Da http://giulianolazzari.myblog.it
LA GESTIONE DEI RIFIUTI:
Perché è così centrale la normativa sui rifiuti nell’ambito del diritto ambientale,
pur nella consapevolezza che parlare di rifiuti non riguarderebbe, in se, la
tematica dell’ ‘inquinamento’?
Infatti, ed a ben guardare, una corretta gestione dei rifiuti (concetto peraltro ignoto
nel mondo naturale-biologico) riguarderebbe tuttalpiù una sorta di gestione amministrativa
e controllata dei medesimi, con un sistema coordinato, gestito in prevalenza dagli enti
locali, di prelevamento, recupero o smaltimento dei medesimi.
Ma la realtà è purtroppo ben diversa e la centralità del tema deriva prevalentemente da
due motivi:
1) LA CATTIVA GESTIONE: solo per rimanere nel nostro Paese non possiamo non
rilevare come, a fronte di un continuo incremento quali quantitativo dei medesimi,
sia con riferimento a quelli urbani che a quelli speciali, sussistono ancora numerosi
e gravi fenomeni di inquinamento ambientale (di aria, suolo, acque) causato proprio
dalla cattiva gestione dei rifiuti (dall’abbandono indiscriminato, alle discariche abusive;
dai siti contaminati, alle emergenze ambientali), fino a giungere anche ai fenomeni
legati alla MACROCRIMINALITA’.
Si pensi solo che lo smaltimento abusivo dei medesimi rappresenta la terza forma di
‘guadagno’ per le associazioni mafiose, e che il ‘reato’ di cui all’art. 53bis del Divo
n. 22/97 ( ATTIVITA’ ORGANIZZATE PER IL TRAFFICO DI RIFIUTI) è tra i
pochissimidelitti previsti sul terreno ambientale.
2) LA CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI PASSA ATTRAVERSO la corretta gestione
delle risorse: di un sistema generalizzato e consumistico di sprechi di risorse, una politica
ed un sistema che privilegino il riutilizzo ed il recupero delle medesime (quando non sia
addirittura possibile la riduzione degli sprechi a monte) diviene evidentemente centrale
in tutto il contesto della normativa ambientale.
“La gestione dei rifiuti dovrebbe avere come obiettivo principale la riduzione del consumo
di risorse ed un loro utilizzo ecocoefficente.
Uno sviluppo sostenibile, durevole anche per le future generazioni e più equo per
l’intera popolazione mondiale, è possibile solo se si realizza una rivoluzione nell’
ecoefficenza: se si moltiplica la capacità di fare di più e meglio con meno, con minor
consumo di risorse e minore inquinamento.
Non possiamo continuare a far crescere i consumi di materiali e di energia, né la
produzione di rifiuti e di inquinamento: non abbiamo a disposizione un Pianeta
di scorta, rischiamo di compromettere le possibilità di sviluppo delle future
generazioni.
Non si può estendere l’attuale livello di consumi di materiali e di energie dei Paesi
più industrializzati alla gran parte della popolazione mondiale: l’uso delle risorse
o cambia o alimenterà gravi conflitti.
I sistemi economici e sociali che sapranno essere più ecoefficienti, che consumeranno
meno risorse ed inquineranno di meno, saranno anche più giusti ed economicamente
più forti e competitivi ” ( E. Ronchi).
Ecco perché la ‘rivoluzione copernicana’ operata dall’entrata in vigore nel 1997 del
cosiddetto ‘ Decreto-Ronchi’ sulla corretta gestione dei rifiuti (Divo 5 febbraio 1997,
n. 22) è così importante, tanto da far affermare a molti commentatori che siamo
dinnanzi alla ‘legge-faro’ del diritto ambientale.
Da quel momento ogni legge italiana in materia ambientale ha dovuto tener conto di
questa legge, recependo il principio fondamentale in essa riportato, cioè della
PREVENSIONE (art. 3: Le autorità competenti adottano, ciscuna nell’ambito delle
proprie attribuzioni, iniziative dirette a favorire, in via prioritaria, la prevenzione e
la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti): basti solo pensare alla
recente norma in materia di autorizzazioni ambientali integrate il quale impone ai
complessi produttivi la predisposizione di una dichiarazione annuale contenente
informazioni circa la identificazione del complesso aziendale e delle attività sorgenti
di emissioni che vi sono svolte, e le immissioni in aria ed acqua superiori a determinati
valori soglia. Il decreto prevede misure tese ad evitare, oppure, qualora non sia possibile,
ridurre le emissioni delle suddette attività nell’aria nell’acqua e nel suolo, comprese le
misure relative ai rifiuti, ‘per conseguire un livello elevato di protezione dell’ambiente nel
suo complesso’.