PRIMA TERAPIA: LA MUSICA

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In un articolo pubblicato su ‘Civiltà Cattolica’ del 1960 padre Des Places esaminava

le valenze di ‘separazione’, ‘entusiasmo’, ‘scossa’, ‘stupore’, ‘delirio’ e ‘pazzia’ nell’

antica GRECIA e concludeva che in essa vi furono forti esperienze estatiche con

un retroterra molto simile in parte al mondo spirituale dell’Asia centrale e della

Siberia, e in parte all’India vedica.

Nuccio d’Anna riconosce in EPIMENIDE DI CRETA un tipico rappresentante di

estatico vagante greco, al quale si attribuivano una vita spirituale fatta di dure

ascesi, digiuni e l’uso di sostanze allucinogene come l’asfoledo e l’alimon;

questi elementi assieme ai caratteri di indovino, purificatore, consigliere politico

oltreché l’uso di tatuaggi richiamano ad una figura molto arcaica d’estatico la

cui tipologia è tipicamente sciamanica centroasiatica.

Per un aprofondimento dell’idea di uomo come microcosmo nelle culture

precristiane e sciamaniche non possiamo non rimandare all’opera del benedettino

C.K. Krasinski intitolata ‘Microcosmo e Macrocosmo nella storia delle religioni’.

L’autore, esperto di filosofia medica tibetana, scrive: “Il complesso rituale vedico

e brahmano dell’altare, la speculazione astrologica dell’antica Mesopotamia,

l’architettura dello stupa nel buddismo e gli edifici culturali chorten del lamaismo

tibetano, il monumentale sacrificio celeste degli imperatori cinesi, nonché quello

dei nomadi Na-Khi cinesi-tibetani, la primitiva tenda culturale degli sciamani

siberiani, l’adattamento cerimoniale degli indiani sioux, ma anche quello mosaico

delle dodici tribù ebree nel deserto, o i misteri della creazione degli indiani Algonchini:

sono tutte evidenti variazioni dell’unico e identico tema della ‘corrispondenza’ intrinseca

fra l’uomo inserito nel microcosmo dell’evento culturale e il ‘grande mondo’ che lo

circonda”.

E’ in quest’ottica che abbiamo considerato sia l’utilizzo della musica nelle sedute

sciamaniche, sia la lettura del folclore poetico e musicale dei popoli ugro-finnici

ed altaici, essendo la musica una scienza che si fonda anch’essa su leggi numeriche ed

analogiche.

CANTA    CANTA……

‘Canta, canta’, ripetete  voi,

supponendo  che  sia  una  cosa  semplice;

‘Parla, parla’,  ripetete  voi,

supponendo  che  sia  una  cosa  semplice….

se  bisogna  cantare,  si  canti,

mettendovi  il  proprio  cuore,

se  bisogna  parlare,  si  parli

con  tutto  il  proprio  spirito.

Cantare  senza  mettervi  il  proprio  cuore,

non  è  possibile!

Raccontare  senza  tutto  il  proprio  spirito,

non  è  possibile!

Di  che  potrebbe  bene

raccontarvi  la  storia?

Su  che  si  potrebbe  bene

cantare  una  canzone?

E’  di  altri  tempi

che  io  vi parlerò.

che  io  vi  canterò!

Le parole  delle  mie  storie,

le  arie  delle  mie  canzoni

quando  ero  piccolo

gli  anziani  le  cantavano

gli  anziani  le  hanno dette,

le  hanno  messe  in  un  sacco (di scorza di tiglio)

L’hanno  chiuso  con  una  ritorta

di  tiglio  solido,

hanno introdotto  il  sacco

proprio  nel  fondo  di  un  krez,

hanno  nascosto  il  krez,

nella  cavità  di  un  tiglio,

per  trovare  il  tiglio (e il mulino),

bisogna  sapere  la  strada;

per  conoscere  la  strada

bisogna  bere  una  buona  sorsata:

l’arak  mette  il  cuore d’umor  leggero.

(G. Bardini, Musica e Sciamanesimo in Eurasia)

…è di altri tempi che io vi parlerò…..

http://www.lascaux.culture.fr

http://www.culture.gouv.fr/culture/arcnat/chauvet/fr/index.html

http://www.lattara.culture.fr

paleolitico.jpg

UNA DIAGNOSI (seconda seduta)

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SECONDO QUESTI STUDIOSI, DUNQUE, GLI SCIAMANI ERANO PERSONE

DALLA MENTE ABERRATA…..

Come avviene spesso nell’ambito scientifico, un’opinione

consolidata non viene più messa in discussione; così

anche il rinomato neuropatologo S.N. Davidenkov,                         indiano2.jpg

nel 1947, parlava dello sciamanesimo come di un

‘culto dell’isteria’, ‘una nevrosi organizzata, che

assume una forma stabile e definitiva’.

La visione dello sciamano come individuo

mentalmente disturbato regnò nell’ambito

scientifico per quasi mezzo secolo, e anche

se studiosi come Shirokogorov, Kosokov e

Suslov non lo accettarono, le loro obiezioni

furono per lo più ignorate.                                                                   indiano3.jpg

In occidente, uno dei primi a rifiutare questa

tesi fu Chadwick nel 1936, ma le sue critiche

non portarono comunque alla crisi di tale

teoria. Solo negli ultimi venti o trent’anni si

è verificata una vera e propria svolta

interpretativa: l’assunto secondo il quale la

mente dello sciamano è caratterizzata da deviazioni                                indiano4.jpg

rispetto alla norma non viene più considerato

soddisfacente da molti studiosi.

Ciònonostante, l’idea dello sciamano come

individuo nevrastenico non è stata del tutto

abbondanata.

Qual’è l’ipotesi corretta?

Lo sciamano è sano di mente?                                                                      sciamano.jpg

E’ il momento di avere una risposta chiara

a questa domanda.

Non si tratta infatti di una figura peregrina nella

storia dell’umanità: ‘il servitore degli spiriti’ è una

persona che ha assunto una funzione molto

importante all’interno del proprio

orizzonte culturale                                   

La teoria che lo vede come un semplice malato                                           indiano6.jpg

di mente risulta dunque semplicistica e in

conflitto con tutta una serie di fatti che ci

accingiamo ad esaminare.

Per demolire la tesi dello sciamano come

individuo nevrastenico (in balia di nevrastenici

e non solo) …dovremo continuare altre

sedute….

(M.M. Balzer, il presente intervento è di N. Basilov,

I mondi degli sciamani)

…segnalo due blog interessanti

http://lawlib.lclark.edu/blog/native_america

http://turtletalk.wordpress.com

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GRECIA VIII SECOLO A.C.

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Omero: Odissea, 13,  102-112 :

” In capo al porto vi è un olivo dalle ampie foglie:

vicino è un antro amabile, oscuro,

sacro alle Ninfe chiamate Naiadi;

in esso sono crateri e anfore

di pietra; lì le api ripongono il miele.

E vi sono alti telai di pietra, dove le Ninfe

tessono manti purpurei, meraviglia a vedersi;

qui scorrono acque perenni; due porte vi sono,

una, volta a Borea, è la discesa per gli uomini,

l’altra, invece, che si volge a Noto, è per gli dèi

e non la varcano gli uomini, ma è il cammino degli immortali”.

……Gli antichi consacravano davvero opportunamente antri e caverne al cosmo

considerato nella sua totalità o nelle sue parti, poiché facevano della terra il

simbolo della materia di cui il cosmo è costituito (per questo motivo alcuni

identificavano terra e materia) e d’altra parte gli antri rappresentavano per loro

il cosmo che si forma dalla materia: essi infatti, per la maggior parte sono di

formazione spontanea e connaturali alla terra, circondati da un blocco uniforme

di roccia, che internamente è cava e all’esterno si perde nella infinita illimitatezza

della terra.

Il cosmo d’altra parte è di formazione spontanea ed è connaturale alla materia,

che gli antichi designavano enigmaticamente pietra e roccia per il fatto che appare

inerte e ostile alla forma, e la consideravano infinita per il suo essere amorfa.

Poiché la materia è fluida, priva in sé della forma che la modella e le conferisce

apparenza, gli antichi, come simboli delle qualità insite nel cosmo in virtù di

essa, accolsero l’acqua che sgorga e trasuda dagli antri la tenebrosità e, come dice

il poeta, l’oscurità.

A causa della materia, quindi, il cosmo è oscuro tenebroso, ma è bello e amabile

per l’intrecciarsi delle forme che lo adornano, per le quali è chiamato cosmo.

Pertanto è giusto dire che l’antro è amabile non appena vi si entra per il fatto che

esso partecipa della forma ma, per chi esamina le sue profondità e le penetra con

l’intelletto, è oscuro; quindi, ciò che è all’esterno e in superficie è amabile, ciò che

è all’interno e in profondità è oscuro.

Così anche i Persiani danno il nome di antro al luogo in cui durante i riti introducono

l’iniziato al mistero della discesa delle anime sulla terra e della loro risalita da qui.

Eubulo testimonia che fu Zoroastro il primo a consacrare a Mitra, padre e artefice

di tutte le cose, un antro naturale nei vicini monti della Persia, ricco  di fiori e fonti:

l’antro per lui recava l’immagine del cosmo di cui Mitra è demiurgo, e le cose situate

nell’antro a intervalli calcolati erano simboli degli elementi cosmici e delle regioni del

cielo.

(Porfirio, L’antro delle Ninfe, 5/6)

I testi completi delle citazioni in…..

http://www.readme.it/libri/1/1001020125.shtml

http://www.ccel.org/ccel/pearse/morefathers/files

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UNA DIAGNOSI (prima seduta)

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LO  SCIAMANO  E’ SANO  DI  MENTE?

Essere uno sciamano richiedeva una notevole forma fisica, così come numerose

abilità. Gli Eschimesi riconoscevano come sciamani solo persone in perfetta salute,

i Nanet si aspettavano da loro una fibra forte e tra i Saami, in tempi antichi, solo

una persona al massimo del vigore fisico e mentale poteva essere un ‘servitore

degli spiriti’. Ad esempio, un uomo sopra i cinquant’anni, specialmente se aveva

perso i denti, non avrebbe mai potuto ricoprire questo ruolo.

Ma gli sciamani, tuttavia, avevano in talune circostanze comportamenti estranei

a individui in perfetta salute; le loro esclamazioni e i movimenti incoerenti, la

bava alla bocca, lo sguardo vacuo e la totale perdita di conoscenza nel momento

topico del rituale hanno sempre colpito l’attenzione degli osservatori.

Nel diciannovesimo secolo a ciò si dava usualmente una spiegazione ovvia e

semplice: gli sciamani erano abili e smaliziati ciarlatani, che simulavano la

possessione da parte di ‘demoni’ per approfittare della credulità della tribù.

All’inizio del nostro secolo, tuttavia, prevalse un’opinione differente: i

‘servitori degli spiriti’ divennero persone dalla mente instabile, neuropatici.

Benché quest’idea fosse ancora inespressa in Mikhailovskii, nel 1905 N.

Kharuzin proponeva ‘di riconoscere che i veri sciamani sono soprattutto

persone neuropatiche, nei quali le deviazioni nervose si sono sviluppate

in una particolare direzione’.

V. B. Bogoraz sosteneva che, tra gli sciamani a lui noti, ‘molti erano praticamente

isterici e alcuni erano letteralmente mezzi matti’, per dichiarare nel 1910

che ‘lo sciamanesimo è una forma di religione creata da una selezione delle

persone mentalmente più instabili’.

G.V. Ksenofontov pubblicò nel 1929 ‘The Cult of Madness in Ural-Altaic Shamanism.

D.K. Zelenin scrisse, nel 1935, che un individuo sano non avrebbe neanche potuto

diventare uno sciamano; solo un neoropatico, che ‘gli spiriti continuamente invadono

poteva infatti curare chi soffriva di ‘possessione spiritica’ senza rischi per la

propria incolumità. Afferma Zelenin :” Lo sciamano è un neoropatico, costretto dal

clan ad assumere una peculiare funzione medica: assorbire personalmente i

demoni della malattia dai sofferenti della comunità”.

Teorie simili prevalevano anche tra gli studiosi dell’Europa occidentale.

Il danese Ohlmarks, per esempio, collegava lo sciamanesimo al durissimo clima

artico, che egli affermava produrre aberrazioni mentali adatte al suo sviluppo.

Troviamo comunque in Tokarev la concezione più chiara e concisa dello sciamano

neuropatico:” Tutti gli osservatori unanimamente riportano che ‘il servitore degli

spiriti’ è soprattutto un individuo nervoso, isterico, soggetto ad attacchi, occasionalmente

un epilettico. La stessa seduta sciamanica ha molte similitudini con un attacco di

isteria”.

Il carattere ereditario dello sciamanesimo portò, in parecchie popolazioni, alla credenza

che le speciali qualità mentali tipiche dello sciamano si trasmettessero dai genitori ai figli.

A.V. Anokhin scrisse, nel 1929, che tali individui ‘ricevono la predisposizione alla

vocazione sciamanica solamente dai loro antenati, attraverso un disturbo nervoso,

l’epilessia. Contro questa temuta e spesso fatale malattia, i nativi non hanno altro

rimedio che la seduta, che offre all’epilettico un certo sollievo dall’affezione.

Le osservazioni mostrano che, mentre esercita, lo sciamano non è malato’.

Dunque, secondo Anokhin, una persona diventa ‘servitore degli spiriti’ per

ragioni puramente psicologiche.

Dunque per concludere questa prima parte, secondo questi emeriti studiosi,

gli sciamani erano persone dalla mente aberrata, e questa ipotesi, mai del tutto

provata, si affermò trionfalmente passando da un’opera all’altra.

(M.M. Balzer, I mondi degli sciamani)

sito consigliato

http://www.iea.ras.ru

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NUOVI SCIAMANI

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orrore di altri mondi

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Il missionario della Chiesa d’Inghilterra, uno di quei missionari

vecchio stampo, che tornava dal nord dopo un periodo di vacan-

za in Gran Bretagna, fece una conferenza,

dopo cena, nella sala da pranzo del rompighiaccio.

Divenne furioso perché qualche buontempone                                  SanteeSioux.jpg

aveva messo in disordine le sue diapositive

sull’Artico inserendovi delle istantanee molto

disinibite di ragazze nude dell’Africa occidentale

di proporzioni incredibilmente grandi.

Ogni volta che una di queste prosperose ragazze

compariva, tra una diapositiva e l’altra delle rovine

di una chiesa dell’Inghilterra del sud e della sua abitazione

nell’Artico, scoppiava un pandemonio, che lasciava il missionario

nervoso, con la paura di proseguire e nello stesso tempo di inter-

rompere la proiezione delle sue diapositive e di ammettere così la

sconfitta.

Dopo che una mezza dozzina di diapositive era                                                 houston5.jpg

stata proiettata nell’ordine che egli aveva

accuratamente predisposto, tornò padrone

dei suoi nervi e disse:” Ecco qui la vecchia

e cara signora esquimese che si prende cura

per me della casa e della missione”.

Egli schiacciò il pulsante e, voilà un’altra di

quelle prosperose veneri comparve sullo

schermo.

Il missionario era livido e il chirurgo della nave                                                houston7.jpg

scoppiò a ridere così forte che il suo amico e

complice del delitto, il dentista, dovette dargli

una pacca sulla schiena.

La malinconica moglie del missionario non si

divertiva altrettanto!

Mi sarebbe difficile dire che io ammirassi la

maggior parte dei missionari conosciuti durante

il soggiorno nell’Artico, soprattutto perché essi

dimostravano così poca gentilezza e carità gli                              houston3.jpg

uni nei confronti degli altri, specialmente di

quelli di fede opposta.

Essi permettevano che le loro animosità

storiche si intromettessero nel loro rapporto

globale con una remota comunità di persone

che erano convinte di possedere già una

propria religione che per loro andava benissimo.

Alla fine, i diversi ordini missionari si combattereno

gli uni contro gli altri così disperatamente e senza                                                   houston4.jpg

esclusione di colpi per strapparsi i convertiti, che

tutto quello che riuscirono a ottenere fu di farsi

allontanare dall’Artico, aprendo quella vasta terra,

quasi completamente vergine, a un futuro incerto

portato da gruppi evangelici e di altre nuove religioni.

Questi, a loro volta, si gettarono sul territorio con le

loro chitarre e i cappelli da cowboy cercando di

acquisire una posizione di vantaggio l’uno a spese                                  houston6.jpg

dell’altro.

Gli Inuit dicono che in questo periodo lo sciamanesimo

è di nuovo in aumento.

Lo sciamanismo nato nell’Artico deve essere stato una

religione solida per aver resistito così a lungo nel tempo

con le proprie forze.

Si immagini una religione senza una gerarchia sacerdotale,

senza testi scritti, senza un capo della chiesa, senza raccolta

di offerte, senza chiesa!

Una religione che si basa su una sola persona, uomo o donna,                       houston9.jpg

che istruisce nella propria zona un adepto per volta.

Una religione che si prevede possa ricrearsi per mezzo di

questo noviziato e continuare a sopravvivere durante tutto

l’alternarsi delle generazioni e resistere e rimanere

significativa.

Lo sciamanismo è riuscito a sopravvivere fin dai tempi

del paleolitico, quando gli uomini primitivi hanno lasciato

i loro numerosi disegni sciamanistici nelle caverne della

francia centrale e della Spagna settentrionale.                                                   houston 2.jpg

Lo sciamanismo può e deve coesistere con il cristianesimo

nella mentalità degli Inuit.

Perché non dovrebbe?

Che razza di religione da poco sarebbe lo sciamanismo

se dopo 16000 anni di esistenza certa fosse stato

distrutto da una manciata di nuovi litigiosi missionari

che hanno cominciato a vagare nella vastità dell’Artico

meno di un secolo fa?

(J. Houston, Alla scoperta degli Inuit)




 

 

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PRISON BLUES

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Avresti dovuto essere sul fiume,

nel 1909,

La numero uno volava,

la numero due correva,

La numero tre gridava,

la numero quattro piangeva,

La numero cinque si trascinava,

la tiramolla moriva.

Perché non ti alzi, morto,

e non mi aiuti a scavare?

Il mio filare è pieno d’erbacce,

non riesco a camminare.

Hanno ucciso il mio compagno,

ora mi vogliono ammazzare.

Se ho l’occasione, amico,

cercherò di scappare.

(Alan Lomax, La terra del Blues)

radici….(in)

http://www.wirz.de/music/rootsfrm.htm

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LAMENTO CAMASINO

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Le mie nere montagne dove ero solito vagare,

sono state lasciate indietro.

(Nella terra dove io vagavo è cresciuta l’erba d’oro!).

Le mie nere montagne sono state lasciate indietro.

Le mie bianche cime sono state lasciate indietro.

Tutta la mia forza è stata lasciata indietro.

Del mio grande clan, solo io sono rimasto.

Della mia famiglia, io, solo e smarrito, sono rimasto.

I miei laghi in cui ero solito pescare, sono stati lasciati indietro.

Ora non li vedo!

I pali della mia tenda sono marci.

I miei vestiti fatti con corteccia di betulla sono tutti logori:

sono andati.

(Testi dello Sciamanesimo)

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I PROPRIETARI

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Già molto prima del 1789, infatti, la borghesia era la forza economica più potente

della nazione e alla base della sua prosperità e della sua potenza stavano proprio

la tratta degli schiavi e le colonie.

La tratta e la schiavitù furono dunque la base economica della Rivoluzione francese.

‘Triste ironia della storia umana’, commenta il Jaurès.

‘I patrimoni creati a Bordeaux o a Nantes, dal traffico negriero permisero alla borghesia

di inalberare il vessillo della libertà che tanto contribuì all’emancipazione dell’uomo’.

Il centro della tratta degli schiavi era Nantes.

Già nel 1666 salparono ben 108 navi per la costa della Guinea, imbarcando 37.430 schiavi,

per un totale di oltre 37 MILIONI di franchi in valore, offrendo alla borghesia cittadina

un guadagno netto tra il 15 e il 20% del capitale investito.

Nel 1700 Nantes inviava 50 vascelli ogni anno nelle Indie Occidentali, esportandovi carne

salata irlandese, pezze di lino per le famiglie e per gli indumenti degli schiavi, oltre al

macchinario per le raffinerie di zucchero.

Quasi tutte le attività industriali sviluppatesi in Francia nel corso del XVIII secolo ebbero

origine dai beni e dalle derrate destinate alla costa della Guinea o all’America.

Il capitale accumulato con la tratta degli schiavi ne fu il fertilizzante, poiché, anche se

la borghesia commerciava in altri beni, ogni attività dipendeva dal successo o dal

fallimento del traffico negriero.

Lungo il viaggio qualche nave imbarcava a Madera il vino per i coloni e a Capo Verde

la carne di testuggine essiccata per gli schiavi. Al ritorno importavano a Nantes i

prodotti grezzi delle colonie e da qui le navi olandesi avviavano la merce in Europa

settentrionale.

Dalla Rochelle e da Oberon 60 imbarcazioni trasportavano a Nantes il merluzzo per

il mercato dell’entroterra o per le colonie come alimento per gli schiavi.

Alcune navi di ritorno dalle Indie passavano dalla Spagna o dal Portogallo, per scambiare

i prodotti coloniali con quelli iberici.

Nell’anno 1758 fece per la prima volta la sua comparsa la manifattura della stoffa

indiana, ottenuta con la lavorazione del cotone grezzo proveniente dall’India e dalle

isole delle Indie Occidentali.

I piantatori e i piccoli imprenditori manifattirieri di Santo Domingo furono in grado

di mettere solide radici soltanto grazie ai capitali anticipati dalla borghesia mercantile

marittima.

Nel 1789 i mercanti della sola Nantes avevano già 50 MILIONI di franchi investiti

nelle Indie Occidentali.

Bordeaux aveva cominciato con l’industria vinicola che offriva ai suoi armatori ed

equipaggi un’ottima occasione di traffici in ogni angolo del mondo; poi venne il

cognac, diretto in ogni porto, ma soprattutto alle colonie. Verso la metà del XVIII

secolo c’erano ben 16 stabilimenti che raffinavano annualmente 10.000 tonnellate

di zucchero grezzo domenicano, impiegando quasi 4000 tonnellate di carbone.

Le manifatture locali fornivano alla città pentolame, stoviglie e bottiglie.

Le attività commerciali avevano carattere cosmopolita: a Bordeaux si trasferivano

fiamminghi, tedeschi, olandesi, irlandesi e inglesi, ammassando ricchezze e

contribuendo allo sviluppo generale.

Bordeaux trafficava con l’Olanda, con la Germania, col Portogallo, con Venezia

e con l’Irlanda, ma la fonte, origine e sostentamento di questa prospera attività

industriale e commerciale erano sempre la schiavitù e gli scambi con le colonie.

(C.L.R. James, I giacobini neri)

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IL MISSIONARIO

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orrore di altri mondi

da una migrazione all’altra

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Una volta, dopo che gli altri se ne furono andati, il missionario

le si sedette vicino sul banco e le prese una mano fra le sue.

Gli occhi della ragazza s’allargarono a quel contatto.

Ella non aveva mai conosciuto mani tanto larghe né tanto de-

boli, e soffici come quelle di un neonato: mani che evidentemen-

te non avevano mai impugnato una lancia né maneggiato una

frusta.

– Come ti chiami, figliola?,

Kohartok le domandò affettuosamente.

– Ivalù.

– E’ un bel nome: il nome della prima donna che Dio creò dalla

costola del primo uomo.

– Sì, e una ragazza è stata molto commossa nell’apprenderlo.

– Hai seguito tutte le lezioni attentamente quanto la prima,

figliola?

– Sì.

– Allora ti rendi conto che la tua bella anima continuerà a vive-

re eterna in un mondo migliore di questo, dopo che il tuo mise-

ro corpo sarà morto?

– Certamente: è una delle pochissime cose che sapevo già da

piccola.

– E sei disposta a farti salvare?

– Salvarmi da chi? Nessuno cerca di farmi male. Tutti sono

buoni con me.

– Salvarti da te stessa. E’ dentro di te che cova il vero pericolo.

– Che vuol dire, Kohartok? La stupidità di qualcuno non ha

limite.

– Dio ama i semplici, Ivalù. Ricordati: Beati i poveri di spirito,

perché di essi è il regno dei Cieli; beati i puri di cuore, perché

vedranno Dio.

– E credi che lo si vedrà una volta?

– Certamente, Ivalù, se confidi la tua anima a Lui. Sei disposta

a confidargliela?

– Le nostre anime non sono tutte in mano Sua?

– Certo che lo sono. Ma sei pronta a lasciarlo entrare nel tuo

cuore?

– Forse che egli non ha accesso dappertutto?

– Insomma, sei disposta o no,

esclamò Kohartok con un gesto d’impazienza,

– a riconciliarti con il tuo Creatore?

Ivalù arrossì e abbassò gli occhi.

– Perché?  Ci eravamo forse bisticciati?

(H. Ruesch, Paese dalle ombre lunghe)





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DA UNA MIGRAZIONE ALL’ALTRA

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– Ma noi dobbiamo sempre inseguire qualcuno:              Zamosc Jews .jpg

o i salmoni che risalgono la corrente per seminare

le uova, o la renna randagia che va a cercare o

la foglia.

Dice un nostro proverbio:

– Il viaggio è meglio del riposo.

E un altro insiste:

– L’acqua stagnante è fangosa.

– Per noi, il tempo non è denaro. Non lo misuriamo come voi altri,

che state attenti alle ore: ci regoliamo sulle stagioni; c’è il periodo

del buio, quello della luce, quello di mezzo.

Per due mesi è sempre giorno, per altri due è sempre notte.

– Gli antenati adoravano il sole, le rocce, i monti, c’era un dio dei

tuoni e uno che si occupava della fertilità, e uno che regolava i venti,

e una dea per le gestanti; i padri credevano che l’esistenza fosse

manovrata da potenze buone e cattive, da spiriti che penetravano

ovunque, e punivano o premiavano, a seconda del comportamento.

– Questi oscuri poteri venivano invocati perché soccorressero i pescatori

o i cacciatori; per far guarire un malato lo sciamano, lo stregone,

cadeva in estasi, forse con l’aiuto di qualche droga, e si metteva in

contatto con le forze del cielo, e battendo il suo tamburo, sul quale

erano dipinti barche, pesci, astri, strani uccelli, rivelava i segreti

dell’avvenire.

– Rispettavano l’orso, e ancora oggi abbiamo per lui riguardo e

considerazione; è il re della foresta, ha la stessa intelligenza di uno

di noi, e il vigore di nove uomini. C’è nella sua imponenza qualcosa

di magico e di poderoso; lo identificavano anche con la stella polare.

Gli usavano delle premure. Facevano in modo che, svegliatosi nella

tana, dopo il lungo letargo dell’inverno, con la voglia matta di riempirsi

la pancia di tuberi o di miele, si infilasse da solo nelle lance messe a

trabocchetto, e dopo l’uccisione, guai avvicinarsi per tre giorni, alla

moglie: nell’impresa se ne era andata la forza generatrice.

(Enzo Biagi, Scandinavia)

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