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…..Poi si rivolse a Odisseo, il distruttore della città : – Forestiero,
hai voglia di lavorare, se ti prendo al mio servizio, in qualche
lontano podere ?
– La paga ti sarà sufficiente.
Vuoi raccattare pruni e piantare alberi ?
Là ti darei da mangiare, in abbondanza : ti vestirei di panni, ti
fornirei calzari per i piedi.
Ma dopo che hai imparato – a mal fare -, non avrai certo voglia di
attendere a un lavoro, e preferisci mendicare curvo fra la gente e
nutrire così il tuo ventre insaziabile.
E a lui rispondeva il saggio Odisseo : – Eurimaco, oh, se noi due
si venisse a una gara, a chi lavora di più, nella stagione di primavera
quando le giornate sono lunghe, dentro un prato; e io avessi una falce
ben ricurva, e anche tu ne avessi una simile, per provarci in quel lavoro,
digiuni fino al buio, e ce ne fosse dell’erba !
O si avessero da guidare buoi, dei migliori, buoi lustri di pelo, grossi,
tutti e due sazi di fieno, di uguale età, portanti uguale peso, e di forza
non facile a crollare; e ci fosse un campo di quattro iugeri, e la zolla sotto
cedesse all’aratro : allora mi vedresti se so tagliare un solco dritto e
continuo.
E se anche suscitasse, il figlio di Crono, da qualche parte, una battaglia,
oggi stesso, e io avessi uno scudo e due lance e un elmo tutto di bronzo,
ben adatto alle tempie : allora mi vedresti nella mischia tra i primi
combattenti, e non parleresti così rinfaccciandomi il ventre.
( Omero, Odissea, libro XVIII )