IL MERCANTE DI ARMATURE…. (finché c’è guerra c’è speranza) (5)

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Da Norimberga a Venezia &

Il giudice dei divorzi

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da Norimberga 

a Venezia

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Un articolo:

armi italiane nell’arsenale di Assad….

armi: all’Italia primato europeo della crescita dell’export……

Una vecchia ballata…..

Carlo Martello….

Da:

Frammenti in rima




il mercante di armature: 1488 da milano a mont-saint-michel

 

 








Il castello di Blois su un costone dirupato a dominio della città,

era ben diverso da quello attuale, che è uno dei luoghi classici

della Renaissance.


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Già Carlo d’Orleans, il poeta, l’aveva tuttavia illegiadrito e vi aveva

tenuto corte, dopo il ritorno dai venticinque anni di prigionia e fino

alla morte (1465), fra eleganti dame, letterati col vizio dell’allegoria

e contese poetiche. A una giostra di poesia aveva preso parte Fran-

cois Villon e aveva vinto (1457) con la ballata ‘Je meurs de soif auprès

de la fontaine’.


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Oltre che in quello del titolo, c’erano altri conturbanti aforismi, giochi

d’intelligenza in cui l’accorato sconforto d’amore sprizza dall’accosta-

mento di contradditori concetti, nei versi del celebre componimento

poetico, ‘Je ris en pleurs et attends sans espoir’ e ‘Rien ne m’est sur que la

chose incertaine’.


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Il principe Carlo, due volte vedovo, a cinquant’anni si era sposato con

una quattordicenne e a settantuno aveva avuto un figlio, il ribelle che

sarà battuto nella guerra a cui i milanesi correvano per vendere arma-

ture, il prossimo re Luigi XII.

Francois Villon, invece, sulle rive della Loira era poi finito per un pe-

riodo in prigione, a Meung-sur-Loire nel castello del vescovo di Or-

léans.


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Il castello di Amboise aveva in comune solo la sua posizione sopra

tetti del borgo con la fastosa residenza reale che faranno costruire

Carlo VIII di ritorno dall’Italia, Luigi XII e Francesco I, che sulla ter-

razza faceva combattere cinghiali, mastini e leoni.

Carlo VIII vi morirà per aver battuto la testa in una delle gallerie

che stava facendo costruire. Suo padre, Luigi XI, ci aveva sistemato

la moglie a cui fu fedele, almeno a partire da un certo anno, ma che

visitava di rado. Carlo VIII era nato e cresciuto ad Amboise, vi era

diventato re bambino, sotto la reggenza della sorella Anna di Beau-

jeu e qui era stato fidanzato a Margherita d’Austria, che però non

sposerà mai; alla cerimonia che si era svolta in gran pompa lui ave-

va tredici anni, la promessa tre.


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Nella chiesa di Saint-Denis facevano vedere una gabbia di legno in

cui rinchiudevano i pazzi: in undici giorni ritornavano sani.

Ancora ad Amboise era già stato costruito il Clos-Lucé, la garbata

dimora gotica in cui vivrà gli ultimi anni Leonardo.

Il cardinale d’Aragona che visiterà in casa il vecchio artista, due

anni prima della fine, vi vedrà tra gli altri quadri ‘tucti perfectissi-

mi’, il ritratto di ‘certa donna firentina, facta di naturale’; è la Gio-

conda.


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A Tours affacciata alla Loira e vicina alla Cher, si lavoravano i

drappi di seta intessuti d’oro. Oltre alla non finita cattedrale di

Saint-Gatien dalle meravigliose vetrate, si vedeva ancora in piedi

la basilica di Saint-Martin, poi saccheggiata dagli ugonotti e lasci-

ata in abbandono fino al crollo delle volte durante la rivoluzione.

Conteneva la tomba di Martino di Tours, il legionario che divise

il mantello col povero e che poi fu vescovo di Gallia.

Più a valle si passava da Langeais.

Luigi XI aveva fatto costruire il castello, proprio in questo castello

Carlo VIII (1491) sposerà Anna di Bretagna, la signora del prezioso

ducato, la cui potenza era stata umiliata nella battaglia di Saint-Au-

bin-du-Cormier.

Probabilmente i mercanti di armature saranno sbarcati alla confluen-

za della Maine, per recarsi alla vicina Angers e poi avviarsi verso la

Bretagna seguendo la valle della Mayenne, in cui il fiume scorre tra

pendii ripidi coperti di castagni e ginestre.


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Nell’Angers che si lasciavano alle spalle, il castello rinnovato da san

Luigi, tutto a bande di ardesia e di pietra bianche, aveva le diciasset-

te torri che ancora finivano con merli, caditoie a cono.

I mercanti di armature si spinsero fino al Mont-Saint-Michel.


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Forse si unirono ai pellegrini che rischiavano di finire annegati nel

traversare la baia fino allo scoglio roccioso per venerare il santo, e

compravano come ricordo ampolle di piombo da riempire della sab-

bia della riva.

Anche i mercanti d’armi credevano negli arcangeli.

(L. Camusso, Guida ai Viaggi nell’Europa del 1492)






 

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il mercante di armature: 1488 da milano a mont-saint-michel



 







Milano era forse la città più ricca d’Italia, il paese più ricco d’Euro-

pa.

C’era l’agricoltura della grassa campagna irrigua; una dinamica ma-

nifattura che esportava oltralpe, fino in Catalogna e Castiglia e che

ora comprendeva anche la seta, le terre a settentrione essendo pun-

teggiate di gelsi.

“Non ad altro si attendeva”, scrive un cronista, “che ad accumulare

ricchezze, per le quali era aperta ogni via”.

Nei terreni di sua proprietà, lungo la cerchia dei Navigli, dietro

San Nazaro in Brolo, Francesco Sforza aveva fatto costruire al Fila-

rete (1456) il grande Ospedale Maggiore, un”opera sociale’ in cui il

cotto della tradizione lombarda decorava spazi di respiro rinasci-

mentale.

In questi anni di Ludovico il Moro, dal 1480 alla fine del secolo, nel

castello di Porta Giovia, in cui erano continuamente in corso lavori

di trasformazione, la vita di corte era sontuosa e colta. Dotti e artisti

trovavano a Milano ospitalità e fortuna; attorno agli Sforza, i molti

fili della cultura italiana del tempo sembrano intrecciarsi e in certa

misura fondersi.

Oltre tutto risiedevano a Milano e operavano al servizio sforzesco

due geni artistici.


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Leonardo, che possedeva una vigna suburbana tra le Grazie e San

Vittore al Corpo, un regalo del Moro, aveva cominciato col presen-

tare al duca una lira che ‘aveva fabbricato d’argento gran parte in

forma d’un teschio di cavallo, cosa bizzarra e nuova’.

Farà di tutto: alcuni dei suoi capolavori, consulenze ingegneristiche,

opere idrauliche, il ritratto dell’amante del duca Cecilia Gallerani, la

regia di feste come quella delle nozze di Gian Galeazzo con Isabella

d’Aragona.


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Meditava, studiava, scriveva, fantasticava, forse vedeva veramente

nelle macchie dei muri ‘similitudini di diversi paesi, ornato di mon-

tagne, fiumi, sassi, alberi, pianure, grandi valli e colli….strane arie di

volti, e abiti e infinite cose…’.

(L. Camusso, Guida ai viaggi nell’Europa del 1492)







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il mercante di armature: 1488 da milano a mont-saint-michel




 


il mercante di armature: 1488 da milano a mont-saint-michel

 









Nelle botteghe delle strade dietro il Broletto verso San Satiro,

a Milano, dove tecnici esperti modellavano gli ACCIAI delle

armature, la cosa era ovviamente nota e appariva normale.

Mercanti erano in viaggio su molte vie con le loro mercanzie,

in carovane di muli, coi carri, utilizzando barche sui fiumi; non

se avevano molte notizie dopo la partenza, i familiari attende-

vano il ritorno confidando in Dio.


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Il prezzo cresce insieme alla domanda e la domanda delle armi

con la guerra; portare il prodotto là dove serve per il mercante

d’armi comporta dei rischi.

E’ il mestiere.

Ma, balzando dai documenti, la notizia dei mercanti milanesi che

girano fra le tende dell’esercito offrendo le ben temperate corazze,

la vigilia della battaglia di Saint-Aubin-du-Cormier, nella campa-

gna di Bretagna del 1488, incuriosisce, sorprende, fa scattare sug-

gestive immagini, come sempre avviene quando la quotidianità

sommessa interseca il clangore della storia maggiore.


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Saint-Aubin-du-Cormier è un sito della campagna bretone, vicino

al confine del ducato del regno di Francia. Un formidabile castello,

oggi solo rovine, sorgeva tra uno stagno e un profondo burrone.

Lo scoglio roccioso di Mont-Sant-Michel, tra le mutevoli e le veloci

onde di marea, è a meno di una cinquantina di chilometri di distan-

za, ma in Normandia.

Attorno a Saint-Aubin-du-Cormier si combatté aspramente nella

giornata del 27 luglio 1488. Da un lato c’erano gli uomini del re di

Francia, comandati dal men che trentenne Louis la Tramoille, il fu-

turo ‘chavalier sans reproche’ di tutte le guerre d’Italia, che morirà

nella disastrosa mischia di Pavia; dall’altro le genti d’arme del du-

ca di Bretagna e di altri grandi signori ribelli che si erano uniti nel-

la ‘guerra folle’.


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La vittoria del giovane generale lealista ebbe conseguenze politiche

di varia entità; il brillante periodo di sostanziale indipendenza della

Bretagna dei duchi di Montfort, che al re di Francia prestavano solo il

formale omaggio feudale, si avviò velocemente al termine un futuro

re di Francia, il duca di Orléans, fatto prigioniero sul campo, cominciò

un triennio di reclusione, principesca ma stretta; un trattato impose che

la dodicenne figlia del duca di Bretagna, Anna, la più appetita eredi-

tiera di Francia, non avrebbe potuto sposare senza il consenso del re

e questo pose le premesse per il suo matrimonio con lo stesso monar-

ca di lì a tre anni; l’intelligente storico Philippe de Commynes, fine di-

plomatico ed esperto navigatore politico finì rinchiuso per cinque me-

si in una gabbia di ferro.


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Nella lontana Milano, da dove gli ‘armieri’ ambulanti avevano comin-

ciato il loro viaggio verso il cuore della Francia, era signore un figlio

di Francesco Sforza, Ludovico Maria detto il Moro, un personaggio che

era stato educato alla cultura umanista da Francesco Filelfo e che per

quattro o cinque anni si era fatto strada verso il potere che non gli sa-

rebbe spettato, a forza di astuzia, dissimulazione, prepotenza e intrigo.

La città aveva le vie centrali selciate, l’ambizioso duomo gotico in co-

struzione dal 1386 e un sistema di ‘navigli’ nel quale erano stati utili-

sticamente coordinati corsi d’acqua naturali e canali quali il Naviglio

Grande, derivato dal Ticino, il Naviglio Pavese, che restituiva le ac-

que allo stesso fiume, la Martesana derivata dall’Adda e cominciata

a scavare nel 1457.

Collegata all’anello di acque che racchiudeva il centro urbano, tale

rete, via via perfezionata, era stata navigabile; le acque a vario livel-

lo erano delle ‘conche’ costruite a partire dalla metà del 400.

(L. Camusso, Guida ai Viaggi nell’Europa del 1492)






 

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