Da http://giulianolazzari.myblog.it
Libertà: Esenzione dall’imperio dell’Autorità in una miserevole mezza
dozzina di casi tra gli infiniti esempi di costrizione.
Una condizione politica di cui ogni nazione crede di possedere il monopolio
virtuale.
Una delle più preziose proprietà dell’immaginazione.
Eguaglianza: In che cosa un cane può essere obbligato a un cane, e un cavallo a
un cavallo?
In niente.
Nessun animale dipende dal suo simile.
Ma l’uomo avendo ricevuto quel raggio della luce divina che si chiama ‘ragione’,
quale ne è il risultato?
Che egli è schiavo in quasi tutta la terra.
Se questa terra fosse ciò che sembrerebbe dover essere, vale a dire se l’uomo vi
trovasse ovunque sussistenza facile e sicura, e un clima adatto alla sua natura,
è chiaro che sarebbe stato impossibile a un uomo asservire un suo simile.
Fate che questo globo sia abbondantissimo di frutti salutari; che il clima che deve
contribuire alla nostra vita non sia tale da darci malattie e morte; che l’uomo non
abbia bisogno di altra casa e altro letto di quello che hanno i daini e i caprioli; e
vedrete che i Gengis-Kan e i Tamerlano non avranno altri servitori che qualche
loro figlio che sia così dabbene da aiutarli nella vecchiaia.
In uno stato come quello di natura, del quale godono tutti i quadrupedi, i rettili e
gli uccelli, l’uomo sarebbe felice quanto loro, dominio e servitù sarebbero una
chimera, una assurdità che non verrebbe in mente a nessuno: perché cercare dei
servitori, quando non si ha bisogno di nessun servizio?
Se poi venisse in mente a qualche individuo di naturale tirranico e di braccia robuste
di farsi uno schiavo, così per capriccio, del suo vicino meno forte di lui, la cosa
risulterebbe impossibile: l’oppresso sarebbe a cento leghe di distanza prima che
l’oppressore potesse prender le sue misure.
Tutti gli uomini sarebbero dunque necessariamente uguali, se fossero senza bisogni.
Son le miserie connaturate alla nostra specie, che obbligano un uomo ad obbedire
a un altro.
La vera disgrazia non è l’ineguaglianza, ma la dipendenza.
Non conta niente, che un uomo si faccia chiamare Sua Altezza, e l’altro Sua Santità:
quel che è duro è servire l’uno o l’altro.
una famiglia numerosa ha coltivato un bell’appezzamento: due piccole famiglie lì vicino
hanno campi ingrati e ribelli: finisce che le due famiglie povere si asserviranno alla
famiglia facoltosa, o si metteranno d’accordo per sopprimerla, la cosa è troppo naturale.
Ma può anche darsi che una delle due famiglie povere vada ad offrire le sue braccia a
quella ricca per aver del pane; e l’altra vada ad assalirla, restandone sconfitta.
La prima famiglia è l’origine dei famigli e braccinati; l’altra, degli schiavi.
E’ impossibile, nel nostro sciagurato globo, che gli uomini che vivono in società non
siano divisi in due classi: dei ricchi che comandano, dei poveri che servono; e queste
due si suddividono in cento altre, e ciascuna di queste cento ha le sue sfumature.
(1 A. Bierce, 2 Voltaire)