IL BACIO DEL CONTE: L’AGONIA (2)

I Puritani della Nuova Inghilterra                                                 indiano.jpg

diedero inizio al loro regno del

terrore con i massacri legati alla

conquista dei territori Pequot.

Pieterszoon de Vries ci ha

lasciato una memorabile

descrizione del modo in cui

agirono i mercenati olandesi,

per ordine di Willem Kieft

governatore della Nuova Olanda,

allo scopo di costringere con il terrore gli Indiani a pagare un tributo:

“Verso mezzanotte udii delle grida e corsi sui bastioni del forte, guardando in

direzione di Pavonia. Non vidi che il fuoco delle deflagrazioni e udii le urla degli

Indiani mentre venivano massacrati nel sonno. Quando si fece giorno, i soldati

tornarono al forte dopo aver massacrato e trucidato ottanta Indiani, convinti di

aver compiuto un gesto valoroso degno degli antichi Romani con l’uccisione di

così tanti nemici nel sonno. I piccoli erano stati strappati dal seno delle madri e

fatti a pezzi in presenza dei genitori; i brani dei cadaveri vennero gettati nel fuoco

o nell’acqua, mentre altri bambini, legati ad assicelle, vennero feriti, tormentati

con le lame, trafitti e infine miseramente massacrati, tanto da destare compassione

anche in un cuore di pietra. Alcuni di loro furono gettati nel fiume, ma quando i

padri e le madri cercarono di salvarli, i soldati non li lasciarono raggiungere la

riva, ma fecero annegare sia i genitori che i figli – i bambini avevano cinque o

sei anni e vi erano anche vecchi e anziani privi di forze. Molti indiani fuggirono

di fronte a questa tragedia e si nascosero tra i carici tutt’intorno al villaggio; al

mattino, però, uscirono per chiedere un tozzo di pane e avere il permesso di

riscaldarsi, ma anch’essi furono uccisi a sangue freddo e gettati nell’acqua.

Alcuni di loro attraversando il nostro territorio fuggirono verso l’interno,

chi con le mani, chi con le gambe mozzate, chi tenendo in mano le proprie

interiora; altri ancora avevano subito ferite e sfregi così orribili che peggio non

sarebbe stato possibile”.

E così proseguiva:” Non appena gli Indiani seppero che gli Olandesi avevano 

commesso tali atrocità, uccisero chiunque incontrassero nelle fattorie; ma non 

abbiamo udito di donne e bambini uccisi dagli Indiani”.

Le abitudini e le tecniche di guerra mutarono col passare dei decenni anche per

quanto riguardava la cattura degli scalpi, che, seppur probabilmente di origine

indiana, nel XVII secolo era ignorata a molte tribù.

Nella Nuova Inghilterra, per esempio questa consuetudine pare essersi affermata

solo perché si trattava di un pratico espediente per poter guadagnare i premi 

concessi dai coloni delle province per ogni testa catturata, senza per questo trascinarsi

dietro quanto di ingombrante era attaccato allo scalpo. 

Non solo gli Indiani, anche gli Inglesi catturavano le teste dei nemici come trofei e le 

mostravano in pubblico; la consuetudine di dare un premio per ogni testa catturata era

un’antica tradizione per gli Inglesi, particolarmente rilevante nel XIII e XIV secolo durante

le spedizioni in Irlanda.

Nel XVI secolo Sir Humphrey Gilbert aveva terrorizzato gli Irlandesi ordinando che 

“le teste di tutti coloro che fossero stati uccisi in gionata dovessero essere spiccate dal

tronco e portate presso il luogo dell’accampamento notturno, e lì dovessero essere 

appoggiate per terra, allineate su entrambi i lati del passaggio che portava alla sua 

tenda, cosicché nessuno potesse entrare da lui per qualsiasi motivo senza dover passare

attraverso questo sentiero di teste. Questo era uno stratagemma appositamente studiato

per terrorizzarli. E il popolo fu enormemente terrorizzato, quando vide le teste dei padri

e dei fratelli, dei figli dei parenti e degli amici, tutti morti”. 

Come gli Europei avevano insegnato agli Indiani molti aspetti solitamente attribuiti al 

mondo dei selvaggi di far guerra, così anche la loro intrusione nella società indiana creò

situazioni del tutto nuove, di fronte alle quali gli Indiani adattarono di loro iniziativa le

proprie risposte culturali.

Lo stato di continua e logorante conflittualità tipica del periodo coloniale giustificava

effettivamente l’accusa mossa agli Indiani da Kroeber, di essersi integrati a tal punto 

nella cultura dell’avversario da non essere più capaci a uscirne; ma non fu la cultura 

indiana precoloniale ad esserne drammaticamente colpita. Si trattava ormai di una cultura

in cui le cause e gli obiettivi bellici ispirati dagli Europei moltiplicavano a dismisura sia

i pretesti per combattere che le vittime delle guerre. 

Nel periodo coloniale si registrarono quattro tipi di conflitti: Europei contro Europei, 

Indiani contro Indiani, alleati indiani di una potenza contro alleati indiani dell’altra e,

più di rado, Europei contro Indiani.

In tutti i casi è assai chiara l’influenza delle ISTITUZIONI POLITICHE O ECONOMICHE

EUROPEE . 

Gran parte dei conflitti intertribali erano in realtà guerre FRA POTENZE EUROPEE in cui

gli Indiani RICOPRIVANO IL RUOLO INVOLONTARIO DI PEDINE DA SACRIFICARE

ALLA PRIMA OCCASIONE. 

I freni e i limiti ben precisi stabiliti dalle consuetudini tribali non avevano alcun potere

sugli Europei e alcune tribù dovettero rassegnarsi a una condizione di dipendenza o

‘ambidipendenza’ di vario genere nei confronti di certe colonie.

La costante pressione e le continue iniziative esercitate dagli Europei per scatenare nuovi

motivi di conflitto produssero un MACROSISTEMA CULTURALE in cui la BELLICOSITA’

tribale diventava veramente in determinate circostanze l’unica via per sopravvivere, pur 

rivelandosi catastrofica per l’intera cultura.

NON VI ERANO DIFFERENZE INTRINSECHE TRA INDIANI ED EUROPEI NELLA 

LORO PREDISPOSIZIONE ALLA GUERRA E NEL MODO DI CONDURLA.

LE UNICHE DIFFERENZE ERANO TECNOLOGICHE E POLITICHE.

(F. Jennings, L’nvasione dell’America)

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IL BACIO DEL CONTE: L’AGONIA (1)

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Le romantiche circostanze che                                         iujhnbkmlo.jpg

accompagnarono la caduta della

civiltà azteca colpirono a lungo la

fantasia degli Europei.

Certo, il caso di un’intera nazione

che si sottomette ad un manipolo di

disperati soldati spagnoli è un evento

drammatico che trova pochi RISCONTRI

NEI NOSTRI ANNALI.

Eppure, data la ferma tattica militare di                                                       98785645.jpg

Cortés, il collasso delle tribù azteche era

inevitabile. Le condizioni psicologiche

inerenti al loro tipo di cultura india non

potevano contrastare la tecnica di guerra

europea più di quanto fecero le varie

civiltà che, in ogni continente del globo,

divennero colonie dell’Europa.

Nella storia di tutti i popoli esistono età

in cui la volontà nazionale sembra disgregarsi                                                tgdfuhgjnbl.png

di fronte a fattori intangibili, per se stessi

insignificanti.

Gli studiosi di cose militari conoscono bene

queste sconfitte improvvise, che provano in

questo caso specifico, la codardia dei vincitori,

ma anche la feroce forza d’animo di coloro che

precedentemente sostennero senza cedere

successive disfatte.

La guerra degli Aztechi contro i Conquistatori

spagnoli è un esempio di tale paralisi del morale                                  98785674.jpg

nazionale seguita da una difesa condotta con il

coraggio tipico di chi si sente abbandonato dai

propri dèi.

La guerra azteca era altamente cerimoniale e

veniva combattuta con uno spirito assai diverso

dal calcolato realismo della lotta europea.

L’equipaggiamento ‘tecnico’ degli indi non

rispondeva alle esigenze d’una guerra condotta

secondo termini di ‘pratica’ militare europea.                                                  9867545.jpg 

La disparità fu la soluzione della disfatta. 

Seguì in rapida successione una serie di 

fenomeni, ciascuno con il suo presagio di

prossime calamità.

Per tutto l’anno si vide a MEZZANOTTE una 

colonna di fuoco; due templi andarono distrutti,

uno per un incendio improvviso, l’altro per un

fulmine non seguito dal tuono.

Apparve di giorno UNA COMETA ed improvvise                                       98786756.jpg

onde emersero nel lago di Texcoco.

Sesto segno fu una voce di donna che urlava:

” Figli miei, siamo perduti!”.

Comparvero mostri, che furono portati davanti

al capo e scomparvero appena egli li ebbe visti.

Questi episodi per quanto possano sembrarci

assurdi, debbono aver fatto un’impressione 

catastrofica sulla popolazione della Valle di

Messico.                                                                                                             klohglpo.JPG

Di conseguenza, la sensibilità popolare fu 

particolarmente ricettiva alle voci del SUD-

EST, che parlavano di MOSTRI A QUATTRO

ZAMPE CON CORPI UMANI USCENTI 

DAL DORSO. 

Gli stranieri per quanto possa SEMBRARE

PARADOSSALE erano esseri umani: infatti,

potevano essere feriti e uccisi.

Avevano armi nuove e strane, rumorose e

letali: infatti, i cannoni, i moschetti, le balestre

e le spade di acciaio erano sconosciuti agli 

Aztechi. 

La forza bellica faceva sentire il principio 

della sua politica.

(Natural Hstory 1937)

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IL CONTE DI MEZZANOTTE 2 (sul far del mattino…interni)

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Chi più lietamente di noi,                                             8976565t.jpg

in tutte le Quattro Nazioni,

accolse la ‘spada insanguinata’,

e chi più veloce di noi volò al

richiamo DEL RE (nostro signore

e benefattore), quando venne

vendicata la grande onta della

mia nazione, la vergogna di

Cassovia, allorché gli stendardi                                                             iujhgnbv.jpg

dei Valacchi e dei Magiari si

umiliarono alla Mezzaluna?

E chi è stato, se non un voivoda

della mia razza che varcò il 

Danubio e sconfisse i Turchi

sul loro stesso suolo?

Era Dracula!

E fu gran vergogna che il suo 

indegno fratello , egli caduto,

vendesse il suo popolo al Turco,                                                                     iujhnblkj.jpg

riducendolo all’onta della schiavitù! 

E non è stato forse quel primo Dracula

a ispirare quell’altro della sua razza che,

in età successiva, più e più volte guidò

le sue forze al di là del Grande Fiume,

in terra turchesca; e che, respinto, tornò

ancora, e ancora, sebbene gli toccasse

riparare quasi dal campo insanguinato

dove le sue truppe erano state massacrate,                                             iujhnblko.jpg

poiché sapeva che lui, e soltanto lui,

alla fine avrebbe trionfato?

Dicevano che pensasse unicamente a

se stesso.

Bah, che valgono dei contadini senza

un capo?

E che scopo avrebbe la guerra senza

un cervello e un cuore che la guidino?

(Bram Stoker, Dracula)

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