UN UOMO

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Il clima che cambia (5) &  Intermezzo venatorio

Che lasci i morti giacere  &  Tredicesima lettera

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La tempestosa nuvola del XX secolo (1)  &  (2)  &

La poesia del silenzio 

Da:

i miei libri

 

 

 

 

La notte avevi fatto quel sogno.

Un gabbiano (e un lupo) volava nell’alba ed era un gabbiano     

 bellissimo con le penne d’argento.

Volava solo e deciso sulla città che dormiva, e sembrava il

cielo gli appartenesse quanto l’idea della vita.

D’un tratto aveva virato in discesa per tuffarsi a picco nel

mare, aveva bucato il mare sollevando una fontana di luce,  

e la città s’era svegliata, piena di gioia perché da molto tem-

po  non vedeva una luce. 

Nello stesso momento le colline s’erano accese di fuochi, dal-

le finestre la gente aveva gridato la buona notizia, a migliaia

erano scesi nelle piazze  a far festa, inneggiare alla libertà ri-

trovata: “Il gabbiano! Ha vinto il gabbiano!”.

Ma tu lo sapevi che sbagliavano tutti, che il gabbiano aveva

perduto.

Dopo il tuffo miriadi lo avevano aggredito per morderlo agli

occhi, strappargli le ali, era esplosa una lotta tremenda che e-

scludeva ogni via di salvezza.

Invano egli si difendeva con abilità e con coraggio, beccando

all’impazzata, rovesciandosi in salti che spruzzavano immensi

ventagli di spuma e spingevano ondate fino agli scogli: i pesci

erano troppi, e lui troppo solo. 

Le ali lacerate, il corpo inciso di tagli, la testa straziata, perde-

va sempre più sangue, lottava sempre più debolmente, e alla

fine, con un grido di dolore, s’era inabissato insieme alla luce.

Sulle colline i fuochi s’erano spenti, la città era tornata a dormi-

re, nel buio, come se nulla fosse successo.  

(O. Fallaci, Un uomo)

 

 

 

 

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UN UOMO (contro un muro)

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un uomo

 

 







Un individualista con fantasia e dignità non può appartenere a

un partito.

Per il semplice fatto che un partito è un partito, cioè un’organiz-

zazione, una cricca, una mafia, nel migliore dei casi una setta che

non permette ai suoi adepti di esprimere la propria personalità,

la propria creatività.

Anzi gliela distrugge o almeno gliela piega.

Un partito non ha bisogno di individui con personalità, creatività:

ha bisogno di burocrati, di funzionari, di servi. 

Un partito funziona come un’azienda, un’industria dove il diretto-

re generale e il consiglio di amministrazione (il comitato centrale)

detengono un potere irraggiungibile e indivisibile. Per detenerlo

assumono soltanto manager ubbidienti, impiegati servili, yes-men,

cioè gli uomini che non sono uomini, gli automi che dicono 

sempre sì.

In un azienda, un’industria, il direttore generale e il consiglio di

amministrazione non sanno cosa farsene delle persone intelligenti

e fornite di iniziativa, degli uomini e delle donne che dicono no, 

e questo per un motivo che supera perfino la loro (infinita) arro-

ganza: pensando e agendo gli uomini e le donne che dicono no

costituiscono un elemento di disturbo e di sabotaggio, mettono

rena negli ingranaggi della macchina, diventano sassi che rom-

pono le uova nel paniere.

L’ossatura di un partito e di un’azienda, insomma, è quella di

un esercito dove il soldato ubbidisce (come un burattino) al

caporale che a sua volta ubbidisce al sergente che a sua volta

ubbidisce al tenente che a sua volta ubbidisce al capitano che

a sua volta ubbidisce al colonnello che a sua volta ubbidisce

al generale che a sua volta ubbidisce allo Stato maggiore che

a sua volta ubbidisce al ministro della Difesa: preti, monsigno-

ri, vescovi, arcivescovi, cardinali, Curia, Papa.

Guai all’illuso che crede di portare un contributo personale

con la discussione e lo scambio di vedute: finisce espulso o

degradato o lapidato, come si conviene a chi non è in grado di

capire o finge di non capire che un partito, un’azienda, si con-

sente solo di discutere su ordini già dati, scelte già fatte.

Purché, è sottinteso, la discussione non prescinda dai due sa-

cri principi: ubbidienza e fedeltà.

(O. Fallaci, Un Uomo)





 

 

un uomo