di andare all”Avanti!’ ma
non vi andai.
Seppi poi, della sua
lettera, che anche lui
aveva passeggiato per i
giardini; il luogo
più bello di tutta
Milano, malgrado
le aquile prigioniere.
Il giorno dopo ebbi un’altra
sua:
“Mia cara,
tralascio di scrivere un pesantissimo articolo su Marx e scrivo a te. Ore di mattina –
sabato. Ho ricevuto ieri sera la tua lettera, profumatissima. L’aspettavo. Non mi sono
ingannato. Tornavo dai giardini di Porta Venezia. Ero solo, stanco. Mi sono addormentato
su di una panchina. Come un vagabondo nato.
Rimetto ogni cosa al
domani.
Sono un contemplativo.
La prima volta che mi
arrestarono, si fu per
vagabondaggio.
Ti narrerò la mia vita
romantica.
A proposito: ho sfogliato
il tuo romanzo.
Ho letto qua e là.
Non posso….stroncarti.
Le tue descrizioni hanno una
fresca semplicità che mi piace.
Leggerò tutto.
A martedì sera, dunque, ma prima ti scriverò ancora.
Ti bacio con forte passione.
Tuo Benito”.
Come tutto ciò – ossia, la ‘forte passione’, – mi pareva strano, irreale, estraneo alla mia
vita! Ancora una volta comprendevo che la nostra volontà non vale nulla, non ha alcuna
importanza sugli avvenimenti della nostra vita. Inutile voler vincere quando si deve
perdere. Meglio era lasciar correre i giorni, come il destino voleva, e non fare un gesto,
non dire una parola per dominare gli eventi.
Resistenza passiva.
Non risposi: mi pareva inutile. E poi, non avevo niente da dirgli.
Mi scrisse lui:
“Lenedì mattina – ore 1
Mia cara,
tutto ieri, domenica, ho atteso un tuo biglietto. Non hai avuto tempo di scrivermi….
A domani.
Ti comunico che martedì non posso trovarmi all’appuntamento. C’è un’assemblea alla
quale non posso mancare, perché dovrò attaccare e difendermi. Nel numero odierno
della ‘Critica Sociale’ Turati mi muove un acerbissimo attacco, al quale risponderò forse.
Sabato e ieri sono state per me due giornate insignificanti. Oggi aspetto una tua.
Come stai? Che cosa hai fatto? Perché lasciarmi quarantotto ore senza tue notizie?
Ti scriverò più a lungo stasera. Adesso me ne vado. Ho la testa pesante come se nel
cranio ci fosse del piombo.
Ti bacio.
Tuo Benito”.
(Leda Rafanelli, Una donna e Mussolini)