PRIMA TERAPIA: LA MUSICA

Precedente capitolo:

una-diagnosi-seconda-seduta.html

Da http://giulianolazzari.myblog.it

http://pietroautier.myblog.it

http://lazzari.myblog.it

www.giulianolazzari.com

In un articolo pubblicato su ‘Civiltà Cattolica’ del 1960 padre Des Places esaminava

le valenze di ‘separazione’, ‘entusiasmo’, ‘scossa’, ‘stupore’, ‘delirio’ e ‘pazzia’ nell’

antica GRECIA e concludeva che in essa vi furono forti esperienze estatiche con

un retroterra molto simile in parte al mondo spirituale dell’Asia centrale e della

Siberia, e in parte all’India vedica.

Nuccio d’Anna riconosce in EPIMENIDE DI CRETA un tipico rappresentante di

estatico vagante greco, al quale si attribuivano una vita spirituale fatta di dure

ascesi, digiuni e l’uso di sostanze allucinogene come l’asfoledo e l’alimon;

questi elementi assieme ai caratteri di indovino, purificatore, consigliere politico

oltreché l’uso di tatuaggi richiamano ad una figura molto arcaica d’estatico la

cui tipologia è tipicamente sciamanica centroasiatica.

Per un aprofondimento dell’idea di uomo come microcosmo nelle culture

precristiane e sciamaniche non possiamo non rimandare all’opera del benedettino

C.K. Krasinski intitolata ‘Microcosmo e Macrocosmo nella storia delle religioni’.

L’autore, esperto di filosofia medica tibetana, scrive: “Il complesso rituale vedico

e brahmano dell’altare, la speculazione astrologica dell’antica Mesopotamia,

l’architettura dello stupa nel buddismo e gli edifici culturali chorten del lamaismo

tibetano, il monumentale sacrificio celeste degli imperatori cinesi, nonché quello

dei nomadi Na-Khi cinesi-tibetani, la primitiva tenda culturale degli sciamani

siberiani, l’adattamento cerimoniale degli indiani sioux, ma anche quello mosaico

delle dodici tribù ebree nel deserto, o i misteri della creazione degli indiani Algonchini:

sono tutte evidenti variazioni dell’unico e identico tema della ‘corrispondenza’ intrinseca

fra l’uomo inserito nel microcosmo dell’evento culturale e il ‘grande mondo’ che lo

circonda”.

E’ in quest’ottica che abbiamo considerato sia l’utilizzo della musica nelle sedute

sciamaniche, sia la lettura del folclore poetico e musicale dei popoli ugro-finnici

ed altaici, essendo la musica una scienza che si fonda anch’essa su leggi numeriche ed

analogiche.

CANTA    CANTA……

‘Canta, canta’, ripetete  voi,

supponendo  che  sia  una  cosa  semplice;

‘Parla, parla’,  ripetete  voi,

supponendo  che  sia  una  cosa  semplice….

se  bisogna  cantare,  si  canti,

mettendovi  il  proprio  cuore,

se  bisogna  parlare,  si  parli

con  tutto  il  proprio  spirito.

Cantare  senza  mettervi  il  proprio  cuore,

non  è  possibile!

Raccontare  senza  tutto  il  proprio  spirito,

non  è  possibile!

Di  che  potrebbe  bene

raccontarvi  la  storia?

Su  che  si  potrebbe  bene

cantare  una  canzone?

E’  di  altri  tempi

che  io  vi parlerò.

che  io  vi  canterò!

Le parole  delle  mie  storie,

le  arie  delle  mie  canzoni

quando  ero  piccolo

gli  anziani  le  cantavano

gli  anziani  le  hanno dette,

le  hanno  messe  in  un  sacco (di scorza di tiglio)

L’hanno  chiuso  con  una  ritorta

di  tiglio  solido,

hanno introdotto  il  sacco

proprio  nel  fondo  di  un  krez,

hanno  nascosto  il  krez,

nella  cavità  di  un  tiglio,

per  trovare  il  tiglio (e il mulino),

bisogna  sapere  la  strada;

per  conoscere  la  strada

bisogna  bere  una  buona  sorsata:

l’arak  mette  il  cuore d’umor  leggero.

(G. Bardini, Musica e Sciamanesimo in Eurasia)

…è di altri tempi che io vi parlerò…..

http://www.lascaux.culture.fr

http://www.culture.gouv.fr/culture/arcnat/chauvet/fr/index.html

http://www.lattara.culture.fr

paleolitico.jpg