UN GABBIANO 3

Da  http://giulianolazzari.myblog.it

      http://pietroautier.myblog.it

– …affinché mediti e impari che l’incosciente temerarietà non può dare

alcun frutto.

Tutto ci è ignoto, e tutto della vita è imperscrutabile, tranne che siamo

al mondo per mangiare, e campare il più a lungo possibile.

Nessun gabbiano, mai, si leva a protestare contro le delibere del Consiglio,

ma la voce di Jonathan si levò.

– Incoscienza?

– Condotta irresponsabile?

Fratelli miei! gridò.

– Ma chi ha la coscienza d’un gabbiano che cerca di dare un significato,

uno scopo più alto all’esistenza?

Per mill’anni ci siamo arrabattati per un tozzo di pane e una sardella,

ma ora abbiamo una ragione, una vera ragione di vita….insegnare, scoprire

cose nuove, essere liberi!

Datemi solo il tempo di spiegarvi quello che oggi ho scoperto….

Ma lo stormo pareva di sasso, tant’era impassibile.

– Non abbiamo più nulla in comune, noi e te, intonarono in coro i gabbiani,

e, con fare solenne, sordi alle sue proteste, gli voltarono tutti la schiena.

E il gabbiano Jonathan visse il resto dei suoi giorni esule e solo.

Volò oltre le Scogliere Remote, ben oltre.

Il suo maggior dolore non era la solitutide, era che gli altri gabbiani si 

rifiutassero di credere e aspirare alla gloria del volo. 

Si rifiutarono di aprire gli occhi per vedere.

Ogni giorno, lui insegnava nuove cose.

Insegnò che, venendo giù in picchiata a tutta birra, puoi infilarti sott’acqua

e acchiappare pesci più prelibati, quelli che nuotano in branchi tre metri 

sotto la superficie contrari ad ogni logica della natura, neppure sembrano pesci.

Non aveva più bisogno di battelli da pesca e di pane raffermo, lui, per 

sopravvivere.

Insegnò a dormire sospeso a mezz’aria, dopo aver stabilito alla sera la 

sua rotta, nel letto della corrente d’un vento fuoricosta, e coprire così un 

centinaio di miglia dal tramonto all’alba. 

Con uguale padronanza ora volava attraverso fitti banchi di nebbia sull’oceano,

o sennò si portava al di sopra di essi, dove il cielo era limpido e il sole abbagliava

….mentre gli altri gabbiani, con quel tempo, se ne stanno appollaiati in terraferma, 

mugugnando per la pioggia e la foschia.

Insegnò a sfruttare i venti d’alta quota, e portarsi nell’entroterra, per un bel 

tratto, e far pranzo con ‘insetti’ e ‘vermi’ saporiti.

Quel che aveva sperato per lo Stormo, se lo godeva adesso fra il loro chiacchiericcio.

Egli insegnò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare.

Scoprì ch’erano la noia e la paura e la rabbia a render così breve la vita 

d’un gabbiano. 

Ma con l’animo sgombro da esse, lui, per lui, visse contento, e visse molto a lungo.

( R. Bach, Il gabbiano Jonathan Livingston )

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