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Che sonno profondo questa notte nel cuore dei monti, sotto gli alberi e le stelle,
cullati dal solenne rimbombo delle cascate e dalle innumerevoli piccole voci
gentili che in dolce armonia mormorano parole di pace!
E’ la nostra prima vera giornata montana, calda, limpida, quieta.
Quanto sconfinata sembra, quanto serenamente selvaggia!
Faccio fatica a ricordare l’inizio.
Lungo il fiume, sui dossi, al suolo, nel cielo la primavera è all’opera con gioioso
entusiasmo, nuova vita, nuova bellezza che si dispiega e si libera in gloriosa
esuberante prodigalità: nuovi uccelli nei nidi, nuove creature alate nell’aria, nuove
foglie, nuovi fiori che s’aprono e brillano e gioiscono ovunque.
Gli alberi presso il campo sono fitti e forniscono ombra abbondante a felci e gigli,
mentre più in là i raggi del sole raggiungono il suolo quasi ovunque, destando erbe
e fiori in gloriosa schiera, alto bromo ondeggiante come bambù, stellate Composite,
Monardella e ancora Calocorthus, lupini, Gilia, viole, lieti figli, tutti della luce.
La giornata è molto calda.
L’acqua per il campo è fornita dal fiume, la prendiamo in una vasca rocciosa sotto un
pittoresco tratto di rapide, dove la corrente è assai mossa e vivace, senza tuttavia precipitare
in un polverio di spume.
La roccia qui è ardesia nera che emerge dal letto del torrente in masse tondeggianti levigate
dalla corrente, in contrasto con il grigio e il bianco dell’acqua che scivola e brilla e precipita
in falde di merletto, in un intrecciarsi e confluire di piccoli rivoli.
Cespi di falasco crescono sulle rocce affioranti con bell’effetto decorativo, le lunghe
foglie elastiche arcuate in ogni direzione, le punte delle più lunghe a sfiorare la corrente
che svaria tra i sassi in minuscoli rivi.
E fili d’acqua e righi d’erbe concorrono a render più bello il torrente.
Non è tutto, ché su alcuni isolotti rocciosi la sassifraga gogante, saldamente aggrappata
alla pietra, mette in mostra le sue larghe, rotonde foglie ombrelliformi, in vistosi
ciuffi isolati, oppure elevandosi sopra i cespi del falasco.
I fiori di questa specie sono purpurei e formano alti recemi glandolosi che sbocciano
prima dell’apparire delle foglie.
I carnosi rizomi aggrappandosi alla roccia nelle fessure e nei buchi consentono alla
pianta di resistere alle piene occasionali. Specie davvero notevole, usata dalla Natura
per ornare i tratti più belli di questi limpidi freschi torrenti.
Nei pressi del campo gli alberi intrecciano i rami di una sponda all’altra del torrente,
formando una fronzuta galleria dove filtra una morbida luce diffusa.
Il giovane fiume gorgheggia e scintilla come una creatura viva e felice.
(John Muir, La mia prima estate sulla Sierra)