BREVE PARENTESI ‘ANALITICA’

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FAUST (nel palazzo) : Quattro ne ho viste venire, soltanto tre andarsene.

Il senso del loro discorso non l’ho potuto intendere.

Suonava come fosse: distretta.

Seguiva una parola tetra: morte.

Suonava vuota, come di spettro, sorda.

Verso un libero spazio io non ancora

mi sono aperto il passo. Potessi

dal mio cammino la magia rimuovere,

le formule fatate dimenticarle al tutto

e come uomo soltanto starti a fronte, Natura,

essere umana creatura allora varrebbe la pena.

Lo ero una volta, prima di cercare nelle tenebre

e bestemmiando maledire il mondo e me.

E’ ora così densa di quei fantasmi, l’aria,

che nessuno sa più come evitarli.

Se un giorno mai di limpida ragione ci sorride,

la notte nella trama dei suoi sogni ci chiude.

Si torna allegri dai campi di verde nuovo.

Un uccello gracchia. Che gracchia? Sciagura.

Presi mattina e sera nelle reti della superstizione:

segni, apparizioni, ammonimenti…

E, spauriti, si rimane soli.

La porta cigola e nessuno viene avanti.

DI  SOPRASSALTO

LA CURA: La domanda vuole un sì.

FAUST: E tu, chi sei tu allora?

LA CURA: Ci sono, ecco.

FAUST: Va’ via di qui!

LA CURA: Sono dove ho da essere.

FAUST: (dapprima furioso, poi più calmo fra sé) Stà in guardia. Niente formule 

magiche.

LA CURA: Se neanche un orecchio mi udisse 

pure sarebbe nel cuore il mio rombo.

Sotto parvenza mutevole

la mia potenza è feroce.

Sui sentieri, sulle onde

eterna compagna angosciosa,

mai la cerchi, sempre la trovi,

e lusingata e maledetta…

La Cura l’hai mai conosciuta?

FAUST: Non ho fatto che correre, io, attraverso il mondo.

Ogni piacere l’ho afferrato a volo.

Non mi bastava? E se ne andasse!

Non l’ottenevo? E si perdesse!

Ho avuto solo desideri e solo

desideri saziati

e nuove voglie; e di forza, così

ho attraversato d’impeto la vita. Alta e potente

dapprima; ora va savia, ora va attenta.

La conosco abbastanza, questa terra.

Sull’al di là ci è impedita la vista.

Pazzo chi volge lo sguardo scrutando lassù

e sopra le nuvole finge suoi simili!

L’uomo si tenga saldo qui e si guardi intorno:

non è muto questo mondo a chi sa e opera.

Che bisogno di vagare per l’eterno!

Quel che egli intende si lascia afferrare.

Così cammini l’uomo quanto è lungo il suo giorno.

Tiri per la sua strada, se fantasmi spaventano.

Andando avanti avrà gioia e tormento,

lui che nessun attimo appaga!

(Goethe, Faust)

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…SILENZIO PARLA IL PAVONE

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Nel tardo Miocene vi erano innumerevoli specie di scimmie antropomorfe in Africa.

Perché di punto in bianco una di esse cominciò rapidamente a evolvere in una 

direzione molto diversa da quella delle altre antropomorfe e, anzi, di tutti gli

altri mammiferi?

Che cosa indusse quella particolare specie a imboccare una nuova, singolare 

direzione evolutiva che la portò in breve tempo a diventare bipede, poi intelligente

e infine glabra?

Quando l’evoluzione prende in maniera rapida e apparentemente arbitraria una 

direzione strana, secondo me il motivo è sempre lo stesso: la selezione sessuale.

Ed è a questo punto che dobbiamo ascoltare il pavone.

Perché il pavone ha una coda al cui confronto il resto del corpo scompare?

Una coda che tremola e sfavilla al sole, con penne che culminano nella magnificenza

di splendidi ‘occhi’ verdi e viola?

Semplice: generazioni di pavonesse hanno scelto pavoni che sfoggiavano gli 

equivalenti ancestrali di questi appariscenti ‘cartelloni pubblicitari’.

Secondo una particolare versione della teoria, la scelta del compagno (in questo caso

fatta dalle femmine) è dettata dall’arbitrio e dal capriccio, per esempio, alla 

scelta del cibo o dell’habitat. Ma allora viene naturale chiedersi il perché di 

questo arbitrio?

Il concetto fondamentale è che l’aspetto del maschio e il gusto della femmina 

si evolvono insieme in una sorta di relazione a catena esplosiva. 

Innovazioni nel comune gusto femminile di una specie e corrispondenti mutamenti

d’aspetto del maschio si potenziano a vicenda, in un processo travolgente che

li lega in maniera indissolubile e li trascina in una determinata direzione. Non c’è 

nessuna ragione precisa perché sia scelta quella particolare direzione: semplicemente,

è la direzione che ha preso fin dall’inizio la tendenza evolutiva. Le antenate delle 

pavonesse cominciarono a prediligere un ventaglio più grande e questo bastò a

innescare il meccanismo esplosivo della selezione sessuale. Il meccanismo scattò e,

in un tempo brevissimo rispetto ai parametri evolutivi, i pavoni sfoggiarono

ventagli sempre più grandi e iridescenti di cui le femmine erano assolutamente

entusiaste.

L’importanza per il nostro discorso, è che, secondo una valida teoria matematica,

la selezione sessuale ha indotto l’evoluzione a prendere direzioni arbitrarie e a 

spingersi verso eccessi non utilitari. 

Le selezione sessuale, e la sua capacità di indirizzare l’evoluzionein direzioni arbitrarie

non UTILITARIE, è il primo ingrediente della mia teoria dell’evoluzione della 

stazione retta. 

Il secondo ingrediente è la tendenza all’imitazione. 

In alcune lingue, come l’inglese ‘to ape’ o l’italiano ‘scimmiottare’, esistono verbi che

significano ‘imitare, come fanno le scimmie’, anche se non sono così sicuro che 

dipingano un’effettiva realtà. Tra tutte le scimmie antropomorfe, gli uomini sono

i più dediti all’imitazione, ma anche gli scimpanzè copiano e non c’è motivo di 

pensare che le Australopitecine non lo facessero. Il terzo ingrediente è la diffusa

abitudine che hanno le scimmie antropomorfe di alzarsi per brevi periodi sulle zampe

posteriori, per esempio per le esibizioni di sessualità e aggressività. 

Considerati tutti questi elementi, formulo la seguente ipotesi sull’origine della 

stazione eretta umana. Come altre scimmie antropomorfe, i nostri progenitori, 

quando non stavano sugli alberi, erano quadrupedi, ma ogni tanto, come fanno 

tutte le scimmie antropomorfe e non antropomorfe moderne, si alzavano sulle

zampe posteriori per fare una specie di danza della pioggia, cogliere frutti dai 

rami, spostarsi da una posizione accovacciata all’altra, guadare fiumi.

Si instaurò così la moda di camminare eretti, e si instaurò con la tipica fretta

e capricciosità delle mode. 

L’ultima fase del ragionamento segue la teoria della selezione sessuale.

Le femmine che scelgono secondo un gusto conforme a quello della maggioranza

tendono ad avere figli che, grazie alla scelta del compagno fatta dalle madri,

ereditano la capacità di camminare eretti. 

Veniamo adesso all’altro grande progresso nell’evoluzione umana, l’aumento delle

dimensioni del cervello.

Una femmina che voglia leggere in maniera soddisfacente e completa la qualità

dei geni di un maschio farà bene a concentrarsi sul suo cervello.

Siccome non può analizzare concretamente il cervello, dovrà guardare le sue opere.

E, se è vera la teoria secondo la quale i maschi facilitano il compito delle femmine

pubblicizzando le proprie qualità, i maschi con cui ha a che fare quella particolare

femmina non nasconderanno la fiaccola delle loro facoltà mentali sotto il moggio,

ma la metteranno bene in vista. Dunque danzeranno, canteranno, diranno cose

dolci, racconteranno barzellette, comporranno canzoni e poesie, suoneranno le une

e reciteranno le altre, pittureranno pareti di caverne o affrescheranno soffitti di 

cappelle……

Secondo questa teoria, la mente umana è una coda di pavone mentale, e il cervello

si espande sotto l’influenza della stessa selezione sessuale che portò al potenziamento

della coda del pavone.

(e una miriade di altre considerazioni posso formulare…., Giuliano)

(R. Dawkins, Il racconto dell’antenato)

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VOLI ANIMALI: PENSIERI

Da http://giulianolazzari.myblog.it

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Numerosi scienziati, pur propensi ad ammettere che anche gli animali posseggano

stati mentali, sono comunque scettici nei confronti dell’etologia cognitiva.

Si può leggere in tale concezione l’ansia per l’incapacità di ciascuno di conoscere gli

stati mentali altrui. Ansia che, nella sua forma più generale, rimanda al problema 

tradizionale noto ai filosofi come il problema dei pensieri altrui.

Gli psicologi che studiano il comportamento umano rimuovono del tutto la questione

dello scetticismo riguardo al pensiero altrui nello stesso modo in cui i fisici 

rimuovono lo scetticismo circa l’esistenza degli oggetti fisici indipendente dal 

pensiero.

Circa il problema del pensiero delle altre specie vi è la frequente protesta contro

l’ingiustificato antropomorfismo che attribuisce stati mentali agli animali, ossia 

contro l’interpretazione in termini di caratteristiche umane di ciò che non appartiene

alla specie umana.

L’accusa di antropomorfismo rimanda più al problema del pensiero delle altre specie

che al problema generico del pensiero altrui, poiché, per definizione, non si può

giudicare antropomorfica l’attribuzione di stati mentali ad altri individui della 

specie umana.

Si può ricostruire nel modo seguente il ragionamento generale contrario alla

conoscenza scientifica del pensiero altrui:

– I fenomeni mentali sono fenomeni privati.

– I fenomeni privati non possono essere studiati scientificamente.

– Pertanto, i fenomeni mentali non possono essere studiati scientificamente.

Innanzitutto, si può osservare che le premesse di tale ragionamento si fondano sulla

particolare concezione che i fenomeni mentali siano ‘privati’. E’ pertanto lecito

chiedersi che cosa ciò significhi. Ovviamente, nessuno è in grado di osservare

direttamente gli stati mentali altrui, né di toccarli, udirli, sentirne il gusto o

l’odore. Ma nessuno è neppure in grado di percepire diettamente i quark.

Pertanto, se ‘privato’ significa ‘non direttamente percepibile’, allora anche i quark

sono fenomeni privati.

La conoscenza scientifica dei quark si fonda su ciò che i filosofi chiamano ‘interferenza

della spiegazione migliore’: la selezione delle ipotesi più plausibili tra le ipotesi

alternative rivali che spiegano i fenomeni osservabili. In mancanza di ulteriori

motivi contrari all’assunzione di un simile approccio ai fenomeni mentali, il solo

argomento della natura privata del pensiero non persuade.

Se ‘privato’ significa ‘direttamente percepibile soltanto dall’individuo che ne fa

esperienza’, allora l’inferenza per la spiegazione migliore sembrerebbe una strategia

praticabile. Infatti, tale interferenza non sarebbe una strategia possibile soltanto nel

caso in cui, per il suo carattere privato, uno stato mentale non influenzasse in alcun

modo la realtà esterna al soggetto che lo possiede.

Sebbene non vi siano ragioni di natura concettuale per cui gli stati mentali debbano

provocare conseguenze, ciò non significa che essi siano del tutto privi di conseguenze.

E nel caso ne avessero, dovrebbe essere possibile scoprire le caratteristiche di tali

stati mediante un’inferenza per la spiegazione migliore di quelle conseguenze.

Se ‘privato’ significa ‘che non comporta alcun tipo di effetti’, la prima premessa del

ragionamento è probabilmente falsa, mentre la seconda premessa è vera soltanto

se ‘privato’ ha quel significato. Pertanto, sia che sia falsa la prima o la seconda

premessa, il ragionamento è comunque erroneo. Dato che in questa sua versione

il ragionamento non dice nulla di specifico relativamente agli animali, esso

escluderebbe anche la possibilità di occuparsi degli stati mentali umani,

tesi quest’ultima che contrasta in modo netto con l’attuale scienza cognitiva.

Per quanto concerne gli animali, occorre prendere in considerazione la versione

più ristretta del ragionamento:

– I fenomeni mentali sono fenomeni privati.

– I fenomeni privati non possono essere scientificamente studiati negli animali.

– Pertanto, i fenomeni mentali non possono essere studiati scientificamente negli

animali.

Tale concezione si fonda sul luogo comune che l’incapacità degli animali di usare

il linguaggio fa sì che il loro comportamento non sia un criterio sufficientemente

discriminativo perché si attribuiscano loro veri e propri stati mentali.

Diversamente l’etologia cognitiva ha cominciato col porre, tra la motivazione e

l’azione, proprio quel pensiero relegato ai margini, conferendo all’animale uno

‘spazio interno’, che lo abilita a compiere delle vere e proprie operazioni mentali.

Si tratterebbe, forse, di una rivisitazione della psicologia intimista, per usare questo

termine nell’accezione più ampia, che ha come strumento principale l’introspezione?

Ahimè, se fosse così l’etologia cognitiva non avrebbe senso, perché l’animale non

parla e, di conseguenza, non può comunicarci quello che sente o quello che pensa.

Ma la psicologia cognitiva è tutt’altra cosa e decide che si può entrare nella scatola

nera del pensiero animale sperimentando se tra il suo voler fare e il suo fare,

tra l’imput e l’output, non ci siano delle rappresentazioni o delle elaborazioni.

Ragion per cui è l’intelligenza e non l’istinto che gli etologi cognitivi hanno chiamato

in causa.

Se un animale, all’interno di un territorio che ha percorso in lungo e in largo,

riesce a progettare delle scorciatoie, prima pensate e dopo messe in atto, significa

che è dotato di una rappresentazione topografica mentale, di una mappa cognitiva,

e quindi che non è una semplice macchina stimolo-risposta, e neppure una macchina

da accumulo energetico.

(Allen/Bekoff, Il pensiero animale)

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UNO SGUARDO AL PASSATO: I BESTIARI 2

Da  http://giulianolazzari.myblog.it

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L’onagro a ragione

ha nome ‘asino selvatico’.                                876555.jpg

Di lui nel suo scritto

dice il Fisiologo:

quando marzo nel suo corso

ha completato venticinque giorni,

quel giorno del mese

raglia dodici volte,

e lo stesso la notte

per questa ragione,

che quel giorno

è l’equinozio,

cioè la notte e il giorno

hanno uguale durata.                                                              786756.jpg

Emettendo dodici volte

il suo raglio e il suo grido

mostra che la notte e il giorno

durano dodici ore;

l’asino è afflitto

quando emette le sue grida,

allorché la notte e il giorno

hanno uguale durata:

preferisce che la notte

sia più lunga del giorno.

Ora udite senza dubbio

il significato di questo.

L’onagro significa                                                                                        oijkhg.jpg

il diavolo in questa vita,

e per marzo intendiamo

tutto il tempo che abbiamo,

perché in quella stagione

Dio fece ogni cosa, in verità.

E trovano i teologi

leggendo la Genesi:

” Dio chiamò luce il giorno

e la notte tenebra”;

per il giorno intendiamo 

i buoni, con ragione,

che andranno nella luce

e vivranno con Dio;

per la notte intendiamo

coloro che andranno con Nerone;                                            balena01.jpg

e per le ore intendi

il numero degli uomini.

Quando il diavolo sente

che la sua gente cala,

come fanno le ore

della notte

dopo l’equinozio

primaverile, che cade in marzo,

allora comincia a gridare,

a lamentarsi con forza,

come fa l’asino                                                                                   iuyuhjg.jpg

che raglia e grida.

E l’equinozio

è la prova

che dopo il giudizio,

senza alcun dubbio,

ci sarà un paradiso eterno

e un inferno della stessa durata.

Tenetelo a mente,

questo è il significato.

( Ed aggiungo che mai altro

dire o qualsivoglia interpretazione

debba udirsi rispetto siffata verità)

(Il ‘Bestiaire’ di Philippe De Thaun) 

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UNO SGUARDO AL PASSATO: I BESTIARI

Da  http://giulianolazzari.myblog.it

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Il ‘monosceros’ è una bestia

che ha un corno in testa:                                                                            876555.jpg

perciò ha questo nome;                                                  

ha l’aspetto di un capretto.

Si cattura per mezzo di una fanciulla:

ora udite in che modo.

Quando qualcuno vuole dargli la caccia,

e catturarlo con l’astuzia,

viene nella foresta

dov’è la sua tana:

mette là 

una fanciulla                                                                                     878767.jpg

con il seno scoperto;

il ‘monosceros’ la sente

all’odore

viene dalla fanciulla

le bacia il seno,

e lei si addormenta sul suo grembo:

così giunge a morte.

Subito l’uomo sopravviene

e lo uccide mentre dorme

oppure lo cattura vivo,

e poi ne fa ciò che vuole.                                              9897867.jpg

Si organizzano grandi

battute di caccia soprattutto

nello periodo pasquale

quando sembra che tal bestia

vaga per terre.

‘Monosceros’ è termine greco,

in francese è ‘unicorno’.

una bestia di tal fatta

significa Gesù Cristo:

unico Dio è e sarà

e fu e rimarrà;

si mise nella Vergine

e vi si incarnò per gli uomini;                                              besdrtchyu.jpg

e per dare esempio di verginità

e di castità,

si annunciò a una vergine,

e una vergine lo concepì;

vergine è, fu e sarà

e sempre rimarrà.

Ora udite in breve                                                           castoro.jpg

il significato.

Questa bestia in verità

significa Dio; 

la vergine significa,

sappiatelo, santa Maria;

per il suo seno intendi

analogalmente la santa Chiesa

e per il bacio la pace:                                                                               orso.jpg

questo è il significato.

L’uomo quando dorme

ha sembianza di un morto:

Dio, in quanto uomo, dormì

quando patì la morte sulla croce,

e la sua morte fu morte

per il principe della morte,

e la sua distruzione

fu la nostra redenzione,

e il suo tormento

il nostro riposo;

così Dio ingannò il diavolo                                                   volpe.jpg

assumendo un aspetto adeguato.

Il diavolo ingannò l’uomo;

Dio fatto uomo, che il diavolo non riconobbe,

a sua volta ingannò il diavolo

con forza appropriata:

come l’uomo è anima e corpo,

così fu Dio e uomo.

Questo significa

una bestia di tal fatta. 

(Il ‘Bestiaire’ di Philippe De Thaun, 1121-1135)

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LIBERAZIONE ANIMALE

Inoltre, non sono solo i visitatori delle aree naturali a guadagnare dalla loro

permanenza.

Il sostegno popolare alla protezione delle aree naturali non è certamente

espresso solo da chi le visita, anzi, è di gran lunga più vasto.

Sembra proprio che le persone vogliano sapere che la natura c’è,   uijhnbk.jpg

anche se l’hanno vista solo in televisione.  

Ma siamo sicuri che le generazioni future apprezzeranno

la natura?

Forse preferiranno starsene nei loro centri commerciali dotati

di aria condizionata a giocare con computer più sofisticati di quanto

noi possiamo immaginare.

Ciò è possibile, ma ci sono diverse ragioni per non attribuire troppo     polkijk.jpg

peso a una eventualità del genere.

Innanzitutto, la tendenza attuale sembra seguire la direzione

inversa: l’apprezzamento della natura non è mai stato elevato

come al giorno d’oggi, specialmente in quei paesi che hanno

superato i problemi della povertà e della fame e possiedono

relativamente poche aree naturali protette.

La natura viene apprezzata perché possiede un’immensa bellezza;

perché è una riserva di conoscenza scientifica non ancora esaurita;

per le opportunità ricreative uniche che offre; e perché molti

semplicemente amano pensare che c’è anche qualcosa di naturale e pinguini.jpg

sfiorato solo relativamente dalla civiltà moderna.

Se, come tutti speriamo, le generazioni future saranno in

grado di soddisfare i bisogni fondamentali della maggior

parte degli esseri umani, possiamo aspettarci che, per i

secoli a venire anch’esse attribuiranno alla natura lo stesso

valore che le attribuiamo noi oggi.

In secondo luogo, gli argomenti conservazionisti fondati sulla bellezza

della natura sono a volte trattati come se avessero poco peso, in quanto

‘meramente estetici’.

Ma questo è un errore.                                                                           kiujhnbhg.jpg

In realtà, facciamo molto per conservare i tesori artistici del

passato.

E’ difficile immaginare quale sia la somma adeguata a

compensare, per esempio, la distruzione dei dipinti

del Louvre:

ma come potremmo confrontare il valore estetico di una valle

fluviale boscosa o di una foresta vergine con quello dei dipinti

del Louvre?

Qui il giudizio deve diventare inevitabilmente soggettivo, e così mi 

limiterò a riferire le mie esperienze personali.

Io ho visitato il Louvre e parecchi tra gli altri grandi musei in                 65656.jpg

Europa e negli Stati Uniti e credo di avere un ragionevole

apprezzamento per le belle arti, eppure in nessun museo ho

avuto esperienze che hanno saziato il mio senso estetico

come quando cammino in una cornice naturale e mi fermo

 a contemplare il panorama da un picco montano che

sovrasta una valle boscosa, o quando me ne sto seduto

accanto a un torrente che scorre tra i massi muschiosi in mezzo

 a grandi cespugli di felci.

Non penso di essere il solo a pensarla così. 

Per molte persone, la natura è fonte del più profondo senso di appaga

mento estetico, e anche i non religiosi tendono a descriverla nei termini

di un’esperienza spirituale.                                                                             polkiujh.jpg

E’ vero comunque che questo genere di godimento della natura

potrebbe non essere condiviso dalle persone che vivranno tra uno

o due secoli.

Visto però che la natura può essere una così profonda fonte di gioia

e contentezza, si tratterebbe di una grande perdita.

Inoltre, sta a noi far sì che le generazioni apprezzino la natura;

perlomeno, è una cosa che possiamo influenzare.

Conservando le aree naturali, formiamo un’opportunità alle generazioni

a venire, e con i libri e i film che produciamo (compreso il presente)

creiamo una cultura che può essere trasmessa ai nostri figli ed ai figli dei

nostri figli.                                                                                                   oikjmnh.jpg

Se siamo convinti che una passeggiata nel bosco, con l’appagamento

che comporta per i nostri sensi, sia un modo assai più soddisfacente

di passare una giornata che non giocare al computer, e che

portarci dietro per una settimana il cibo e il riparo in uno zaino

facendo trekking in un ambiente naturale incontaminato farà di più 

per sviluppare il nostro carattere che non guardare la televisione per

un periodo equivalente, allora dovremmo incoraggiare le generazioni             8787676.jpg

future ad amare la natura; SE ESSE FINIRANNO PER

PREFERIRE I GIOCHI AL COMPUTER,

AVREMO FALLITO!     

(tutto ciò espresso è ostile al pensiero italico)

(P. Singer, La vita come si dovrebbe, il Saggiatore)

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INTERMEZZO NELLA MIGRAZIONE: VALORI AMBIENTALI

Da  http://giulianolazzari.myblog.it

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In confronto a società molto più stabili e tradizionaliste, il nostro moderno

‘ethos’ politico e culturale dimostra una forte difficoltà a riconoscere i valori

a lungo termine. Si sa che i politici guardano raramente oltre le prossime elezioni,

ma anche se lo fanno, i consiglieri economici suggeriranno loro che qualunque

bene ottenibile in prospettiva futura deve essere scontato, e a un tasso tale che

fa diventare facile sottovalutare il futuro a lungo termine.

Agli economisti è stato insegnato che a tutti  i beni futuri si deve applicare un tasso

di sconto: in altre parole: un milione di dollari tra vent’anni varrà meno di un

milione di dollari oggi. Gli economisti applicheranno al valore del milione di

dollari una certa percentuale di sconto, di solito corrispondente ai tassi

d’interesse reali a lungo termine.

La cosa, economicamente, ha un senso.

Se oggi possedessi mille dollari potrei investirli: quindi, in termini reali, i mille

dollari disponibili oggi sono ‘più’ di mille dollari disponibili tra vent’anni.

Ma l’applicazione di un tasso di sconto comporta che i beni ottenuti tra 100 anni

conteranno assai meno di quelli ottenuti oggi, mentre i beni ottenuti tra mille anni

quasi non conteranno nulla. E ciò non a causa di una qualunque incertezza riguardante

la presenza di esseri umani o creature senzienti sul nostro pianeta a quell’epoca,

ma semplicemente a causa dell’effetto cumulativo del tasso d’interesse sul denaro

investito oggi. Dal punto di vista dei valori senza prezzo e senza tempo dell’ambiente

naturale, però, l’applicazione di un tasso di sconto è la risposta sbagliata.

Esistono cose che, una volta perdute, non possono essere restituite con alcuna somma

di denaro. In tal modo, diviene problematico giustificare la distruzione di un’antica 

foresta sostenendo che l’esportazione del suo legno ci darà entrate sostanziali, anche

se potessimo investire quelle entrate incrementandole il valore di anno in anno; 

infatti, qualunque sia questo incremento, esso non potrà mai ricomprare il legame

con il passato rappresentato dalla foresta.

Questo argomento non dimostra che non esiste alcuna giustificazione per l’abbattimento

di una foresta vergine, però illustra che qualunque giustificazione del genere deve 

prendere in piena considerazione il valore delle foreste per le generazioni appartenenti

a un futuro non solo prossimo ma anche remoto. 

Questo valore sarà ovviamente correlato alla particolare rilevanza paesaggistica e

biologica della foresta, ma, siccome l’estensione delle distese naturali intatte si

assottiglia sempre più, ogni loro parte diventa significativa poiché le opportunità di

godere la natura diventano sempre più scarse e nello stesso tempo si riduce la probabilità

che una ragionevole selezione delle principali forme di vita selvaggia venga conservata.

(P. Singer, La vita come si dovrebbe, il Saggiatore)  

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LA SPEDIZIONE PUNITIVA

Da http://giulianolazzari.myblog.it

      http://pietroautier.myblog.it

Ora, da Città del Messico all’Honduras c’erano 800 miglia,

e Cortés conosceva bene tale percorso per esser sbarcato

in Yucatàn poco prima dell’avanzata del 1519 contro Montezuma.     quetzal.jpg

Ma Cortés conosceva solo la costa; nessuno conosceva per

esperienza diretta l’entroterra, ma era noto che la maggior

parte dei fiumi di laggiù scorreva sottoterra, ciò che

avrebbe reso spaventosa una marcia da quelle parti.

I funzionari del re tentarono quindi di dissuaderlo, e

molti degli ex compagni dichiararono di non essere

disposti a seguirlo.

La ‘spedizione punitiva’ fu nondimeno allestita, e in grande 

stile.

Assicurandosi che il Messico fosse in buone mani, Cortés diresse

la sua grande armata alla volta di Vera Cruz. Era il 12 ottobre del

1524.

Cortés viaggiava alla grande, col lusso e la stravaganza di un principe

rinascimentale. Il suo corteggio era composto da un sovrintendente

(8.000.000 euro annui), due annunciatori dei brindisi (200.000 euro annui),

un maggiordomo (180.000 euro annui), un pasticciere (80.000 euro annui),

un addetto alla posateria d’oro e d’argento (Rai, 75.000 euro annui),             quetzal_color.gif

un ciambellano (o avvocato di corte 1.000.000 euro annui), un medico  

(60.000 euro annui), un chirurgo ( 85.000 euro annui),

due paggi alibardieri (dichiarazione non presentata),

otto palafrenieri (costo medio auto blu comprensiva autista:

25 o 30.000 euro annui), due falconieri (danni causati dalla caccia

 ed affini 1.000.000.000 e più annui), cinque musici (vedi alla

voce Festival San Remo), due giocolieri (dichiarazione non pervenuta), 

tre mulattieri (stipendio vigile urbano : 30.000 euro annui), e per ultimi 

un enorme branco di maiali (con relativi porcari), che formavano una specie 

di dispensa ambulante per l’armata.

Dopo un anno di marcia attraverso un territorio dei più spaventosi

Cortés giunse alla colonia spagnola di Las Hiberias-Honduras.

Cristobàl de Olid, la causa della spedizione punitiva, era già morto

impiccato dai suoi uomini.

Cortés ordinò la costruzione di una piccola fortezza a Omoa, e rimase

sul posto il tempo necessario a riorganizzare la colonia.

Omoa era il capolinea di una ferrovia, costruita nel 1868, la quale risaliva

per breve tratto la valle de fiume Ulua.

La valle era in pratica un mare di banane; miglia               oikjuhn.jpg

 e miglia di piantagioni controllate e gestite direttamente

dalla United Fruit Company, con sede a Boston

(la compagnia).

Il mercato della banana era nato in quella zona perché a un 

bostoniano di nome Tudor era venuta l’idea di vender

 ghiaccio a Cuba e in altre isole tropicali.

Il bostoniano prosperò fino a diventare noto come il ‘Re del ghiaccio’:

e, dovendo tornare a Boston con la nave piena di qualcosa, decise per

le banane.

Così anche il commercio delle banane prosperò, finché, dato che la 

popolazione degli Stati Uniti cresceva senza sosta, la domanda superò

 di gran lunga l’offerta.

Risultato: poco prima dell’apertura del Canal di Panama, l’industria      iojkmn.jpg

del Re del ghiaccio generò a Boston la United Fruit Company.

La Compagnia acquistò vaste estensioni di terreno in Guatemala,

Costa Rica e Honduras, divenendo nota localmente come 

‘la piovra’ per il modo da essa usato nel procurarsi i terreni,

che era quello dello strangolamento dei piccoli proprietari, e 

adoperando gente locale come bassa manovalanza per gli scopi,

rivelandosi poi un organismo dei più potenti così in America

Centrale come a Boston.                 

( V.V. Hagen, Alla ricerca del sacro Quetzal)

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UN GABBIANO 3

Da  http://giulianolazzari.myblog.it

      http://pietroautier.myblog.it

– …affinché mediti e impari che l’incosciente temerarietà non può dare

alcun frutto.

Tutto ci è ignoto, e tutto della vita è imperscrutabile, tranne che siamo

al mondo per mangiare, e campare il più a lungo possibile.

Nessun gabbiano, mai, si leva a protestare contro le delibere del Consiglio,

ma la voce di Jonathan si levò.

– Incoscienza?

– Condotta irresponsabile?

Fratelli miei! gridò.

– Ma chi ha la coscienza d’un gabbiano che cerca di dare un significato,

uno scopo più alto all’esistenza?

Per mill’anni ci siamo arrabattati per un tozzo di pane e una sardella,

ma ora abbiamo una ragione, una vera ragione di vita….insegnare, scoprire

cose nuove, essere liberi!

Datemi solo il tempo di spiegarvi quello che oggi ho scoperto….

Ma lo stormo pareva di sasso, tant’era impassibile.

– Non abbiamo più nulla in comune, noi e te, intonarono in coro i gabbiani,

e, con fare solenne, sordi alle sue proteste, gli voltarono tutti la schiena.

E il gabbiano Jonathan visse il resto dei suoi giorni esule e solo.

Volò oltre le Scogliere Remote, ben oltre.

Il suo maggior dolore non era la solitutide, era che gli altri gabbiani si 

rifiutassero di credere e aspirare alla gloria del volo. 

Si rifiutarono di aprire gli occhi per vedere.

Ogni giorno, lui insegnava nuove cose.

Insegnò che, venendo giù in picchiata a tutta birra, puoi infilarti sott’acqua

e acchiappare pesci più prelibati, quelli che nuotano in branchi tre metri 

sotto la superficie contrari ad ogni logica della natura, neppure sembrano pesci.

Non aveva più bisogno di battelli da pesca e di pane raffermo, lui, per 

sopravvivere.

Insegnò a dormire sospeso a mezz’aria, dopo aver stabilito alla sera la 

sua rotta, nel letto della corrente d’un vento fuoricosta, e coprire così un 

centinaio di miglia dal tramonto all’alba. 

Con uguale padronanza ora volava attraverso fitti banchi di nebbia sull’oceano,

o sennò si portava al di sopra di essi, dove il cielo era limpido e il sole abbagliava

….mentre gli altri gabbiani, con quel tempo, se ne stanno appollaiati in terraferma, 

mugugnando per la pioggia e la foschia.

Insegnò a sfruttare i venti d’alta quota, e portarsi nell’entroterra, per un bel 

tratto, e far pranzo con ‘insetti’ e ‘vermi’ saporiti.

Quel che aveva sperato per lo Stormo, se lo godeva adesso fra il loro chiacchiericcio.

Egli insegnò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare.

Scoprì ch’erano la noia e la paura e la rabbia a render così breve la vita 

d’un gabbiano. 

Ma con l’animo sgombro da esse, lui, per lui, visse contento, e visse molto a lungo.

( R. Bach, Il gabbiano Jonathan Livingston )

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SPETTRI

Da  http://giulianolazzari.myblog.it

      http://pietroautier.myblog.it

SPETTRO: Giurate

AMLETO: Ah, ah, ragazzo: sei proprio tu a dir questo?

sei lì, moneta sonante? Suvvìa avete sentito quel buon diavolo in cantina?

Vogliate giurare.

ORAZIO: Proponete la formula del giuramento, mio signore.

AMLETO: – Non parlar mai di quel che avete veduto.

Giurate per la mia spada.

SPETTRO: Giurate.

AMLETO: Hic et ubique? e allora cambieremo di posto.

Venite qui, signori, e ponete nuovamente le mani sulla mia spada:- Non parlar 

mai di quel che avete udito.

Giurate per la mia spada.

SPETTRO: Giurate.

AMLETO: Ben detto, vecchia talpa. Come fai a lavorare sottoterra così svelto?

sei un molto degno minatore. Spostiamoci di nuovo, buoni amici.

ORAZIO: Per il giorno e per la notte, questo è davvero molto strano.

AMLETO: E quindi, come a straniero, dategli il benvenuto.

Ci sono più cose in cielo e in terra. Orazio, di quante non se ne sognino nei 

nostri sistemi filosofici. Ma venite qui: e la grazia v’aiuti come dianzi.

Per quanto io mi comporti in modo strano e bizzarro, se, come può accadere,

crederò opportuno d’assumere un umor fantastico, e sia sorpreso da voi in 

tali occasioni, non dovete mai, o con le braccia conserte in questo modo, o

tentennando il capo in quest’altro, o pronunciando una frase ambigua come:

– Già, lo sappiamo, o anche: – Se volessimo, potremmo…

o anche: – Se avessimo voglia di parlare…., o ancora: – Ce ne son pure alcuni che…,

o con altre espressioni sibilline come queste, non dovrete mai, dico, far capire

che sapete qualcosa di me.

Questo dovete giurare di non farlo mai.

E così la grazia e la misericordia di Dio v’assistano nel momento del bisogno.

Giurate.

SPETTRO: Giurate.

AMLETO: Pace, pace, o spirito turbato!

E così signori, con tutto il mio affetto, protesto la mia devozione per voi.

E tutto quel che può fare un pov’uomo come Amleto per esprimere l’affetto e

l’amicizia che vi porta, con l’aiuto di Dio, non vi verrà mai a mancare.

Rientriamo insieme: e tenete sempre le dita sulle labbra, ve ne prego.

Il tempo è fuori di sesto. 

O qual dannata sorte, che proprio io dovessi esser nato per riconneterlo.

Suvvìa rientriamo insieme.

(W. Shakespeare, Amleto)

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