomini

sono creati uguali. 

Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne del-

la Georgia i figli degli ex schiavi e i figli degli ex pa-

droni di schiavi potranno sedersi insieme alla tavola

della fraternità.

Ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mis-

sissippi, dove si patisce il caldo afoso dell’ingiustizia,

il caldo afoso dell’oppressione, si trasformerà in un’-

oasi di libertà e di giustizia.  

Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno

vivranno in una nazione in cui non saranno giudica-

ti per il colore della pelle, ma per l’essenza della loro

personalità.

Oggi ho un sogno!

Ho un sogno, che un giorno, laggiù nell’Alabama, do-

ve i razzisti sono più che mai accaniti, dove il gover-

natore non parla d’altro che di potere di compromesso

interlocutorio e di nullification delle leggi federali, un

giorno, proprio là nell’Alabama, i bambini neri e le

bambine nere potranno prendere per mano bambini

bianchi e bambine bianche, come fratelli e sorelle. 

Oggi ho un sogno!

Ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà innalzata,

ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi

scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diven-

teranno diritti, e la gloria del Signore sarà rivelata, e

tutte le creature la vedranno insieme.

Questa la nostra speranza.

Questa è la fede che porterò con me tornando nel Sud. 

Con questa fede potremo cavare dalla montagna della

disperazione una pietra di speranza.

Con questa fede potremo trasformare le stridenti di-

scordanze della nostra nazione in una bellissima sin-

fonia di fraternità.

Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare

insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme,

schierarci insieme per la libertà, sapendo che un gior-

no saremo liberi. 

Quel giorno verrà quando TUTTI I FIGLI DI DIO po-

tranno cantare un significato nuovo: “Patria mia, è di

te, dolce terra di libertà, è di te che io canto.

Terra dove sono morti i miei padri, terra dell’orgoglio

dei Pellegrini, da ogni vetta riecheggi libertà!”.

E se l’America vuol essere una grande nazione, biso-

gna che questo diventi vero.

E dunque, che la libertà riecheggi dalle straordinarie

colline del New Hampshire.

Che la libertà riecheggi dalle possenti montagne di

New York.

Che la libertà riecheggi dagli elementi dagli elevati

Allegheny della Pennsylvania.

Che la libertà riecheggi dalle innevate Montagne

Rocciose del Colorado.

Che la libertà riecheggi dai pendii sinuosi della Ca-

lifornia.

Ma non soltanto.

Che la libertà riecheggi dalla Stone Mountain della

Georgia.

Che la libertà riecheggi dalla Lookout Mountain del

Tennessee.

Che la libertà riecheggi da ogni collina e da ogni for-

micaio del Mississippi, da ogni vetta, che riecheggi la

libertà.

E quando questo avverrà, quando faremo riecheggia-

re la libertà, quando la lasceremo riecheggiare da ogni

villaggio e da ogni paesino, da ogni stato e da ogni cit-

tà, saremo riusciti ad avvicinare quel giorno IN CUI

TUTTI I FIGLI DI DIO, NERI E BIANCHI, EBREI E

GENTILI, PROTESTANTI E CATTOLICI, POTRANNO

PRENDERSI PER MANO E CANTARE LE PAROLE:

“LIBERI FINALMENTE, LIBERI FINALMENTE.

GRAZIE A DIO ONNIPOTENTE, SIAMOLIBERI

FINALMENTE”. 

(Martin Luther King, I have a dream)

 

 

 

 

 

King In Alabama

 

LA LIBERTA’

Precedenti capitoli:

Una Domenica con il guardiano

Prosegue in:

La libertà (2)  &

Il ruolo dell’Intellettuale: ‘oggettivare’ il male

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Il Divino Intelletto  (3)  &  (4) &

Brevi cerchi (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

 

 

 

Il tema di questo saggio non è la cosiddetta Libertà del Volere,

così infelicemente contrapposta a quella che viene impropria-

mente denominata dottrina della Necessità Filosofica; il nostro

tema è piuttosto quello della Libertà Civile o Sociale: la natura e

i limiti del potere che la società può legittimamente esercitare

sull’individuo.

E’ una questione, questa, che raramente viene posta, e tanto

meno discussa, nei suoi termini generali: ma tuttavia essa in-

fluenza profondamente, con la sua presenza latente, le con-

troversie del nostro tempo su problematiche di carattere pra-

tico, e con ogni probabilità si rivelerà come la questione fon-

damentale del futuro.

Non è affatto un problema nuovo: anzi in un certo senso ha

diviso l’umanità quasi fin dai tempi più remoti; ma il livello di

progresso che hanno raggiunto i settori più civilizzati della

specie umana, la questione si presenta in nuovi contesti e

richiede uno studio diverso e più approfondito.

La lotta fra Libertà e Autorità è il tratto più evidente di quei

periodi della storia che impariamo per primi, in particolare la

storia della Grecia, di Roma, e dell’Inghilterra. Ma nei tempi

antichi si trattava di un conflitto fra governo e sudditi, o certe

classi di sudditi.

Per libertà si intendeva la protezione contro la tirannia dei

capi politici, concepiti come in posizione necessariamente

antagonistica rispetto ai popoli governati.

A governare era uno, una sola persona, o una tribù o una

casta, che aveva acquisito la sua autorità o per eredità o

come frutto di conquista, e in ogni caso non per volontà

dei governanti; non ci si azzardava a contestare la sua

supremazia, ma forse neanche lo si desiderava, pur se

magari si cercava di cautelarsi contro un suo esercizio

oppressivo.

Il potere dei governanti era considerato necessario, ma

anche altamente pericoloso: un’arma che i governanti

avrebbero cercato di usare contro i loro sudditi, non me-

no che contro i nemici esterni. Per evitare che i membri

più deboli della comunità venissero depredati da innume-

revoli avvoltoi, occorreva la presenza di un animale da

preda più forte di tutti gli altri, incaricato di tenerli a bada.

Ma siccome il re degli avvoltoi era altrettanto bramoso di

depredare il gregge quanto le arpie minori, bisognava sem-

pre tenersi in guardia contro il becco rapace e i suoi artigli.

Lo scopo dei patrioti, quindi era quello di porre dei limiti tol-

lerabili al potere del capo sulla comunità: in queste limitazio-

ni consisteva ciò che essi intendevano per libertà.

C’erano due strade possibili da tentare.

Innanzi tutto, ottenere il riconoscimento di certe immunità,

chiamate libertà o diritti politici: una di loro ipotetica violazio-

ne da parte del governante sarebbe stata un’infrazione ai

suoi doveri, e una loro violazione effettiva avrebbe giustifi-

cato una precisa azione di resistenza o una ribellione gene-

rale.

Un secondo metodo, in genere più recente era quello di sta-

bilire dei vincoli costituzionali in base ai quali si imponeva co-

me condizione necessaria, per alcuni dei più importanti atti

del potere di governo, quella di ottenere il consenso della

comunità o di un qualche tipo di organismo inteso a rappra-

sentarne gli interessi.

Alla prima di queste due imposizioni restrittive, il potere dei

governi è stato costretto più o meno a piegarsi, in quasi tutti

i Paesi europei.

Non così è stato per la seconda; e raggiungere lo scopo, o

realizzarlo più compiutamente quando lo si fosse raggiunto

in parte, divenne l’obiettivo principale degli amanti della liber-

tà.

(Prosegue…)

 

 

 

 

 

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