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Il D.L.vo n. 22/97 stabilisce una vera e propria gerarchia con precise priorità, nelle forme di
gestione dei rifiuti. Pone, infatti, al primo posto il recupero ed il riutilizzo dei rifiuti come materiali
o prodotti; al secondo posto il recupero energetico ed in posizione residuale la discarica.
La riforma attribuisce quindi un peso rilevante, nella gestione dei rifiuti urbani, alla raccolta
differenziata, che rappresenta l’operazione preliminare, necessaria per realizzare un
recupero dei materiali e della frazione organica.
Per la raccolta differenziata sono fissati degli obiettivi minimi obbligatori con media dell’ambito
territoriale ottimale. Mentre la riforma stabilisce che le tariffe della raccolta differenziata
devono essere calcolate in modo da risultare inferiori a quelle applicate per lo smaltimento
dei rifiuti tal quali, stabilisce anche che negli ambiti territoriali ottimali dove non si
raggiungono gli obiettivi minimi della raccolta differenziata, sia aumentata la tassa
sui rifiuti che vanno in discarica.
La riforma prevede, inoltre, che il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di materia debbano
essere considerati preferibili rispetto al recupero energetico. Vi è peraltro da sottolineare
sul punto che a livello europeo il recupero di materiale e quello energetico sono posti
in realtà sullo stesso piano.
Questa scelta è valorizzata con una certa coerenza anche nel testo laddove si incoraggia
la raccolta differenziata al recupero di materia. E’ da segnalare un recente intervento del
Parlamento con la legge 23 marzo 2001, n. 93, che ha eliminato l’esplicito riferimento
nella definizione di raccolta differenziata alla finalità di recupero esclusivo di materia.
Tale modifica non è tuttavia sufficiente a modificare l’impianto della riforma: non è stata,
infatti, accompagnata da una revisione del testo ed in particolare della previsione della
priorità di recupero dei materiali della quantificazione del recupero degli imballaggi.
La priorità del recupero di materiale è essenziale per una ragione ambientale abbastanza
semplice: il riutilizzo del prodotto e il recupero della materia sono interventi di gestione
possibili con minori impatti ambientali e con minore consumo di risorse.
Avrebbe del resto poco senso fare una raccolta differenziata di materiali e poi inviarli
alla combustione.