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Libri, appunti, dialoghi, …frammenti…
– ….Karp Osipovic, li avete visti i giornali col racconto sulla vostra
vita?
– Come no, come no, Erofej ci ha fatto avere scrupolosamente tutto.
Il vecchio mi accompagna verso una catasta di legna ammucchiata
sotto la tettoia dell’izba, infila la mano fra due tronchi e prende un
rotolo di carta legata con lo spago, dei numeri ingialliti della ‘Kom-
somolka’ dell’anno passato.
– E’ riuscito a leggerli?
Il vecchio rispose semplicemente che non ci era riuscito.
– Queste lettere sono come perline. Gli occhi lacrimano dallo sforzo.
Per la stessa ragione, e anche per ….’l’incomprensibilità delle paro-
le’, nemmeno Agaf’ja era riuscita a leggere la pubblicazione che ave-
va fatto tanto rumore nel ‘mondo’.
Il luogo di conservazione dei giornali e due o tre parole casuali da-
vano ragione di pensare che avevano ritenuto peccaminoso leggerli.
Ma il contenuto della ‘Vita’ gli era stato evidentemente raccontato
nei particolari.
– La mamma però non si arrampicava sugli alberi. Aveva paura,
rise Agaf’ja rimproverando la mia inesattezza.
– Adesso gli uomini sanno come vivete….
Questa circostanza era stata evidentemente discussa e dovevano
essere giunti alla conclusione che non c’era nulla di male.
– Abbiamo scoperto dei parenti….
Sempre dalla catasta Agaf’ja prese allora una fotografia ingiallita,
molto gualcita. La foto raffigurava due donne e due enormi uomi-
ni. barbuti. Agaf’ja aveva scoperto di avere dei cugini per parte
di madre.
– Scommetto che vi invitano a vivere in Sorja?
– Edak, edak, ci invitano. Ma noi non possiamo. Loro vivono come
nel mondo.
– E le foto perché la tenete col legname? Nell’izba si conservereb-
be meglio.
– Non si può!
disse il vecchio.
– Non si può tenere questo sotto lo stesso tetto….accanto al volto di
….Dio!!
Ecco come erano andate le cose con le parole ‘scritte come perline’
e con le varie effigi. Per non dover tornare sull’argomento presi lo
zaino e ne tolsi il regalo che il giorno prima avevo indugiato a con-
segnare. In un pacchetto di cartone erano state imballate le foto
e il numero della rivista.
‘Foto sovietica’ col racconto di come laggiù fosse complicato fare
delle foto.
(Prosegue in Pagine di Storia)