Le fascie di caoutchoux vennero applicate
alle ruote del velocipedi
quando ancora non si era
sostituito ferro al legno,
e le prime applicazioni
furono di gomma pura,
coperta di cuoio o di
zinco perché troppo
molle.
Il processo di
galvanizzazione
permise più tardi di
munire le ruote di gomma
piene resistenti a sufficienza,
e tali da difendere
efficacemente il
velocipedista
dai sobbalzi incomodi e
pericolosi causati dalle ineguaglianze del suolo.
Nel frattempo l’Inghilterra, paese classico del ferro e dell’acciaio, contribuiva in gran parte a
sostituire il ferro al legno nella costruzione dei velocipedi, nell’intento di renderli più leggeri.
Da allora ebbe inizio l’applicazione dei cuscinetti a sfere alle assi delle ruote, dai quali l’idea
prima pare sia sorta in America nel 1861, mentre alcuni l’attribuiscono a un costruttore
francese, Surinay, ed altri ancora ricordano invenzioni consimili nel 1857 e nel 1851. E’
però indubitabile che l’applicazione dei cuscinetti a sfera di acciaio costituì uno dei più
notevoli e più utili miglioramenti – soprattutto perché concesse ai ciclisti di quel tempo
di raggiungere per la prima volta, senza necessità di sforzi in breve tempo esaurienti,
velocità di 10 e 12 chilometri l’ora. La scorrevolezza acquisita alle nuove macchine e la
relativa silenziosità del movimento, già favorita dalla applicazione delle fascie di gomma,
contribuirono non poco a conquistare al calunniato e disprezzato ed anche perseguitato
ordigno un merito di praticità vera fino a quel punto ignoto.
Narrano infatti le cronache come in quell’epoca si avesse la prima corsa velocipedista su
strada, Parigi-Rouen, vinta dall’inglese S. Moore, il quale coprì i 120 chilometri di distanza
in dieci ore e tre quarti. E si afferma sia stato questo il primo saggio di propaganda
popolare dello sport ciclistico, ben che assai maggiore importanza abbia assunta, pure
alcuni anni più tardi ,
nel 1875, in occasione
del celebre record
Parigi-Vienna.
La distanza che
separa queste due
città (1252 km.), fu
percorsa in 12 giorni
e 10 ore da Laumaillé,
e da Pagis del Vélo di
Parigi, con una media
giornaliera di oltre 100
chilometri! Prova che anche oggi appare meravigliosa, quando si rifletta che essa fu compiuta
su strade pessime in quel tempo e con macchine affatto primitive, se paragonate alle agili e
comode biclette attuali. Appunto nel 1875 l’ingegnere Truffault, costruttore di Tours, formò
per la prima volta di ferro vuoto le intelaiature dei velocipedi, applicando anche i cerchioni
vuoti o incavati e raggiungendo un grado di leggerezza relativa certamente notevole. E in
quel volger di tempo venivano pure modificandosi i modelli-tipo di velocipede.
Il velocipedista, mancando ancora qualsiasi sistema di moltiplicazione ed essendo le ruote
non molto alte, doveva imprimere ai pedali un movimento assai rapido per ottenere una
certà velocità, non proporzionata d’altronde allo sforzo sviluppato.
(U. Grioni, Il ciclista)
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