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Una tera difficile: eruzione di un vulcano 15 aprile 2010
Il territorio islandese è quasi completamente formato da rocce vulcaniche, profondamente
rimodellate da fenomeni glaciali e agenti atmosferici. Vaste aree sono costituite da tavolati
di rocce basaltiche stratificate, originati dalla sovrapposizione di colate successive di lave
molto fluide, con la capacità di scorrere come fiumi e percorrere in questo modo grandi
distanze. In Islanda l’emissione di queste lave è legata principalmente ad un’attività eruttiva
di tipo non centrale (vulcani propriamente detti), ma fessurale.
Le fessure eruttive corrispondono alle zone attive della dorsale medioatlantica, che
attraversa l’isola in direzione NORD-SUD da Husavik al vulcano Askja, per poi dividersi
in due rami, orienali verso SUD e SUD-OVEST. In quest’area si trovano fessure eruttive
ad attività recente come Eldgja e Laki, a SUD-OVEST del Vatnajokull, e Ludentborgir
nella zona del lago Myvatn, tutte caratterizzate da l’accumulo di materiali vulcanici sciolti
attorno ai condotti eruttivi e allineati secondo fratture della superficie rocciosa lunghe
parecchi chilometri. Tali fratture sono dovute ai processi di estensione della crosta
terrestre che avvengono lungo la dorsale oceanica e ne hanno, infatti, la stessa orientazione.
Nelle zone dove l’estensione non è stata accompagnata da rilevanti fenomeni vulcanici
si sono formate ampie depressioni dal fondo piatto e dalle pareti a gradinate, dette
fosse tettoniche o graben, alcune delle quali sono attualmente accupate da laghi, come il
Pingvallavatn e il Porisvatn.
La sovraposizione di bancate di rocce basaltiche, spesso intercalate con sottili strati di
tufi prodotti in fasi più esplosive, è ben osservabile nelle zone vulcaniche più antiche, dove
i tavolati sono stati più profondamente erosi, come ad esempio lungo le ampie valli scavate
dai ghiacciai, molte delle quali terminano in spettacolari fiordi o sono occupati da laghi;
oppure anche nelle profonde gole incise dai corsi d’acqua, come quella del Jokulsà à
Fjollum, a est del lago Myvatn. I fiumi che scavano il loro letto in questi tavolati devono
spesso superare dislivelli di varie decine di metri fra due successive bancate, formando
imponenti cascate, quali quelle di Dettifoss e Hafragilsfoss, Godafoss e Svartifoss, nel
parco di Skaftafell. Spesso queste cascate mettono a nudo spettacolari strutture a colonne
esagonali della roccia basaltica, originatesi per contrazione durante il raffreddamento
successivo alla solidificazione della lava e orientate sempre perpendicolarmente rispetto
alla superficie originaria della colata.
I carattere superficiali delle colate sono facilmente osservabili sui vasti campi di lave
recenti, non ancora ricoperti da vegetazione. Lave molto fluide, che si raffreddano
mentre scorrono, sono all’origine di superfici rugose e ondulate, in forme che ricordano
delle corde arrotolate. Talvolta al di sotto della superficie già solidificata si costituisce
un tunnel entro il quale scorre la lava ancora fluida: al cessare del flusso restano grotte
e gallerie cave, come quelle notissime di Surtshellir e Stefanshellir, nei pressi del
Langjokull.
Lave meno fluide producono, invece, colate formate da blocchi già parzialmente
solidificati, che rotolano lentamente e si ammassano gli uni contro gli altri.
Sebbene le eruzioni fessurali siano le più comuni in Islanda, non mancano però eruzioni
provenienti da un unico condotto che danno luogo a edifici vulcanici di differenti
tipologie, a seconda delle modalità di eruzione.