L’uomo si fa sciamano:’Io stesso sono uno sciamano’, disse qualcuno a Rasmussen.
‘Ma non so nulla in confronto a mio nonno, Tiqua Tsaq. Egli viveva nei tempi in
cui uno sciamano poteva discendere fino alla madre degli Animali del mare, volare
fino alla Luna o far viaggi attraverso l’atmosfera tutto il mio corpo è fatto solo di
occhi! guardatelo! Non temete! io vedo da tutte le parti!’
Alludendo probabilmente all’esperienza mistica della luce interiore prima di entrare
in trance. Quando sta per entrare in trance lo sciamano fa movimenti di chi si immerge.
Anche quando si ritiene che egli penetri nelle regioni sotterranee, è come se egli s’
immergesse e poi tornase alla superficie delle acque.
A Thalbitzer è stato raccontato che uno sciamano ‘riappare tre volte prima di immergersi
definitivamente’. L’espressione usata più comunemente per designare uno sciamano è
colui che scende in fondo al mare (Rasmussen). Infatti in fondo all’oceano si trova la
madre degli animali marini, sorgente e matrice della vita universale, dalla cui volontà
dipende l’esistenza della tribù. Per questo lo sciamano deve discendere (o dipendere)
periodicamente nelle acque, per ristabilire il contatto spirituale con la madre degli animali.
(M. Eliade, Lo Sciamanismo)
E allora il sogno dello sciamano cosa era?
E’ affiorata parte della nostra coscienza, dell’io originario?
Cosa ha dimenticato Rasmussen nel cercare di far emergere questo antico sogno
dell’uomo?
Quale prospettiva simmetrica ci sfugge ancora nella coscienza primordiale.
Quel primitivo stato di trance, è l’oceano interiore di materia, di prima roccia
baciata dai raggi ultravioletti.
Affiora la spirale del DNA sotto forma di sogno?
Cosa direbbe Jung a tal proposito?
Certo non possiamo dargli torto mentre si concentrava sui suoi studi, collezionando
fra l’altro molti reperti sullo Gnosticismo.
Nell’orologio biologico esposto al Gletshergarten di Lucerna, la storia della terra è
rappresentata nell’arco delle 12 ore: 4.600.000.000 di anni, 1 ora 380.000.000 di anni,
1 minuto 6.000.000 di anni, 1 secondo 100.000 anni.
Nella prima ora abbiamo la solidificazione e quindi la formazione delle rocce, fra la
sesta e la settima ora compaiono le stromatoliti, fra l’ottava o la nona ora le cellule
eucariote, fra la nona e la decima le alghe pluricellulari, le meduse i trilobiti. Fra la
decima e l’undicesima ora sempre trilobiti, ammoniti, meduse e alghe pluricellulari
e piante palustri. Fra l’undicesima e la didicesima ora: molluschi, pesci, rettili, dinosauri,
mammiferi, conifere, piante e fiori, e nell’ultimo minuto prima delle ore 12, l’uomo.
A che ora si era attestato l’orologio dello sciamano di Rasmussen?
A che ora si erano fermate le lancette del mio ‘orologio biologico’ nell’attimo che la
retina fissava l’immagine in sintonia con quella spirale primordiale.
Soprattutto poi gli elementi esterni, e la scarsa presenza umana hanno contribuito a
questa sorta di ‘Viaggio’. Per cui gli elementi primi nel loro primordiale stato naturale
hanno influito in questa sorta di regressione antropologica e psicologica.
E Murphy, Ulisse e Vela, cosa centrano questi animali?
Perché in quell’attimo e in quegli istanti sembriamo condividere assieme un patrimonio
comune?
Perché in quegli attimi le nostre distanze si sono assottigliate trovandoci quasi alla
pari, così come lo eravamo millenni fa’?
Esiste uno specifico rapporto di subordinazione con tutti gli elementi esterni, tutti quelli
che mette a disposizione la natura, con tutte le differenti gamme di proporzioni, dalle
basse quote fino alle più alte, ad ogni ecosistema corrispondente si attiva una vasta
gamma di sollecitazioni (e relative connessioni) per coloro che in questa astrazione
di un ‘Viaggio‘ all’interno della natura riescono a percepire quel linguaggio mutato
ma non del tutto perso nei meandri della nostra ‘coscienza‘, che per il resto del
mondo nella propria ‘dipendenza’ è tradotto come ‘incoscienza’.
Nelle foreste, oltre ad un senso primordiale di pace…..
(Giuliano Lazzari, Il Viaggio)