BREVE PARENTESI ‘ANALITICA’

Da  http://giulianolazzari.myblog.it

      http://pietroautier.myblog.it

FAUST (nel palazzo) : Quattro ne ho viste venire, soltanto tre andarsene.

Il senso del loro discorso non l’ho potuto intendere.

Suonava come fosse: distretta.

Seguiva una parola tetra: morte.

Suonava vuota, come di spettro, sorda.

Verso un libero spazio io non ancora

mi sono aperto il passo. Potessi

dal mio cammino la magia rimuovere,

le formule fatate dimenticarle al tutto

e come uomo soltanto starti a fronte, Natura,

essere umana creatura allora varrebbe la pena.

Lo ero una volta, prima di cercare nelle tenebre

e bestemmiando maledire il mondo e me.

E’ ora così densa di quei fantasmi, l’aria,

che nessuno sa più come evitarli.

Se un giorno mai di limpida ragione ci sorride,

la notte nella trama dei suoi sogni ci chiude.

Si torna allegri dai campi di verde nuovo.

Un uccello gracchia. Che gracchia? Sciagura.

Presi mattina e sera nelle reti della superstizione:

segni, apparizioni, ammonimenti…

E, spauriti, si rimane soli.

La porta cigola e nessuno viene avanti.

DI  SOPRASSALTO

LA CURA: La domanda vuole un sì.

FAUST: E tu, chi sei tu allora?

LA CURA: Ci sono, ecco.

FAUST: Va’ via di qui!

LA CURA: Sono dove ho da essere.

FAUST: (dapprima furioso, poi più calmo fra sé) Stà in guardia. Niente formule 

magiche.

LA CURA: Se neanche un orecchio mi udisse 

pure sarebbe nel cuore il mio rombo.

Sotto parvenza mutevole

la mia potenza è feroce.

Sui sentieri, sulle onde

eterna compagna angosciosa,

mai la cerchi, sempre la trovi,

e lusingata e maledetta…

La Cura l’hai mai conosciuta?

FAUST: Non ho fatto che correre, io, attraverso il mondo.

Ogni piacere l’ho afferrato a volo.

Non mi bastava? E se ne andasse!

Non l’ottenevo? E si perdesse!

Ho avuto solo desideri e solo

desideri saziati

e nuove voglie; e di forza, così

ho attraversato d’impeto la vita. Alta e potente

dapprima; ora va savia, ora va attenta.

La conosco abbastanza, questa terra.

Sull’al di là ci è impedita la vista.

Pazzo chi volge lo sguardo scrutando lassù

e sopra le nuvole finge suoi simili!

L’uomo si tenga saldo qui e si guardi intorno:

non è muto questo mondo a chi sa e opera.

Che bisogno di vagare per l’eterno!

Quel che egli intende si lascia afferrare.

Così cammini l’uomo quanto è lungo il suo giorno.

Tiri per la sua strada, se fantasmi spaventano.

Andando avanti avrà gioia e tormento,

lui che nessun attimo appaga!

(Goethe, Faust)

ytgskol.jpg

 

 

…SILENZIO PARLA IL PAVONE

Da  http://giulianolazzari.myblog.it

      http://pietroautier.myblog.it

Nel tardo Miocene vi erano innumerevoli specie di scimmie antropomorfe in Africa.

Perché di punto in bianco una di esse cominciò rapidamente a evolvere in una 

direzione molto diversa da quella delle altre antropomorfe e, anzi, di tutti gli

altri mammiferi?

Che cosa indusse quella particolare specie a imboccare una nuova, singolare 

direzione evolutiva che la portò in breve tempo a diventare bipede, poi intelligente

e infine glabra?

Quando l’evoluzione prende in maniera rapida e apparentemente arbitraria una 

direzione strana, secondo me il motivo è sempre lo stesso: la selezione sessuale.

Ed è a questo punto che dobbiamo ascoltare il pavone.

Perché il pavone ha una coda al cui confronto il resto del corpo scompare?

Una coda che tremola e sfavilla al sole, con penne che culminano nella magnificenza

di splendidi ‘occhi’ verdi e viola?

Semplice: generazioni di pavonesse hanno scelto pavoni che sfoggiavano gli 

equivalenti ancestrali di questi appariscenti ‘cartelloni pubblicitari’.

Secondo una particolare versione della teoria, la scelta del compagno (in questo caso

fatta dalle femmine) è dettata dall’arbitrio e dal capriccio, per esempio, alla 

scelta del cibo o dell’habitat. Ma allora viene naturale chiedersi il perché di 

questo arbitrio?

Il concetto fondamentale è che l’aspetto del maschio e il gusto della femmina 

si evolvono insieme in una sorta di relazione a catena esplosiva. 

Innovazioni nel comune gusto femminile di una specie e corrispondenti mutamenti

d’aspetto del maschio si potenziano a vicenda, in un processo travolgente che

li lega in maniera indissolubile e li trascina in una determinata direzione. Non c’è 

nessuna ragione precisa perché sia scelta quella particolare direzione: semplicemente,

è la direzione che ha preso fin dall’inizio la tendenza evolutiva. Le antenate delle 

pavonesse cominciarono a prediligere un ventaglio più grande e questo bastò a

innescare il meccanismo esplosivo della selezione sessuale. Il meccanismo scattò e,

in un tempo brevissimo rispetto ai parametri evolutivi, i pavoni sfoggiarono

ventagli sempre più grandi e iridescenti di cui le femmine erano assolutamente

entusiaste.

L’importanza per il nostro discorso, è che, secondo una valida teoria matematica,

la selezione sessuale ha indotto l’evoluzione a prendere direzioni arbitrarie e a 

spingersi verso eccessi non utilitari. 

Le selezione sessuale, e la sua capacità di indirizzare l’evoluzionein direzioni arbitrarie

non UTILITARIE, è il primo ingrediente della mia teoria dell’evoluzione della 

stazione retta. 

Il secondo ingrediente è la tendenza all’imitazione. 

In alcune lingue, come l’inglese ‘to ape’ o l’italiano ‘scimmiottare’, esistono verbi che

significano ‘imitare, come fanno le scimmie’, anche se non sono così sicuro che 

dipingano un’effettiva realtà. Tra tutte le scimmie antropomorfe, gli uomini sono

i più dediti all’imitazione, ma anche gli scimpanzè copiano e non c’è motivo di 

pensare che le Australopitecine non lo facessero. Il terzo ingrediente è la diffusa

abitudine che hanno le scimmie antropomorfe di alzarsi per brevi periodi sulle zampe

posteriori, per esempio per le esibizioni di sessualità e aggressività. 

Considerati tutti questi elementi, formulo la seguente ipotesi sull’origine della 

stazione eretta umana. Come altre scimmie antropomorfe, i nostri progenitori, 

quando non stavano sugli alberi, erano quadrupedi, ma ogni tanto, come fanno 

tutte le scimmie antropomorfe e non antropomorfe moderne, si alzavano sulle

zampe posteriori per fare una specie di danza della pioggia, cogliere frutti dai 

rami, spostarsi da una posizione accovacciata all’altra, guadare fiumi.

Si instaurò così la moda di camminare eretti, e si instaurò con la tipica fretta

e capricciosità delle mode. 

L’ultima fase del ragionamento segue la teoria della selezione sessuale.

Le femmine che scelgono secondo un gusto conforme a quello della maggioranza

tendono ad avere figli che, grazie alla scelta del compagno fatta dalle madri,

ereditano la capacità di camminare eretti. 

Veniamo adesso all’altro grande progresso nell’evoluzione umana, l’aumento delle

dimensioni del cervello.

Una femmina che voglia leggere in maniera soddisfacente e completa la qualità

dei geni di un maschio farà bene a concentrarsi sul suo cervello.

Siccome non può analizzare concretamente il cervello, dovrà guardare le sue opere.

E, se è vera la teoria secondo la quale i maschi facilitano il compito delle femmine

pubblicizzando le proprie qualità, i maschi con cui ha a che fare quella particolare

femmina non nasconderanno la fiaccola delle loro facoltà mentali sotto il moggio,

ma la metteranno bene in vista. Dunque danzeranno, canteranno, diranno cose

dolci, racconteranno barzellette, comporranno canzoni e poesie, suoneranno le une

e reciteranno le altre, pittureranno pareti di caverne o affrescheranno soffitti di 

cappelle……

Secondo questa teoria, la mente umana è una coda di pavone mentale, e il cervello

si espande sotto l’influenza della stessa selezione sessuale che portò al potenziamento

della coda del pavone.

(e una miriade di altre considerazioni posso formulare…., Giuliano)

(R. Dawkins, Il racconto dell’antenato)

pavone.jpg