E soprattutto il signor Momus nella sua veste di funzionario non
vi potrà mai fare la minima allusione.
Per lui si tratta soltanto, come ha già detto, di una relazione, in
ossequio alla regola, sugli avvenimenti di oggi ; egli non dirà di
più anche se lei lo interroga subito a proposito delle mie parole.
– Signor segretario, chiese K., – Klamm leggerà quel verbale?
– No, rispose Momus, a che scopo?
Klamm non può leggere tutti i verbali, anzi non ne legge mai
nessuno.
– Lasciatemi in pace coi vostri verbali!, dice sempre.
– Signor agrimensore, si lamentò l’ostessa, -lei mi sfinisce con le
sue domande. E’ forse necessario, o soltanto desiderabile, che
Klaus legga questo verbale e sia informato di tutte le futilità della
sua vita? Non farebbe meglio, lei, a pregare a mani giunte che si
nascondesse a Klamm quel rapporto, preghiera che d’altronde sarebbe
stolta quanto la prima- chi potrebbe nascondere qualcosa a Klamm?
– ma che rivelerebbe in lei qualche tratto più simpatico?
E poi è necessario, per quel che lei chiama la sua speranza, che Klamm
legga il verbale? Non ha dichiarato lei spesso che si acconteterebbe di
poter parlare davanti a Klamm, anche se lui non la guardasse nè
l’ascoltasse? E grazie al verbale lei non ottiene almeno questo, e
forse molto di più?
– Molto di più? chiese K., e in che modo?
– Lei è come un bambino bisogna spiegarle tutto per filo e per segno.
Chi può rispondere a una domanda simile?
Il verbale sarà passato agli archivi di Klamm e, gliel’hanno detto or
ora, altro con sicurezza non si può affermare.
Ma lei, capiscel’importanza del verbale, e del signor segretario, e
degli archivi del villaggio?
Sa cosa significa esser interrogato dal signor segretario?
Forse, anzi probabilmente, non lo sa neanche lui stesso.
Se ne sta lì, seduto tranquillo, e compie il suo dovere, per la regola,
come ha detto.
(F. Kafka, Il Castello)