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Un terzo criminale di guerra finito in Argentina, l’alto funzio-
nario del ministero della Propaganda di Goebbels, Erich Muller,
ricevette la carta d’identità numero 111 intestata a Francesco
Noelke.
Con questi pseudonimi semilegali Mengele, Eichmann e Muller
richiesero e subito ottennero un permesso di sbarco in Argentina
a distanza di poche settimane l’uno dall’altro.
Le loro richieste furono quasi certamente inviate dall’ufficio della
DIAE di Fuldner a Genova all’Ufficio immigrazione di Buenos
Aires.
Questo flusso di richieste, comprese quelle di altri ufficiali della
SS quali Erich Priebke e Josef Schwammberger, aiutò un folto
gruppo di criminali nazisti i cui documenti argentini vennero
preparati quasi simultaneamente a metà 1948.
E’ probabile che Mengele abbia pagato molto caro il suo permes-
so di sbarco in Argentina, ma il denaro non scarseggiava certo
nella sua famiglia.
L’area di Gunzburg in Baviera ospitava la fabbrica di materiali
agricoli Mengele sin dall’inizio del secolo.
Il padre Karl era stato membro del partito nazista e nel 1932
Hitler si era recato perfino in visita nella sua fabbrica.
Nel periodo postbellico, sebbene sottoposto a un lungo proces-
so di ‘denazificazione’ da parte degli Alleati, gli affari di Karl
Mengele prosperarono, e ben presto avrebbe avviato iniziative
imprenditoriali in vari paesi d’oltreoceano, compresa l’Argen-
tina, dove il figlio avrebbe trovato rifugio.
Il 7 settembre 1948 giunse la notizia che il permesso di sbarco
per Helmut Gregor era stato approvato a Buenos Aires.
Mengele sparì da Mangolding senza neppure salutare i suoi
datori di lavoro.
Tornato nella cittadina natia di Gunzburg, trascorse i brevi
mesi successivi nascondendosi nelle foreste circostanti, tentan-
do di convincere la moglie Irene a seguirlo in Argentina con il
figlio Rolf.
Nell’aprile 1949 Mengele lasciò la Germania da solo.
Il suo viaggio in Italia via Austria fu evidentemente organiz-
zato e pagato dal padre tramite contatti con le SS nell’area di
Gunzburg. L’operazione implicò attraversamenti di frontiera
clandestini, scambi di parole in codice e documenti di viaggio
falsi. Alla fine Mengele approdò a Vipiteno, nel Nord Italia,
la stessa località dell’Alto Adige che aveva offerto riparo
sicuro ad innumerevoli gerarchi nazisti.
Lì era stata prenotata una stanza alla pensione Croce d’oro
al nome di Fritz Holmann. Un emissario della famiglia gli
portò denaro e una ‘valigetta’, con nascosti nel doppio fondo
i suoi appunti e i campioni di sangue di Auschwitz.
Dopo circa un mese Mengele si trasferì a Bolzano, dove trovò
ad attenderlo un agente clandestino identificato solo come
‘Kurt’ nel suo diario di ‘viaggio’.
‘Kurt’ aveva contatti croati e nei balcani, godeva di accesso al-
la Croce Rossa e al consolato argentino, in pratica tutti gli attri-
buti tipici dei legami alla DIAE di Peron o a uno dei prelati
che assistevano i nazisti in fuga.
Quest’uomo misterioso aveva prenotato per Mengele un posto
sulla North King, che sarebbe salpata per l’Argentina il 25 mag-
gio 1949.
La prima tappa di Mengele, il 16 maggio, fu all’ufficio della
Croce Rossa di Genova per procurarsi un passaporto valido,
cosa che ‘Kurt’ organizzò senza alcuna difficoltà. Mengele
disponeva del suo permesso di sbarco argentino e della carta
d’identità di Termeno, lo stesso armamentario di documenti
falsi che un anno dopo avrebbe permesso a Eichmann e Muller
di ottenere il passaporto della Croce Rossa.
La tappa successiva, il giorno dopo, fu il consolato argentino
per ottenere un visto d’ingresso. Mengel giunse con un docu-
mento di vaccinazione falso procuratogli da un medico croato.
Tuttavia, i puntigliosi diplomatici argentini notarono che
la Croce Rossa aveva erroneamente scritto la data di emissio-
ne del passaporto di Gregor sulla riga riservata alla data
di scadenza, invalidando così il documento.
Tornato con un nuovo passaporto, Mengele scoprì ora che
avrebbe comunque dovuto sottoporsi a visita medica obbliga-
toria all’ufficio della DIAE.
La beffa maggiore a danno della storia, e le vittime del ‘dottor
morte’, assunse contorni comici con la polizia di frontiera di
Genova, la quale contrariamente a quanto possiamo immagi-
nare, chiese in toni paternalistici ….’se fosse per caso un ebreo…’
La ‘North King’ attraccò nel porto di Buenos Aires il 22 giugno
1949, dopo quattro settimane di traversata.
I funzionari dell’immigrazione argentini, come i loro colleghi
italiani rimasero alquanto sbigottiti dalle carte e dai campioni
che Helmut Gregor stava introducendo nel paese.
‘Si trattava di appunti di biologia’ affermò – correttamente –
Mengele….
(U. Goni, Operazione Odessa)
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