IL MUSCHIO GRIGIO ARDE

…Piegarsi sotto il peso delle ripetizioni, nella mancanza di

opportunità, trascinare il proprio destino : la maledizione della

loro razza.

Piccole creature umane nella vastità infinita.

Ma nonostante ancora capaci di farsi grandi, quando la dimensione

unica dei giorni allenta la sua stretta oppressiva; e l’uomo fugge 

in un altra dimensione e abbraccia la terra, si fa terra; e la terra si 

fa uomo, con le sue montagne impenetrabili e le sue selvagge distese

inviolate, i suoi ghiacciai e le sue sorgenti calde, le sue piane buie e

le sue vette infuocate che sfavillano nel vento, le sue gole in cui i 

fiumi ruggiscono precipitandosi tumultuosi, scavandosi un passaggio

tra le rocce, e intagliando sulle pareti di pietra immagini che l’uomo

affrancato in una razza di schiavi percepisce a tratti.

Sotto l’effetto di quella grazia, si dilata nella mente dell’uomo 

l’immagine della sua razza, pietrificata, riflessa dalla roccia in un 

mondo di giganti, di dei e di nani, che si apre all’impetuoso rombo

del fiume; combattimento vociante di pietra e acqua.

E da lì parte il ragazzo, divenuto poeta.

E vola sopra la sua terra sulle ali spuntate, tanto ampie da farlo

planare in ampi cerchi…

( Thor Vilhjàlmsson, Il muschio grigio arde, Iperborea )

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IL MUSCHIO GRIGIO ARDE

Da   http://giulianolazzari.myblog.it

       http://pietroautier.myblog.it

….Con gente che non aveva niente a che fare con gli astanti,

gente che cresceva e traeva forza dalla difficoltà di raggiungersi,

dagli ostacoli che li separava, dai lunghi cammini.

Il silenzio.

E la maschera che lotta e si erode, e quella terra con le sue

minacce e l’eternità congelata, un destino radicato nella sensibilità

e nel desiderio che ognuno ha ereditato da chi l’ha preceduto,

e si tramanda in diversa misura nell’ineluttabile solitudine, in

compagnia di fantasmi e mostri generati dalle tenebre, e di

benigne illusioni.

E con quella maschera avrebbero tutti dovuto tornare alla

polvere che reclama l’uomo, povero prestito senza valore,

restituito per intero, alla fine del tutto.

Alla fine di tutto, ognuno, ancora e ancora, all’infinito di coloro

ai quali è stato concesso di sostare sulla terra e raccoglierne

gli orpelli nelle tasche dell’anima.

Perché polvere sei, e polvere ritornerai.

( Thor Vilhjàlmsson, Il muscho grigio arde, Iperborea )

                                         

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IL MUSCHIO GRIGIO ARDE

Qui.

Era qui ?

Sì. E no.

Entrambi.

Forse era sotto una sorta di elmo, trasparente e intangibile, che lo

rendeva distante da ciò che gli era più vicino.

Un flusso di colori vividi, un fermento vitale di luci e ombre, un

mondo interiore che traeva la sua forza inebriante dalla violenza

indiscreta della folla compatta.

Vortici di suoni e silenzi che si confondevano con la musica si

riversavano su di lui, ineluttabili, e accrescevano insieme la sua

presenza e la sua assenza.

C’era qualcosa che si frapponeva tra lui e quanto accadeva intorno,

e che pure acuiva i suoi sensi ; ma la sua mente apparteneva a un 

altro tempo, a un’altra realtà.

Come se vi fossero due dimensioni di consapevolezza che si sovrappo

nevano senza interferire.

Una traeva forza dalle restrizioni, dai limiti, dalle mura che chiudevano

quel mondo, quell’istante effimero; l’altra innalzava la propria calma e 

le sue sensazioni e la sua mente, proprio in quanto tutto lì vi si opponeva.

Nello stesso momento si trovava in un’altra realtà, in un altro paese del

tutto diverso da quello, un paese dove erano in gioco forze primordiali.

Dove il tempo era talmente dilatato che la sua velocità svaniva.

( Thor Vilhjàlmsson, Il muschio grigio arde, Iperborea )

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