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Se oggi a qualche altro gentiluomo libero di disporre del suo tempo
come Fogg venisse in capo di seguirne le orme, percorrendone lo
stesso itinerario per mare e per ferrovia, non v’è dubbio che porterebbe
a termine la sua impresa in un tempo alquanto inferiore.
Per la sua traversata dell’Atlantico da Nuova York all’Inghilterra il
piano di viaggio di ottant’anni fa prevedeva dieci giorni, mentre
poche settimane fa il transatlantico americano United States ha
conquistato il Nastro Azzurro attraversando l’Atlantico in tre giorni,
dieci ore e 40 primi.
Infinitamente minor tempo impiegherebbe poi se, fedele allo spirito
di Fogg, usasse dei mezzi più veloci del suo tempo.
Il signor Tom Lamphier, nel 1949, ha compiuto il giro del mondo
servendosi di arei di linea in 4 giorni, 23 ore e 47 minuti. Tom ha
seguito più o meno l’itinerario del gentiluomo britannico:
Londra-Siria-India-Hong-Kong-Tokio-San Francisco-Nuova York-
Londra, volando per 35.488 Km sui clippers della Panamerican e
della United Air Lines. Oggi chi volesse provarsi ad imitare Tom
Lamphier impiegherebbe cinque giorni e 22 ore, via Manila, perché
le compagnie aeree hanno allargato i tempi di sosta agli aeroporti.
Il viaggio costerebbe 1700 dollari: una bella sommetta, ma certo di
molto inferiore alle 19.000 sterline profuse da Fogg, per portare a
termine il suo viaggio.
Se poi si trovasse qualcuno disposto a ripetere esattamente il cammino
e le avventure di Fogg e del fido Gambalesta, incontrerebbe serie
difficoltà organizzative non fosse altro nel trovare indiani Sioux
disposti ad attaccare l’espresso intercontinentale e yankees che gli
offrano di attraversare la prateria in slitta a vela.
Sempre nel 1949 una superfortezza B 50 dell’aviazione militare americana,
battezzata con il nome augurale di Lucky Lady II ha compiuto il
giro del mondo senza scalo in 3 giorni, 22 ore e 1 minuto. Partita dalla
base aerea di Fort Worth nel Texas, ha volato per 37.523 Km alla
media di 400 Km orari rifornendosi in volo di carburante quattro
volte: sulle Azzorre, nel cielo dell’Arabia Saudita, sulle Filippine e
sulle Hawai. Un tempo più breve, ma su un percorso di soli 31.432
Km ha impiegato nel 1947 Bill Odom, tornato all’aeroporto di
partenza con il suo aereo di guerra trasformato dopo 73 ore e 5
minuti di volo.
Oggi se un’impresa simile a quella del Lucky Lady II fosse tentata
da uno dei Comet a quattro reattori che la B.E.A. impiega sulla
rotta del Sudafrica e che volano ad altezze stratosferiche, a 800
chilometri all’ora di media, dovrebbe venirne a capo in 48 ore, il che
vuol dire che ricomparirebbe all’aeroporto di partenza due giorni
dopo esserne partito.
(continua…)