Da http://giulianolazzari.myblog.it
SPETTRO: Giurate
AMLETO: Ah, ah, ragazzo: sei proprio tu a dir questo?
sei lì, moneta sonante? Suvvìa avete sentito quel buon diavolo in cantina?
Vogliate giurare.
ORAZIO: Proponete la formula del giuramento, mio signore.
AMLETO: – Non parlar mai di quel che avete veduto.
Giurate per la mia spada.
SPETTRO: Giurate.
AMLETO: Hic et ubique? e allora cambieremo di posto.
Venite qui, signori, e ponete nuovamente le mani sulla mia spada:- Non parlar
mai di quel che avete udito.
Giurate per la mia spada.
SPETTRO: Giurate.
AMLETO: Ben detto, vecchia talpa. Come fai a lavorare sottoterra così svelto?
sei un molto degno minatore. Spostiamoci di nuovo, buoni amici.
ORAZIO: Per il giorno e per la notte, questo è davvero molto strano.
AMLETO: E quindi, come a straniero, dategli il benvenuto.
Ci sono più cose in cielo e in terra. Orazio, di quante non se ne sognino nei
nostri sistemi filosofici. Ma venite qui: e la grazia v’aiuti come dianzi.
Per quanto io mi comporti in modo strano e bizzarro, se, come può accadere,
crederò opportuno d’assumere un umor fantastico, e sia sorpreso da voi in
tali occasioni, non dovete mai, o con le braccia conserte in questo modo, o
tentennando il capo in quest’altro, o pronunciando una frase ambigua come:
– Già, lo sappiamo, o anche: – Se volessimo, potremmo…
o anche: – Se avessimo voglia di parlare…., o ancora: – Ce ne son pure alcuni che…,
o con altre espressioni sibilline come queste, non dovrete mai, dico, far capire
che sapete qualcosa di me.
Questo dovete giurare di non farlo mai.
E così la grazia e la misericordia di Dio v’assistano nel momento del bisogno.
Giurate.
SPETTRO: Giurate.
AMLETO: Pace, pace, o spirito turbato!
E così signori, con tutto il mio affetto, protesto la mia devozione per voi.
E tutto quel che può fare un pov’uomo come Amleto per esprimere l’affetto e
l’amicizia che vi porta, con l’aiuto di Dio, non vi verrà mai a mancare.
Rientriamo insieme: e tenete sempre le dita sulle labbra, ve ne prego.
Il tempo è fuori di sesto.
O qual dannata sorte, che proprio io dovessi esser nato per riconneterlo.
Suvvìa rientriamo insieme.
(W. Shakespeare, Amleto)