Da http://giulianolazzari.myblog.it
LA CURA: Quando ho qualcuno in mio potere
il mondo gli diventa inutile.
Su lui cala buio eterno,
sole non si alza né tramonta.
Ha perfetti i sensi esterni
ma tenebre intime lo abitano;
e di lui i tesori non sa
come prendere possesso.
Fortuna e sfortuna divengono
fantasie per lui, lo rode
nell’abbondanza l’inedia
e, sia delizia sia tormento
qualunque cosa rimanda a domani,
sempre è in attesa del futuro
e mai gli riesce di concludere.
FAUST: Basta! Tu così non mi prendi.
Certe sciocchezze non voglio ascoltarle.
Fuori! Questa mediocre litania
potrebbe incantare anche l’uomo più saggio.
LA CURA: Ha da andare? Ha da venire?
Il potere di decidere gli è tolto.
A metà d’una via sgombra
vacilla, a passi incerti esita,
si perde sempre più lontano,
vede sempre più storta ogni cosa;
peso e noia a sé e agli altri
può respirare eppure soffoca,
non soffoca eppure non vive,
non disperato e non rassegnato.
Una infrenabile agitazione,
tra rinunce penose e ostili obblighi,
tra libertà e oppressione,
tra sonni inquieti e cibi mal graditi,
così lo vincola al suo posto
e all’inferno lo prepara.
FAUST: Sciagurati spettri, con la specie umana
voi agite così mille volte.
Anche i giorni qualsiasi li mutate
in un laido groviglio di tormenti intricati.
Dai dèmoni è arduo liberarsi, lo so,
non si spezza il legame che lo spirito ha stretto;
ma il tuo potere, o Cura, insinuante e grande,
io non lo riconoscerò.
LA CURA: Provalo ora che da te rapida
maledicendoti mi separo.
Tutta la vita sono ciechi gli uomini:
e tu diventalo, Faust, alla fine!
(gli soffia sul viso)
FAUST (accecato): La notte sembra scendere su me sempre più fonda
ma brilla entro di me una luce chiara.
Quello che meditai mi affretto ad adempiere.
La voce di colui che comanda è la sola che conti.
Servi, su dai giacigli! Voi tutti!
Che in letizia si veda quello che ho osato imprendere.
Mano agli arnesi, in pugno vanghe e pale!
Il progetto dev’essere realizzato subito.
Ordini esatti, impegno veloce
avranno il compenso più splendido.
Basta, perchè sia compiuta l’impresa più grande,
per mille braccia una mente unica.
(Goethe, Faust)